ph silvia d'ambrosio
Ripensando ai miei trent'anni di scrittura mi è capitato un articolo, che cita il parere dell'editore Bernard Grasset. Siamo nel 1929, ma mi pare attuale. Dice Bernard che bisogna distinguere fra i libri necessari, cioè quelli che andavano senz'altro scritti, che lasciano il segno, e "la mediocrità accettabile, la maggior parte della Repubblica delle Lettere...".
Iniziai con grande entusiasmo e profonda convinzione dei miei mezzi, tanto da non avere dubbi sulla mia appartenenza alla mediocrità accettabile, con qualche slancio addirittura verso il necessario. Tale esaltazione è indispensabile, altrimenti chi scriverebbe, sapendo che è già stato scritto tutto, in forma assai migliore della nostra? Trent'anni dopo -e per fortuna, perché l'esaltazione non può durare tutta la vita- davvero ho dei dubbi circa la mia appartenenza ad una mediocrità accettabile, meritevole di una seppur locale pubblicazione. Eppure un po' di quella burrasca soffia in me, se ancora desidero pubblicare qualcosa di mio.
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