martedì 21 settembre 2021

La salvezza nel diabolo


 


Ora sto semplicemente leggendo ciò che si legge in quarta di copertina, come se entraste in libreria e prendeste fra le mani l’ultimo romanzo di Dino Azzalin, ‘La salvezza nel diabolo’ (ES edizioni). Questo trovate, come sintesi della storia: Alla vigilia del tentativo di colpo di stato in Turchia, dell’invasione della Siria e delle nuove misure di repressione contro il popolo curdo, si intrecciano le vicende tormentate di tre ragazzi in vacanza ad Antalya alla ricerca dei propri genitori scomparsi nel nulla e la storia di una coppia che a Istambul, a centinaia di chilometri di distanza, si ritrova dopo vent’anni dal primo incontro. Protagonista senza volto ma emblema del racconto è il diabolo che – a dispetto del nome e del significato ancestrale – sarà l’elemento salvifico dell’intera vicenda. Una trottola che sembra simboleggiare il destino, ma è anche il daimon che si impossessa della vita, e fornirà quasi accidentalmente – in questo racconto in cui l’avventura si fonde con la metafora e il mistero – l’indizio per la scoperta di un terribile e arcano mistero.

Subito sotto, ecco i dati biobibliografici dell’autore, nato a Pontelongo nel 1953, molti libri pubblicati, in poesia e in prosa, un solo romanzo, prima di questo secondo, e cioè ‘Una lunga giornata’, sempre per i tipi di ES edizioni.

Se poi il libro non è costretto dalla protezione in cellophane e si può sfogliare, trovereste alla fine i ringraziamenti dell’autore e la seguente precisazione: Questo libro conclude la trilogia di Ars Amandi, iniziata nel 2016 con la pubblicazione dei racconti ‘Nel segreto di lei – storie d’amore e di buio’, proseguita nel 2019 con il mio primo romanzo, ‘Una lunga giornata’, per chiudersi con il presente volume. Ogni riferimento…..

Ora vi siete fatti un’idea. Per chi non conosce Azzalin, aggiungo che si reca spesso in Africa, per avventura e volontariato, conosce quindi il sud del mondo, povertà, sofferenze e gioie; dirò ancora che ha iniziato, molti anni fa, come poeta, pubblicato da Crocetti, facendosi però presto affascinare anche dalla prosa, prima utilizzata soprattutto nella forma diaristica, da reportage (vedi ‘Diario d’Africa…), presto arricchita con la narrativa breve, infine con il romanzo: tutti i generi, insomma.

Sino ad ora sono stato neutro, e mi piacerebbe rimanerlo, lasciando al lettore (che non è un fan di Azzalin, perché in tal caso comprerebbe a scatola chiusa) il totale rischio dell’acquisto. Ma un parere dovrò pur darlo, visto che ho letto il romanzo. Diciamo subito che va a gusti, io non amo (in prosa) la metafora e il mistero, mentre mi pare ovvio che un poeta si nutra di questo, e il prologo di poeta nel cammino letterario di Azzalin esce sempre, anche nella prosa. Dunque il romanzo in questione piacerà a chi ama metafora e mistero, a chi ama tornare sulla frase letta e magari non capita al volo, a chi si lascia sedurre da un’immagine non pienamente colta ma appena intuita. Il romanzo procede su due piani: uno in prima persona (con i pensieri, il monologo di Aisha, che ripercorre la sua storia d’amore con il medico che a breve incontrerà, dopo vent’anni di lontananza), l’altro in terza persona, (con la vicenda di alcuni giovani e adulti, che hanno scelto di vivere una vacanza non convenzionale, ad Antalya, città turca). Il piano di Aisha è il più arduo da seguire, a tratti filosofico, a volte poetico. Il secondo piano è di più facile lettura, la vicenda si segue bene, a volte i passaggi sono un po’ affrettati, soprattutto nel colpo di scena finale, che avrei dilatato maggiormente.

Non svelerò il finale (ovviamente) e nemmeno cosa sia il diabolo che appare nel titolo. Dirò solo che non è il diavolo biblico, ma non vado oltre.

 


Nessun commento:

Posta un commento