C) CONVERSIONE ECOLOGICA
[202] Molte
cose devono riorientare la propria rotta, ma prima di tutto è l’umanità che ha
bisogno di cambiare. Manca la coscienza di un’origine comune, di una mutua
appartenenza e di un futuro condiviso da tutti. Questa consapevolezza di base
permetterebbe lo sviluppo di nuove convinzioni, nuovi atteggiamenti e stili di
vita. Emerge così una grande sfida culturale, spirituale e educativa che
implicherà lunghi processi di rigenerazione. [217] La crisi ecologica è un
appello a una profonda conversione interiore.<Ad alcuni cristiani> manca
una conversioneecologica. Vivere la
vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di
un’esistenza virtuosa, non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un
aspetto secondario dell’esperienza cristiana. [219] Ai problemi sociali si
risponde con reti comunitarie, non con la mera somma di beni individuali. La
conversione ecologica è anche una conversione comunitaria.
[203]
L’umanità postmoderna non ha trovato una nuova comprensione di se stessa che
possa orientarla, e questa mancanza di identità si vive con angoscia. Abbiamo
troppi mezzi per scarsi e rachitici fini.
[205]
Non tutto è perduto, perché gli esseri umani, capaci di degradarsi fino
all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e
rigenerarsi, al di là di qualsiasi condizionamento psicologico e sociale che
venga loro proposto. Sono capaci di guardare a se stessi con onestà, di far
emergere il proprio disgusto e di intraprendere nuove strade verso la vera
libertà. Non esistono sistemi che annullino completamente l’apertura al bene,
alla verità e alla bellezza, né la capacità di reagire. Ad ogni persona di
questo mondo chiedo di non dimenticare questa sua dignità che nessuno ha il
diritto di toglierle. [208] È sempre possibile sviluppare una nuova capacità di
uscire da se stessi verso l’altro. L’atteggiamento fondamentale di
auto-trascendersi, infrangendo la coscienza isolata e l’autoreferenzialità, è
la radice che rende possibile ogni cura degli altri e per l’ambiente. Quando
siamo capaci di superare l’individualismo, si può effettivamente produrre uno
stile di vita alternativo e diventa possibile un cambiamento rilevante nella
società. [215] Prestare attenzione alla bellezza e amarla ci aiuta ad uscire
dal pragmatismo utilitaristico. [206] Un cambiamento negli stili di vita
potrebbe arrivare a esercitare una sana pressione su coloro che detengono il
potere politico, economico e sociale.
[209] La
coscienza della gravità della crisi culturale ed ecologica deve tradursi in
nuove abitudini. Ci troviamo davanti ad una sfida educativa <per> [211] creare
una “cittadinanza ecologica”. L’educazione ambientale è andata allargando i
suoi obiettivi. All’inizio era molto centrata sull’informazione scientifica e
sulla prevenzione dei rischi ambientali; ora tende ad includere una critica dei
“miti” della modernità basati sulla ragione strumentale (individualismo,
progresso indefinito, concorrenza, consumismo, mercato senza regole) e anche a
recuperare i diversi livelli dell’equilibrio ecologico: quello interiore con se
stessi, quello solidale con gli altri, quello naturale con tutti gli esseri
viventi, quello spirituale con Dio.
[222] È
importante accogliere un antico insegnamento, presente in diverse tradizioni
religiose, e anche nella Bibbia. Si tratta della convinzione che “meno è di
più”. Il costante cumulo di possibilità di consumare distrae il cuore e
impedisce di apprezzare ogni cosa e ogni momento. Al contrario, rendersi
presenti serenamentedavanti a ogni realtà, per quanto piccola possa essere, ci
apre molte più possibilità di comprensione e di realizzazione personale. La
spiritualità cristiana propone una crescita nella sobrietà e una capacità di
godere con poco. È un ritorno alla semplicità che ci permette di fermarci a
gustare le piccole cose, di ringraziare delle possibilità che offre la vita
senza attaccarci a ciò che abbiamo né rattristarci per ciò che non possediamo.
Questo richiede di evitare la dinamica del dominio e della mera accumulazione
di piaceri.
[223] La
sobrietà, vissuta con libertà e consapevolezza. Non è meno vita, non è bassa
intensità, ma tutto il contrario. Si può avere bisogno di poco e vivere molto.
La felicità richiede di saper limitare alcune necessità che ci stordiscono,
restando così disponibili per le molteplici possibilità che offre la vita.
[224] La scomparsa dell’umiltà, in un essere umano eccessivamente entusiasmato
dalla possibilità di dominare tutto senza alcun limite, può solo finire col
nuocere alla società e all’ambiente. Non è facile maturare questa sana umiltà e
una felice sobrietà se escludiamo dalla nostra vita Dio e il nostro io ne
occupa il posto. [225] Nessuna persona può maturare in una felice sobrietà se
non è in pace con se stessa. La pace interiore delle persone, autenticamente vissuta,
si riflette in uno stile di vita equilibrato unito a una capacità di stupore
che conduce alla profondità della vita.
[141] <In
conclusione,> diventa attuale la necessità impellente dell’umanesimo, che fa
appello ai diversi saperi, anche quello economico, per una visione più
integrale e integrante. [147] Per poter parlare di autentico sviluppo,
occorrerà verificare che si produca un miglioramento integrale della qualità
della vita umana. [212] Non bisogna pensare che questi sforzi non cambieranno
il mondo. <Le buone pratiche> diffondono un bene che sempre produce
frutti, perché provocano in seno a questa terra un bene che tende sempre a
diffondersi, a volteinvisibilmente. Inoltre, l’esercizio di questi
comportamenti ci restituisce il senso della nostra dignità, ci conduce a una
maggiore profondità esistenziale, ci permette di sperimentare che vale la pena
passare per questo mondo.
sintesi curata da Valerio Crugnola
3-continua
Nessun commento:
Posta un commento