"Ho incontrato la realtà di Varese nel 1966 quando, appena diventato prete, mi fu dato l'incarico di seguire gli studenti delle superiori e gli universitari ed ebbi la nomina di professore di religione al liceo classico Cairoli..." Così inizia la testimonianza di don Fabio Baroncini, resa a Carlo Meazza e riportata nel libro 'Varese, 50 modi di descrivere la città', dal quale ho preso anche la bella foto di don Fabio, realizzata da Carlo Meazza.
Don Fabio è morto. Credo avesse più o meno 80 anni. Per quelli della mia età, un po' più vecchi o un po' più giovani, don Fabio è stata certamente una figura che non si dimentica. Soprattutto per quelli che azzardavano a definirsi cristiani, come il sottoscritto. Lo ricordo in qualche supplenza che ci tenne al Cairoli: sapeva destare il tuo interesse. Ricordo un incontro in San Vittore, doveva venire don Giussani, non venne ed esordì lui: "Si equi deficiunt, trottant aselli..." In mancanza dei cavalli, trottano gli asini...e non fece rimpiangere don Gius. A metà degli anni Ottanta, quando don Angelo Morelli, guida della Comunità Shalom che frequentavo, venne nominato parroco a Cassano Magnago, don Fabio venne più volte da noi, e ci aiutò nel nostro cammino di giovani-adulti desiderosi di vivere l'esperienza ecclesiale con intensità e coerenza. Poi lasciò Varese e andò a Milano. Da allora non ci siamo più incontrati ma, pur non facendo parte di Comunione e Liberazione, lo ricordo come un uomo di fede significativo.
Cosi don Fabio terminava la sua testimonianza nel già citato libro di Meazza: "...Rivedendo questi venti anni di storia si può dire che abbiamo cercato di collaborare, almeno come tentativo, attraverso la fedeltà alla Chiesa e al carisma di un Movimento, a rendere più umana la realtà di Varese nella consapevolezza che, come dice Eliot: - La Chiesa deve sempre edificare, e sempre decadere, e deve essere sempre restaurata. - "
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