ph carlozanzi
Grande festa ieri per i 200 anni della poesia di Giacomo Leopardi 'L'infinito'. In effetti è una bella poesia, mi ci ritrovo, del resto sono un tipo solitario come il sommo vate di Recanati. Io però preferisco 'Il passero solitario'. Conosco le terre dove Giacomo ha vissuto la giovinezza, il clima che lo ha ispirato, la foto che vedete è stata scattata qualche anno fa, in questa stagione, sui colli che vedono Recanati. Proprio qualche giorno fa pensavo a lui: è uno dei poeti più noti al mondo, molti lo leggono e si emozionano, la sua poesia è -come si dice con una certa enfasi- eterna, ma lui? Come può gioire di tutto ciò? Come può goderne? Se c'è un'altra vita magari ha la possibilità di trarne giovamento, ma se tutto finisce nel nulla? Quanta sofferenza ha accompagnato il suo breve passaggio? Quali amori avrebbe voluto avere e non ha avuto, nel solo momento certo di godimento, cioè la vita reale e non quella ipotizzata? Cosa se ne fa oggi di tutta questa fama?
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