sabato 19 dicembre 2020

Mascherine teatrali


 Della sezione del Calandàri 'L'arte, gli artisti, i libri' ho scelto l'articolo di Antonio Borgato, che presenta il Gruppo Teatro della Famiglia Bosina.



Il regime di chiusura, o lockdown per gli anglofili, determinato dalla esigenza di contenere il contagio dal virus non ha risparmiato chi ama praticare, frequentare il teatro.

Niente rappresentazioni, nemmeno all'aperto, cancellazione di date, rassegne, concorsi, ma anche, purtroppo, stop agli incontri delle compagnie, alle prove, normalmente una o più, a cadenza settimanale.

Chi pratica questa forma d'arte, anche chi lo fa da dilettante, sa quanto sono importanti l'interazione fisica tra gli interpreti, la gestualità, l'uso dello spazio e del materiale scenico.

Anche gli alleggerimenti nelle disposizioni governative e regionali, che hanno avuto luogo a partire da giugno, hanno prodotto solo un parziale miglioramento per chi pratica forme di intrattenimento come i musicisti e gli attori. Nel momento in cui scrivo queste parole, sebbene siano ammessi alcuni eventi pubblici, ci sono ancora precise limitazioni riguardanti la distanza fisica tra le persone e l'uso di mascherine, sia per quanto riguarda il pubblico, ma anche per gli artisti (più penalizzati in questo frangente rispetto, ad esempio, dei professionisti del pallone). Permangono inoltre seri dubbi, molta incertezza sull'auspicata ripresa a pieno regime delle attività nella stagione autunnale.

Anche la Compagnia teatrale della Famiglia Bosina ha inevitabilmente subito le conseguenze della pandemia. E pensare che il 2019 era stato l'anno del rilancio, dopo un periodo di inattività nelle rappresentazioni in pubblico, inattività determinata principalmente dalla difficoltà nel trovare adeguate alternative al repertorio di commedie dialettali del Bertini (milanese di nascita e varesotto d'adozione) che, purtroppo, richiedono un organico ben superiore alle forze ridotte della Compagnia, in mancanza di rincalzi dopo alcuni ritiri per motivi di lavoro o di età.

Alla fine fu scelta una commedia portata sulle scene molti anni fa dal Teatro Popolare della Svizzera Italiana: "I bosìi i gh'ha i gamb cürt" (il dialetto e l'ambientazione ticinese hanno reso necessario qualche "adeguamento" di natura bosina). Accolta nelle prime letture d'assieme con qualche remora, per il confronto con il repertorio precedente, la commedia è pian piano entrata nelle simpatie degli attori, e l'iniziale perplessità è stata fugata dal riscontro nel gradimento del pubblico che ha assistito agli spettacoli. La storia presenta infatti diverse situazioni comiche che derivano da un iniziale equivoco e dalla catena di bugie che i protagonisti sono via via costretti ad inanellare per coprire le rispettive tresche di carattere amoroso, finché il fragile castello inevitabilmente crolla, come insegna il vecchio adagio racchiuso nel titolo.

Dopo il debutto nel Nuovo Teatro di Cuasso al Monte, nell'ambito della rassegna diretta da Paolo Franzato, sono seguite repliche a Induno Olona, ospiti del "Portico degli Amici", S. Ambrogio Olona, Caldana, Teatro Santuccio di Varese (con il patrocinio della Famiglia Bosina) e, per finire, Velate (nel teatro che viene gentilmente messo a disposizione dalla Parrocchia per le prove settimanale della Compagnia), il sabato precedente il carnevale 2020, appena in tempo prima dei provvedimenti di chiusura dovuti al Covid-19.

Una vera disdetta, perché si avrebbe avuta la possibilità di fare altre repliche e, nel frattempo, si sarebbe potuta preparare una nuova commedia per continuare a divertirci e a divertire chi ci segue.

I mezzi messi a disposizione dalla tecnologia telematica sono stati utili per una lettura del nuovo testo, ma da qui alla messa a punto delle scene, alle cosiddette "filate" (prova di un atto o di tutta l'opera senza interruzioni) ce n'è tanta di strada da fare, come dicevo più sopra.

Non ci resta che augurarsi di poter riprendere al più presto. Questa pandemia ci ha dato la possibilità di riflettere su tanti valori della convivenza umana e tra questi scoprire quanto ci può mancare l'arte, il bello, il divertimento sano.

Tutto ciò sarà di sprone per ricominciare senza sprecare tempo e con maggiore determinazione per quanto ci è possibile. Ci manca il palcoscenico, ci manca il contatto col pubblico con il quale vogliamo continuare a condividere quello che a noi piace tanto.

 


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