giovedì 2 luglio 2015

Laudato si' - 3

                                                                                       ph carlozanzi


C) CONVERSIONE ECOLOGICA
[202] Molte cose devono riorientare la propria rotta, ma prima di tutto è l’umanità che ha bisogno di cambiare. Manca la coscienza di un’origine comune, di una mutua appartenenza e di un futuro condiviso da tutti. Questa consapevolezza di base permetterebbe lo sviluppo di nuove convinzioni, nuovi atteggiamenti e stili di vita. Emerge così una grande sfida culturale, spirituale e educativa che implicherà lunghi processi di rigenerazione. [217] La crisi ecologica è un appello a una profonda conversione interiore.<Ad alcuni cristiani> manca una conversioneecologica. Vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspetto secondario dell’esperienza cristiana. [219] Ai problemi sociali si risponde con reti comunitarie, non con la mera somma di beni individuali. La conversione ecologica è anche una conversione comunitaria.
[203] L’umanità postmoderna non ha trovato una nuova comprensione di se stessa che possa orientarla, e questa mancanza di identità si vive con angoscia. Abbiamo troppi mezzi per scarsi e rachitici fini.
[205] Non tutto è perduto, perché gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi, al di là di qualsiasi condizionamento psicologico e sociale che venga loro proposto. Sono capaci di guardare a se stessi con onestà, di far emergere il proprio disgusto e di intraprendere nuove strade verso la vera libertà. Non esistono sistemi che annullino completamente l’apertura al bene, alla verità e alla bellezza, né la capacità di reagire. Ad ogni persona di questo mondo chiedo di non dimenticare questa sua dignità che nessuno ha il diritto di toglierle. [208] È sempre possibile sviluppare una nuova capacità di uscire da se stessi verso l’altro. L’atteggiamento fondamentale di auto-trascendersi, infrangendo la coscienza isolata e l’autoreferenzialità, è la radice che rende possibile ogni cura degli altri e per l’ambiente. Quando siamo capaci di superare l’individualismo, si può effettivamente produrre uno stile di vita alternativo e diventa possibile un cambiamento rilevante nella società. [215] Prestare attenzione alla bellezza e amarla ci aiuta ad uscire dal pragmatismo utilitaristico. [206] Un cambiamento negli stili di vita potrebbe arrivare a esercitare una sana pressione su coloro che detengono il potere politico, economico e sociale.
[209] La coscienza della gravità della crisi culturale ed ecologica deve tradursi in nuove abitudini. Ci troviamo davanti ad una sfida educativa <per> [211] creare una “cittadinanza ecologica”. L’educazione ambientale è andata allargando i suoi obiettivi. All’inizio era molto centrata sull’informazione scientifica e sulla prevenzione dei rischi ambientali; ora tende ad includere una critica dei “miti” della modernità basati sulla ragione strumentale (individualismo, progresso indefinito, concorrenza, consumismo, mercato senza regole) e anche a recuperare i diversi livelli dell’equilibrio ecologico: quello interiore con se stessi, quello solidale con gli altri, quello naturale con tutti gli esseri viventi, quello spirituale con Dio.
[222] È importante accogliere un antico insegnamento, presente in diverse tradizioni religiose, e anche nella Bibbia. Si tratta della convinzione che “meno è di più”. Il costante cumulo di possibilità di consumare distrae il cuore e impedisce di apprezzare ogni cosa e ogni momento. Al contrario, rendersi presenti serenamentedavanti a ogni realtà, per quanto piccola possa essere, ci apre molte più possibilità di comprensione e di realizzazione personale. La spiritualità cristiana propone una crescita nella sobrietà e una capacità di godere con poco. È un ritorno alla semplicità che ci permette di fermarci a gustare le piccole cose, di ringraziare delle possibilità che offre la vita senza attaccarci a ciò che abbiamo né rattristarci per ciò che non possediamo. Questo richiede di evitare la dinamica del dominio e della mera accumulazione di piaceri.
[223] La sobrietà, vissuta con libertà e consapevolezza. Non è meno vita, non è bassa intensità, ma tutto il contrario. Si può avere bisogno di poco e vivere molto. La felicità richiede di saper limitare alcune necessità che ci stordiscono, restando così disponibili per le molteplici possibilità che offre la vita. [224] La scomparsa dell’umiltà, in un essere umano eccessivamente entusiasmato dalla possibilità di dominare tutto senza alcun limite, può solo finire col nuocere alla società e all’ambiente. Non è facile maturare questa sana umiltà e una felice sobrietà se escludiamo dalla nostra vita Dio e il nostro io ne occupa il posto. [225] Nessuna persona può maturare in una felice sobrietà se non è in pace con se stessa. La pace interiore delle persone, autenticamente vissuta, si riflette in uno stile di vita equilibrato unito a una capacità di stupore che conduce alla profondità della vita.
[141] <In conclusione,> diventa attuale la necessità impellente dell’umanesimo, che fa appello ai diversi saperi, anche quello economico, per una visione più integrale e integrante. [147] Per poter parlare di autentico sviluppo, occorrerà verificare che si produca un miglioramento integrale della qualità della vita umana. [212] Non bisogna pensare che questi sforzi non cambieranno il mondo. <Le buone pratiche> diffondono un bene che sempre produce frutti, perché provocano in seno a questa terra un bene che tende sempre a diffondersi, a volteinvisibilmente. Inoltre, l’esercizio di questi comportamenti ci restituisce il senso della nostra dignità, ci conduce a una maggiore profondità esistenziale, ci permette di sperimentare che vale la pena passare per questo mondo.


 sintesi curata da Valerio Crugnola

3-continua


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