Ora
sto semplicemente leggendo ciò che si legge in quarta di copertina, come se
entraste in libreria e prendeste fra le mani l’ultimo romanzo di Dino Azzalin, ‘La
salvezza nel diabolo’ (ES edizioni). Questo trovate, come sintesi della storia:
Alla vigilia del tentativo di colpo di stato in Turchia, dell’invasione
della Siria e delle nuove misure di repressione contro il popolo curdo, si
intrecciano le vicende tormentate di tre ragazzi in vacanza ad Antalya alla
ricerca dei propri genitori scomparsi nel nulla e la storia di una coppia che a
Istambul, a centinaia di chilometri di distanza, si ritrova dopo vent’anni dal
primo incontro. Protagonista senza volto ma emblema del racconto è il diabolo
che – a dispetto del nome e del significato ancestrale – sarà l’elemento
salvifico dell’intera vicenda. Una trottola che sembra simboleggiare il
destino, ma è anche il daimon che si impossessa della vita, e fornirà quasi
accidentalmente – in questo racconto in cui l’avventura si fonde con la
metafora e il mistero – l’indizio per la scoperta di un terribile e arcano
mistero.
Subito
sotto, ecco i dati biobibliografici dell’autore, nato a Pontelongo nel 1953,
molti libri pubblicati, in poesia e in prosa, un solo romanzo, prima di questo
secondo, e cioè ‘Una lunga giornata’, sempre per i tipi di ES edizioni.
Se
poi il libro non è costretto dalla protezione in cellophane e si può sfogliare,
trovereste alla fine i ringraziamenti dell’autore e la seguente precisazione: Questo
libro conclude la trilogia di Ars Amandi, iniziata nel 2016 con la
pubblicazione dei racconti ‘Nel segreto di lei – storie d’amore e di buio’,
proseguita nel 2019 con il mio primo romanzo, ‘Una lunga giornata’, per
chiudersi con il presente volume. Ogni riferimento…..
Ora
vi siete fatti un’idea. Per chi non conosce Azzalin, aggiungo che si reca
spesso in Africa, per avventura e volontariato, conosce quindi il sud del
mondo, povertà, sofferenze e gioie; dirò ancora che ha iniziato, molti anni fa,
come poeta, pubblicato da Crocetti, facendosi però presto affascinare anche
dalla prosa, prima utilizzata soprattutto nella forma diaristica, da reportage
(vedi ‘Diario d’Africa…), presto arricchita con la narrativa breve, infine con
il romanzo: tutti i generi, insomma.
Sino
ad ora sono stato neutro, e mi piacerebbe rimanerlo, lasciando al lettore (che
non è un fan di Azzalin, perché in tal caso comprerebbe a scatola chiusa) il
totale rischio dell’acquisto. Ma un parere dovrò pur darlo, visto che ho letto
il romanzo. Diciamo subito che va a gusti, io non amo (in prosa) la metafora e
il mistero, mentre mi pare ovvio che un poeta si nutra di questo, e il prologo
di poeta nel cammino letterario di Azzalin esce sempre, anche nella prosa. Dunque
il romanzo in questione piacerà a chi ama metafora e mistero, a chi ama tornare
sulla frase letta e magari non capita al volo, a chi si lascia sedurre da un’immagine
non pienamente colta ma appena intuita. Il romanzo procede su due piani: uno in
prima persona (con i pensieri, il monologo di Aisha, che ripercorre la sua
storia d’amore con il medico che a breve incontrerà, dopo vent’anni di
lontananza), l’altro in terza persona, (con la vicenda di alcuni giovani e
adulti, che hanno scelto di vivere una vacanza non convenzionale, ad Antalya,
città turca). Il piano di Aisha è il più arduo da seguire, a tratti filosofico,
a volte poetico. Il secondo piano è di più facile lettura, la vicenda si segue
bene, a volte i passaggi sono un po’ affrettati, soprattutto nel colpo di scena
finale, che avrei dilatato maggiormente.
Non
svelerò il finale (ovviamente) e nemmeno cosa sia il diabolo che appare nel
titolo. Dirò solo che non è il diavolo biblico, ma non vado oltre.
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