Della sezione del Calandàri 'L'arte, gli artisti, i libri' ho scelto l'articolo di Antonio Borgato, che presenta il Gruppo Teatro della Famiglia Bosina.
Il regime di chiusura, o lockdown per gli
anglofili, determinato dalla esigenza di contenere il contagio dal virus non ha
risparmiato chi ama praticare, frequentare il teatro.
Niente rappresentazioni, nemmeno
all'aperto, cancellazione di date, rassegne, concorsi, ma anche, purtroppo,
stop agli incontri delle compagnie, alle prove, normalmente una o più, a
cadenza settimanale.
Chi pratica questa forma d'arte, anche chi
lo fa da dilettante, sa quanto sono importanti l'interazione fisica tra gli
interpreti, la gestualità, l'uso dello spazio e del materiale scenico.
Anche gli alleggerimenti nelle
disposizioni governative e regionali, che hanno avuto luogo a partire da
giugno, hanno prodotto solo un parziale miglioramento per chi pratica forme di
intrattenimento come i musicisti e gli attori. Nel momento in cui scrivo queste
parole, sebbene siano ammessi alcuni eventi pubblici, ci sono ancora precise
limitazioni riguardanti la distanza fisica tra le persone e l'uso di
mascherine, sia per quanto riguarda il pubblico, ma anche per gli artisti (più
penalizzati in questo frangente rispetto, ad esempio, dei professionisti del
pallone). Permangono inoltre seri dubbi, molta incertezza sull'auspicata
ripresa a pieno regime delle attività nella stagione autunnale.
Anche la Compagnia teatrale della Famiglia
Bosina ha inevitabilmente subito le conseguenze della pandemia. E pensare che
il 2019 era stato l'anno del rilancio, dopo un periodo di inattività nelle
rappresentazioni in pubblico, inattività determinata principalmente dalla
difficoltà nel trovare adeguate alternative al repertorio di commedie
dialettali del Bertini (milanese di nascita e varesotto d'adozione) che,
purtroppo, richiedono un organico ben superiore alle forze ridotte della
Compagnia, in mancanza di rincalzi dopo alcuni ritiri per motivi di lavoro o di
età.
Alla fine fu scelta una commedia portata
sulle scene molti anni fa dal Teatro Popolare della Svizzera Italiana: "I
bosìi i gh'ha i gamb cürt" (il dialetto e l'ambientazione ticinese hanno
reso necessario qualche "adeguamento" di natura bosina). Accolta
nelle prime letture d'assieme con qualche remora, per il confronto con il
repertorio precedente, la commedia è pian piano entrata nelle simpatie degli
attori, e l'iniziale perplessità è stata fugata dal riscontro nel gradimento
del pubblico che ha assistito agli spettacoli. La storia presenta infatti
diverse situazioni comiche che derivano da un iniziale equivoco e dalla catena
di bugie che i protagonisti sono via via costretti ad inanellare per coprire le
rispettive tresche di carattere amoroso, finché il
fragile castello inevitabilmente crolla, come insegna il vecchio adagio
racchiuso nel titolo.
Dopo il debutto nel Nuovo Teatro di Cuasso
al Monte, nell'ambito della rassegna diretta da Paolo Franzato, sono seguite
repliche a Induno Olona, ospiti del "Portico degli Amici", S.
Ambrogio Olona, Caldana, Teatro Santuccio di Varese (con il patrocinio della
Famiglia Bosina) e, per finire, Velate (nel teatro che viene gentilmente messo
a disposizione dalla Parrocchia per le prove settimanale della Compagnia), il
sabato precedente il carnevale 2020, appena in tempo prima dei provvedimenti di
chiusura dovuti al Covid-19.
Una vera disdetta, perché si avrebbe avuta
la possibilità di fare altre repliche e, nel frattempo, si sarebbe potuta
preparare una nuova commedia per continuare a divertirci e a divertire chi ci
segue.
I mezzi messi a disposizione dalla
tecnologia telematica sono stati utili per una lettura del nuovo testo, ma da
qui alla messa a punto delle scene, alle cosiddette "filate" (prova
di un atto o di tutta l'opera senza interruzioni) ce n'è tanta di strada da
fare, come dicevo più sopra.
Non ci resta che augurarsi di poter riprendere
al più presto. Questa pandemia ci ha dato la possibilità di riflettere su tanti
valori della convivenza umana e tra questi scoprire quanto ci può mancare
l'arte, il bello, il divertimento sano.
Tutto ciò sarà di sprone per ricominciare
senza sprecare tempo e con maggiore determinazione per quanto ci è possibile.
Ci manca il palcoscenico, ci manca il contatto col pubblico con il quale
vogliamo continuare a condividere quello che a noi piace tanto.
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