Domenica
scorsa, in occasione del pomeriggio dei poeti bosini, Giuliano Tognella ha
letto una breve poesia che merita di essere ricordata. Tognella da Velate è un
poeta dialettale davvero interessante. Modesto, schivo, non ama certo la ribalta,
architetto laureatosi a Venezia, docente, ha cominciato a scrivere poesie in
dialetto all’inizio del nuovo millennio, per familiarizzare con l’utilizzo del
nuovo personal computer. Secondo al concorso Poeta Bosino di qualche anno fa,
ha presentato la poesia così: “Questa breve lirica è mia solo in parte, perché
in realtà fa riferimento a ciò che diceva spesso monsignor Antonio Rimoldi, che
ho conosciuto.”
Che
diceva Monsignore? Lo scoprirete leggendo la poesia. Intanto ho saputo che
Monsignor Rimoldi (in foto, a Radio Missione Francescana), classe 1920, morto a
89 anni, da tutti ricordato come don Tonino, era un sacerdote saronnese che ha
vissuto il suo ministero sacerdotale soprattutto al seminario di Venegono
Inferiore. Uomo colto e arguto, ha lasciato in eredità anche questo paragone, a
mio avviso azzeccato. E bravo il nostro Giuliano, che ha saputo usare il
dialetto alla Speri della Chiesa Jemoli.
PREDICH
E PUESII
“I bei predich
memurabil,
(e i puesii in quasi
cumpàgn)
devan vèss cumè pa’ i
donn,
una soca o’n bel
pedagn:
cürt, in prìmis, e
propi arent
ai gir largh ca fa ra
vita,
e sian pront, infen,
par verd
ai secrètt d’un bel
mister.”
Al diseva unscì ‘n
Monsciur
e’l pareva un omm sincèr.
Giuliano
Tognella 30.01.2018
Prediche
e poesie
“Le
belle prediche memorabili,
(e
per le poesie è quasi lo stesso)
devono
essere come per le donne
una
gonna o un bel sottanino:
anzitutto
corte, e proprio vicino
ai
larghi giri che fa la vita,
ed
essere pronte, infine, ad aprirsi
ai
segreti di un bel mistero.”
Così
diceva un Monsignore,
e
pareva un uomo sincero.
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