giovedì 2 luglio 2015

Mock story

                                                                                          ph carlozanzi

Come già scritto in un precedente post, domani inizierà il Summer Tour di Marco Zanzi, Ron Martin e Doug Rorrer, per il lancio del nuovo cd della Piedmont Brothers Band, 'Compasses and Maps'. Della PBB già ho scritto. Oggi presento Mock:  

Marco Zanzi è senza dubbio l’anima della Piedmont Brothers Band: trascinatore instancabile, pieno di idee, amante della perfezione, lontano anni luce dall’improvvisazione. Eppure la sua carriera di musicista è partita improvvisando: niente scuole, conservatori, diplomi e maestri a pagamento. Nato il 5 luglio del 1959 mangiando pane e musica (la mamma, Ines Ravasi, era pianista e docente di musica), ha cominciato a desiderare una chitarra già alle scuole medie, primi anni Settanta, ma la prima chitarra riuscì ad averla, dopo molta attesa, a metà degli anni Settanta, una chitarra usata, quella che Marco chiama ‘la bionda’, una chitarra acustica di Sandro Grisostolo, amico di suo fratello Guido. Lì Mock imparò a suonare, da autodidatta, copiando, improvvisando, sperimentando grazie al suo innato talento. Ma decisivo per lui è stato l’incontro con Stefano Dall’Ora, avvenuto in quegli anni nella piccola chiesa della Madonna di Caravaggio, in viale Ippodromo. Erano entrambi arrivati lì come responsabili della sezione musicale delle rispettive parrocchie, Biumo Inferiore per Mock, San Vittore per Stefano. Da Stefano Marco apprese nuovi accordi, altri segreti e altra dose di amore per la musica. Visti i progressi evidenti, suo fratello Guido lo inserì senza indugio in un complesso nato all’oratorio ‘Molina’ di Biumo Inferiore, dove suonavano Sandro Grisostolo, Antonio Borgato e Guido Zanzi. Il complesso si chiamava SAG e divenne SMAG.
Sempre alla metà degli anni Settanta è da far risalire l’amore di Marco per il banjo. Fu colpito dalla sua sonorità e, senza molto indagare, comprò un banjo a 4 code, non sapendo che quello era il banjo tipico del jazz. Ben presto arrivò anche il banjo americano a 5 corde, quello che ancora oggi accompagna il talentuoso musicista, considerato (e a ragione) uno fra i migliori suonatori di banjo dell’italico repertorio.
Negli SMAG venne ingaggiato anche Stefano Dall’Ora, che suonava chitarra e mandolino e stava per iniziare una brillante carriera come studente e poi come concertista di contrabbasso. Gli SMAG divennero Ruffelt Band e, successivamente, Steamboat Willie, privilegiando la musica country. Ma una svolta più professionale Marco la incontra qualche tempo dopo. Stefano Dall’Ora entra nella Signora Stracciona, un gruppo che girava l’Italia proponendo musica folk. Mock lascia gli Steamboat Willie e parte con la nuova band: concerti lungo tutto lo Stivale, compreso uno davanti a Giovanni Paolo II.
Il matrimonio e la nascita della prima figlia, Marta, nel 1985, segnano una pausa nella carriera musicale di Marco Zanzi. Vende gli strumenti e si dedica ad altro. Il digiuno dura solo qualche anno, perché la musica è nel DNA di Mock e torna a farsi sentire. Siamo agli inizi degli anni Novanta, tempo di computer. Le nuove tecnologie riavvicinano Marco alla musica: sperimenta, prova la musica elettronica, incide dischi con le figlie, riacquista una chitarra e un banjo. Con internet una nuova svolta: la sua passione per i Byrds lo invoglia a realizzare un sito sul gruppo, fioccano le visite, e grazie al sito nasce l’incontro con Ronald Martin detto Ron. Nasce, cioè, la Piedmont Brothers Band.




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