mercoledì 23 dicembre 2020

Sinceri pensieri natalizi

 


La recente morte di don Fabio Baroncini mi ha fatto riflettere. Molti hanno riconosciuto il suo carisma, la sua abilità oratoria, il suo parlare affascinante, coinvolgente. La sua fede indubitabile. E’ il fascino di chi testimonia una certezza, di credere fortemente in un’idea, capace di dirigere tutta una vita. Anche se non capisci bene il suo ragionamento, senti che quella certezza ti rapisce. Vorresti essere come lui.

Credo che la maggior parte delle persone viva invece il mio vissuto: il dubbio sistematico. Credo in Cristo? Sì, magari..forse. Chi può dire che il Dio Padre di Cristo sia davvero il vero Dio? E gli altri credenti siano figli di un dio minore? La Chiesa è davvero una compagnia benedetta e guidata da un Padre superiore o è una compagnia semplicemente e solamente umana, entro la quale si sta bene e ci si sente protetti, al pari di ogni altra umana aggregazione, che incolla gli adepti con un’idea, un progetto comune?

E allora, se un ideale (religioso, politico…) non guida e determina ogni tua azione, non resta che l’indecisione, il possibilismo, il pessimismo circa le speranze ultraterrene o le promesse di una nuova era, di una società perfetta. E allora si pensa che la morte cancellerà tutto, quindi conviene darsi da fare e raccogliere il piacere che la vita offre. E più la morte si avvicina, più questo desiderio si fa urgente.

Si tiene accesa la fiammella di una speranza di vita eterna (e perché rinunciarvi, chi può garantire che non sia possibile?) ma è, appunto, una fiammella, che non ti accende, non ti brucia. E’ solo una possibilità, insieme ad altre.

Ebbene, io rivendico la radicalità della mediocrità. Non perché sia lo stato d’animo dei più, qui maggioranza e minoranza non c’entrano, non siamo in democrazia. Mi pare una posizione più autenticamente umana. L’uomo, fragile, limitato, impaurito, stupito di fronte al mistero dell’universo, allo strapotere della natura, è più incline alle domande senza risposte che alla ‘pretesa’ di risposte esaustive.

L’uomo cerca risposte, è naturale e bello, sano e desiderabile, ma ottiene solo parzialità, un breve bagliore, qualche appunto e non il libro della verità. A meno di convincersi che valga la pena accettare di rischiare per una Verità assoluta pur di non vagare nell’indeterminatezza, posizione forse comoda ma soprattutto scomoda. E angosciante. Eppure inevitabile.  

Prendiamo Madre Teresa di Calcutta. Perché è tanto amata dalla gente? Perché era radicalmente cristiana? Aveva forti dubbi di fede, periodi di silenzio di Dio la piccola suora della carità. E’ presa a modello perché ha portato ai massimi livelli un ideale nobile, che i più ritengono umanamente desiderabile: l’amore verso i poveri, i sofferenti, gli emarginati, i rifiutati dalla società. Infatti Madre Teresa non è ammirata solo dai cristiani. Ma se la santa degli ultimi fosse andata in giro a dire che bisogna credere in Dio, nel Dio di Gesù Cristo, che quello è il solo vero Dio...se l’avessimo vista in ginocchio pregare tutto il giorno, senza badare al povero che tendeva la mano, avremmo forse la stessa ammirazione? Credo proprio di no. Quante suore di clausura danno la vita per lo Sposo celeste, e non solo non sono riconosciute sante, ma per taluni sono persino delle perditempo, che hanno operato una scelta esistenziale di comodo.

Quindi…la mediocrità radicale di cui parlo non è quella di chi pensa egoisticamente solo a sé e al proprio piacere, ma di chi di fronte al mistero di Dio si trova ‘impossibilitato’ a scegliere, lo vorrebbe, vorrebbe poter dire ok ci sto sei TU quello giusto ma onestamente, per rispetto di ciò che sente nel profondo, della verità personale che dice la sua, non può farlo. E questa indecisione non è un di meno, una mancanza, un limite, un peccato, ma è il prezzo da pagare alla nostra umanità deperibile, finita.

Si dirà: “Bei pensieri natalizi. Dov’è il dono del Natale?”

Ogni anno guardo il mio presepe, prego davanti al presepe, chiedo più luce e certezze, ma non pretendo un paradiso che, forse (e dico forse) un giorno (spero ancora lontano, perché amo la concreta certezza della vita) diventerà la mia nuova casa.

 

 

 

 

 

 


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