Rieccoli, puntuali come ieri sera, alle 20.50, hanno il loro cassonetto da svuotare, via Vico 29, a 50 metri dal cancello di Villa Toeplitz, sono in cinque. Per fortuna c'era un solo sacchetto, che si sono divisi. Danni limitati.
I
cinghiali a Varese sono un problema, quindi è giusto informarsi, chiedere a chi
ne sa, cercare di capire. E’ ciò che ho fatto, visto che questi animali niente
affatto carini (ma intelligenti) all’imbrunire cenano tranquillamente sotto il
mio balcone.
Andiamo
con ordine. Negli anni Ottanta a Varese i cinghiali non c’erano, quindi non era
praticata la caccia al cinghiale. Si narra di un primo avvistamento di
cinghiale alla fine degli anni Ottanta, dalle parti di Cislago. Poi però sono
arrivati: come mai? Bisognerebbe chiederlo ai cacciatori, che hanno inaugurato
la caccia al cinghiale in provincia di Varese, favorendo la loro presenza. La cosa
però è sfuggita di mano, dato che i cinghiali amano la famiglia allargata. Nel ’96
si è rischiata la tragedia, perché la proliferazione incontrollata ed
abbondante ha indebolito la razza, è arrivata la peste suina che ha rischiato
di diffondersi anche negli allevamenti di maiali. Per fortuna l’opera della
Polizia provinciale (coadiuvata dai cacciatori abilitati) ha risolto il problema,
prima che la malattia si diffondesse nel sud della Lombardia, facendo strage di
maiali. La peste suina in verità eliminò un po’ di cinghiali, ma non tutti e la
razza tornò a rinforzarsi, a crescere e a moltiplicarsi. I due anni di pandemia
hanno peggiorato la situazione, riducendo la presenza dei cacciatori. Normalmente,
salvo deroghe, la caccia è aperta solo tre mesi l’anno, dal primo novembre al
trenta gennaio. Restano nove mesi nei quali i cinghiali si riproducono e fanno
danni in giro per la provincia. Teniamo presente che il cinghiale è un
onnivoro, quindi molto in alto nella catena alimentare, paragonabile alla
cornacchia e al gabbiano fra gli uccelli; è molto più intelligente ad esempio
dei graziosi e simpatici cervi e dei caprioli. Mangia di tutto e si riproduce
con grande abbondanza, anche cucciolate di 5 piccoli, due volte l’anno. I conti
sono presto fatti. Ma allora, a chi dobbiamo telefonare se cenano sotto le
nostre finestre o attraversano la via? Inutile disturbare il sindaco, i vigili
urbani, i pompieri… Teoricamente tutte le forze dell’ordine potrebbero
abbattere un cinghiale, ma in pratica chi lo fa sono la Polizia provinciale o
la Forestale. Per tradizione, a Varese se ne occupa la Polizia venatoria
provinciale, che può autorizzare i cosiddetti operatori faunistici, cioè
cacciatori abilitati. E perché non lo fa? Il problema è complesso. Intanto
bisogna dire che in luoghi abitati non si può sparare. Bisogna stare ad almeno
150 metri dalle abitazioni. Solo il Prefetto, responsabile dell’ordine
pubblico, può sollevare la Polizia provinciale da eventuali guai (denunce da
parte degli animalisti…) se ravvisa che i cinghiali possono mettere a
repentaglio la sicurezza dei cittadini. Quindi, al limite, bisognerebbe
scrivere al Prefetto. Si può cacciare nei campi e nei boschi, quando si
segnalano danni all’agricoltura, all’ambiente, alle cose, agli animali e alle
persone. E questo si fa. Si stabilisce un numero preciso di capi da abbattere,
zona per zona, il cacciatore abilitato si dà da fare. Ma non è così semplice. Intanto
bisogna dire che il 60% dei cacciatori varesini va dai 60 anni in su, cacciare
un cinghiale non è come prendersela con un piccione, una volta abbattuto
bisogna portarlo negli appositi centri veterinari, ci sono fatiche e costi. Un
cinghiale adulto mediamente pesa un quintale, e i piccoli non si dovrebbero
abbattere. Del resto non è pensabile che il problema venga risolto dalla Polizia
provinciale o dalla Forestale, i cacciatori sono essenziali per ristabilire un
equilibrio naturale, devono fare i lupi (il nemico del cinghiale è il lupo, ma
qui di lupi non ne abbiamo)…a differenza di ciò che si immagina, mettere in
tavola polenta e cinghiale preso col proprio fucile è una bella spesa. Il gioco
vale la candela? Non è più gratificante cacciare altro? La caccia non attira
più i giovani, che cacciano virtualmente solo sui videogames.
Consoliamoci,
con il primo novembre (anche se in questo 2021 si è aperta una finestra di caccia
anticipata) le doppiette aumenteranno il loro fuoco, e poi arrivano le
castagne, amate dagli odiati ungulati che si fermeranno nei boschi, tralasciando
i nostri cassonetti dell’umido. O almeno si spera.
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