martedì 27 ottobre 2020

Marco, 5 anni dopo - 25


 

Lunedì 13 luglio 2015

Caldo, insetti fastidiosi, musica sul palco, un lago piatto che sfiata afa e zanzare, sono triste, non vorrei trovarmi in questa situazione. Ti vedo. “Eccolo qua” mi dici, e ti avvicini.

“Come va?”

“Non bene, non la vedo bene. Pazienza.”

Sono a disagio: non ti vorrei malato, non mi vorrei così distante dalla tua malattia. Sono tuo fratello.  Ci sono degli strumenti da trasportare sotto il palco. Fra poco dovrai suonare, cantare.

“Ma ce la fai?”

“Ce la faccio.”

Ci avviamo verso il buio della sera. Il sole se ne è andato. Luci artificiali. Gente che spruzza Autan, che schiaccia, che dà pacche sulle braccia e sulle gambe, musica irlandese sul palco. Ci avviamo e tu mi metti il braccio intorno alle spalle. Lo stesso faccio con te.

“Eh… Carlo, Carlo…..”

Mi vuoi dire che hai paura, che non c’è speranza, che sai come andrà a finire. Non piango ma dentro soffro. Alla mia maniera. Vorrei strapparti quella gramigna.  Mi sento inadeguato.

“Bè, vado dalla mamma…non è bello?”

Come posso risponderti, fratello mio? Certe domande, certe considerazioni non possono avere una risposta sensata. Se ti dicessi: “Sì, sarà bello…” dovrei anzitutto crederlo, e poi è come se dicessi che in fondo che tu muoia non mi interessa più di tanto. Se ti dicessi: “Ma che cazzo stai dicendo?” non direi la verità sulla tua malattia, che è gravissima. E lo sappiamo io e te. Resto in silenzio, dico qualche parola astrusa.

“Così vediamo se è vero…..questo è il punto di domanda fondamentale, è l’interrogativo dell’esistenza..” e disegni un punto di domanda con la mano destra.

Ti aiuto a portare i leggii, che prendi dall’auto nuova.  Torniamo verso il palco. Cerco gente, che ti obbligherà a fare discorsi banali. Questi sono difficili da digerire. Mi trovano muto.

“La cosa è grave, lo dico a te, a chi mi è vicino..non lo dico certo a tutti, a quelli che non gliene frega niente..mi raccomando, cercate di non essere tristi..in fondo vado in un bel posto…”

Per fortuna siamo al palco. Ora suonano e cantano i Bluedust, bravo quel tipo al banjo, non come Mock ma bravo. E bravo anche il cantante,  e poi c’è Josh Villa, che fra poco canterà con Mock.

Ora si lavora soltanto. Strumenti da portare. Pesanti ma niente in confronto alle frasi di Marco. Ai suoi occhi.

La sua volontà, la sua forza, il suo coraggio, la sua pazienza infinita nonostante tutto quello che sta vivendo mi fanno sentire poco più di un tafano. Quanta strada devo ancora percorrere, anzitutto nell’accettazione di un corpo che cambia, che ti tradisce così duramente. Che non riconosci più. Quanta strada spetta a me, per raggiungerti…..

25-continua

 

 

2 commenti:

  1. Momenti difficilissimi, per chi sta vicino... li ho passati anch'io con la mia mamma... a più di trent'anni sono ancora vivi nella memoria... e fanno ancora male!
    Un abbraccio

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