lunedì 27 maggio 2019

Mario: 'Te sètt stremì'


Oggi mio papà Mario ha compiuto 93 anni. Mi piace questa foto, scattata nel maggio del 2018. Ha un solo difetto: sul gradino più alto del podio doveva stare mio padre, ma allora il festeggiato ero io, ultima gara come prof prima di andare in pensione. 
Più passano gli anni, più mio padre aumenta il numero dei fans e dei like, quando pubblico qualcosa di lui su fb. Ciò mi fa piacere, naturalmente. Invidio il fatto che ha più capelli di me e che è arrivato a 93 anni in ottima salute. Non lo invidio certo per la scelta professionale, obbligata, che poi ha accettato e condotto con impegno per tutta la vita. Ma lui avrebbe voluto fare altro, ad esempio il pilota di aerei. Non lo invidio certo per essere rimasto vedovo, e per aver visto morire un figlio, il peggio che possa capitare. Ma mio padre è molto apprezzato (credo) perché nonostante tutto ciò ha saputo reagire, mantenere il sorriso, continuare nelle sue abilità affabulatorie, cercare il più possibile la sua autonomia. Io sono caratterialmente molto diverso da lui, non so se sarei in grado di reagire alla sua vitale maniera. Sento di aver bisogno di coraggio. E allora ripenso alle sue frasi in dialetto, che ci regalava quando eravamo ragazzi per invitarci al coraggio e all'autonomia. 'Te sètt stremì' cioè 'Sei impaurito': voleva dirci che nella vita ci voleva coraggio. 'Te fett pu 'n quintàl' cioè 'Non fai più un quintale': come a dire che la nostra pavidità e tiepidezza non ci avrebbe condotti molto lontano. Infine 'Te ghè del ràngess' cioè 'Arràngiati', un invito nemmeno troppo garbato a non dover dipendere dai genitori.   

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