Mio cugino Pierluigi Tamborini, varesino poi trasferitosi a Treviso come giornalista, è stato addetto stampa di Giuseppe Zamberletti durante l'emergenza del terremoto in Friuli. Ecco il suo ricordo:
IL RICORDO DI UN UOMO VERO
di Pierluigi Tamborini
Come dice il poeta “Ogni morte di
uomo ci diminuisce”: se poi l’uomo lo conoscevi di persona questa frase assume
un valore ancora maggiore. La mia frequentazione con Giuseppe Zamberletti
risale a più di 40 anni fa quando, giovane collaboratore della Prealpina, fui
mandato al suo seguito (lui allora era sottosegretario all’Interno) in una sua
visita istituzionale a Bellinzona, in Svizzera. Pochi mesi dopo, nel 1976, io
mi ero laureato alla Cattolica ed ero partito per il servizio militare. In una
licenza andai a trovare gli amici del giornale e, ricordo che Pier Fausto
Vedani mi disse che Zamberletti, impegnato da mesi come Commissario
straordinario per il terremoto in Friuli, era alla ricerca di un addetto stampa
e non riusciva a trovare nessuno. Con l’incoscienza della mia giovane età
risposi subito di sì ed insieme ad un altro ragazzo nelle mie stesse condizioni
prendemmo l’auto in direzione Udine. Passare da notizie di provincia a trattare
con gli inviati di mezzo mondo (il primo fu addirittura un collega del
Washington Post) poteva risultare traumatico oltre ogni dire invece andò tutto
bene anche perché c’era lui che riusciva ad infondere calma a tutti.
Sono stato nove mesi a stretto
contatto con Zamberletti ma voglio ricordare soltanto due episodi che forse
contribuiscono a delinearne la personalità. Il Commissario si incontrava
regolarmente con i parlamentari friulani riuniti in Prefettura. Con loro
stabiliva strategie e come impostare il lavoro. Poi capitava che, la volta
seguente, traendo un bilancio scopriva che alcune cose non erano state fatte.
Era diventata quasi un mantra la sua celebre frase: “Ma non si era detto
di fare questo? E allora…facciamolo”.
La seconda cosa che mi resta nella
mente è la standing ovation che ricevette nella piazza principale di Udine
gremita di friulani alla fine della fase di emergenza.
Gente scolpita nella pietra, che
lavorava invece di lamentarsi, la stessa filosofia pragmatica di un lombardo
che la gente del posto sentiva uguale a loro. Quella volta Zamberletti faticò a
frenare la commozione.
Oggi non so dove sia volato ma
spero gli giunga forte il mio saluto.
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