sabato 4 maggio 2019
Genius
Era scontato che a un modesto romanziere come me il film GENIUS dovesse interessare: e così è stato. Il film del 2016, diretto da Michael Grandage e interpretato ottimamente da Colin Firth, Jude Law, Nicole Kidman e Laura Linney, è la biografia dello scrittore Thomas Wolfe, scoperto dall'editor Max Perkins. Non si capisce se il titolo sia riferito al romanzere di genio o al suo editor, che lo scopre e vive con lui un rapporto intenso, di amicizia profonda, quasi da padre a figlio. Thomas è scrittore geniale e incompreso, Max è editor appassionato del suo lavoro, giudica Thomas uno scrittore dalle enormi potenzialità e fa di tutto per aiutarlo a 'limare' il suo testo, a renderlo più leggibile. Thomas (così è nel film e nella realtà, siamo negli anni Trenta a New York) diventerà un narratore di successo, avrà vita breve: genio e sregolatezza, amore appassionato per una donna ma soprattutto per le sue storie.
Fra i vari passaggi che ho sentito parte della mia esperienza letteraria, uno in particolare. New York è nella povertà della crisi del '29, la gente muore di fame, Wolfe è all'apice del successo e si interroga: 'Il mio è un lavoro futile. Qui la gente muore di fame.' Ogni narratore prima o poi si chiede se non sta perdendo tempo. Poi Wolfe e Perkins si trovano davanti il panorama della New York di notte, con le luci dei grattacieli, e l'editor dice al romanziere: 'Immagino gli uomini delle caverne, la notte, al buio...ad un certo punto qualcuno racconta una storia e la paura del buio si allontana. No, quello che stai facendo non è futile...' Come dire: abbiamo tutti bisogno di una storia per scacciare la paura del buio, cioè la paura della morte.
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