Nel gennaio del 1979, 40 anni fa, usciva nelle librerie varesine il primo degli 80 libri del fotografo Carlo Meazza, foto in bianco e nero dedicate al Sacro Monte. 4 decenni, 80 libri pubblicati, tanto lavoro, passione, migliaia di foto, sempre frutto di progetti interessanti.
Varese dovrebbe, in questo 2019, ritagliare uno spazio celebrativo per Meazza. Io sono andato ad intervistarlo.
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C’è
da perdersi, risalendo lungo il sentiero degli ottanta libri pubblicati dal
fotografo Carlo Meazza. E il primo compie, nel gennaio del 2019, quarant’anni.
Era infatti il gennaio del 1979 quando Meazza, una laurea in sociologia a
Trento e una gran voglia di fotografare, poteva sfogliare con gioia il suo
primo libro, un venti per venti cartonato, foto in bianco e nero e testi, fra
gli altri, di suo padre Giuseppe. Titolo: ‘Sacromonte’.
Siamo
con Meazza, quattro decennio dopo, nella sua casa di Masnago. Siamo con il suo
primo libro e con i tanti altri. Perché Sacromonte?
“Ho
sempre fotografato con l’idea di raccogliere le mie foto in un libro. Ho
pensato fosse giusto partire dalla mia città, dai miei luoghi, che sono Varese
città, il Sacro Monte, il Campo dei Fiori, il lago di Varese, il fiume Olona.”
Infatti
il numero tre di quella serie è dedicato al lago di Varese, lago malato al
quale il fotografo più in là nel tempo regalerà un altro volume quadrato,
questa volta un trenta per trenta con foto a colori, un gioiello dal titolo ‘Le
quattro stagioni del lago di Varese’.
Carlo
Meazza ha degli amori espliciti, uno è la montagna, passione ereditata da suo
papà, Giuseppe detto Peppino, giornalista de La Prealpina. E fra i suoi titoli
il più varesino di tutti è certamente ‘Passo passo’, che può considerarsi uno
fra i suoi best seller, foto e descrizioni di itinerari che si inerpicano sui
nostri monti, quelli che si affacciano sul lago Maggiore, sul lago di Lugano,
sul lago di Como. E poi un altro volume, quello che ci porta in casa la suggestione
del Monte Rosa.
Ottanta
libri, non male: quali sono i suoi preferiti?
Meazza
indugia, come un padre che non fa preferenze con i figli. “’Passo passo’ è
certamente fra quelli più noti, ma amo molto le foto in bianco e nero del Lago
di Varese del 1980, e poi quello sul fiume Ticino, che ho seguito nel suo viaggio,
cercando di fermare immagini di luoghi ma anche di attività lavorative, della
gente che incontra il fiume.”
E
poi Varese città, su tutti ‘Omaggio a Varese’, ma anche ‘Varese, 50 modi di
descrivere la città’, che dimostra ancora una volta l’amore del fotografo per i
volti, le persone, le idee, i pensieri.
Ma
è facile perdersi, troppi i titoli e i progetti che stanno dietro il sipario di
una copertina. Perché Meazza si è spinto sino all’Himalaya tibetano, poi ha
pensato (e siamo agli ultimi vent’anni) di illustrare poesie, romanzi, andando
nei luoghi descritti, completando la narrazione con l’immagine. Qualche titolo:
‘Il più bel paese del mondo’, cioè la Luino e i suoi paraggi, descritti da
Piero Chiara, e ancora ‘Lago Maggiore’, sui luoghi di Chiara e Sereni, e poi
‘Luoghi di un’amicizia’ e cioè quella fra Antonia Pozzi e Vittorio Sereni,
infine l’ultimo, fresco di stampa, nuovo di quel buon profumo che gli amanti
dei libri conoscono bene, e gli scrittori-fotografi ancora meglio.
Meazza,
vogliamo parlare di ‘Paesaggi della Resistenza’?
“L’idea
è nata ormai qualche anno fa. Volevo tornare sull’argomento della resistenza,
andando a fotografare i luoghi descritti da tre romanzieri, e cioè le alpi
liguri dietro San Remo di Italo Calvino, ne ‘I sentieri dei nidi di ragno’, le
langhe di Beppe Fenoglio e del suo ‘Partigiano Johnny’, l’altopiano di Asiago
di Luigi Meneghello e del suo ‘I piccoli maestri’. E’ stato un lavoro lungo, per
tante ragioni, un progetto che prima è diventato una mostra, aperta lo scorso
anno a Villa Mirabello, e oggi finalmente si è concretizzato in un volume,
grazie alla collaborazione del professor Enzo Laforgia, lui ha curato i testi e
le didascalie.”
Sappiamo
che lei è un fotografo romantico, si fa guidare dalle emozioni, dalla passione
per l’idea, che lo spinge a dedicare ore ed ore alla ricerca della completezza,
a tornare sui luoghi, a non accontentarsi.
“E’
vero, mi innamoro dell’esperienza che vado facendo, e come ogni innamorato sono
esigente, desidero la completezza del racconto fotografico. Così è stato anche
per questo libro. Come si può immaginare, raggiungere le alpi liguri,
l’altopiano di Asiago, le langhe ha richiesto chilometri e chilometri, magari
per scattare una o due foto buone.”
Meazza
ci tiene a ringraziare l’editore, Pubblinova edizioni Negri. Il volume è in
vendita a soli 29 euro, un prezzo davvero contenuto se si tiene conto del
lavoro che ci sta dietro, delle bellissime foto in bianco e nero e dei testi di
Laforgia, un intellettuale esperto della cultura italiana fra Otto e Novecento.
Quarant’anni,
ottanta libri…che dire?
“Dico
che mi considero fortunato, ho potuto unire passione e lavoro. Non mi pento di
aver rifiutato l’offerta che a suo tempo mi fece mio padre, prendere il suo
posto in Prealpina. Mio papà ci rimase male, posso comprenderlo. Non mi pento
perché capii subito che lì la fotografia era considerata un riempitivo, e io
volevo fotografare. Certo, avrei potuto impegnarmi anche di più, soprattutto
sul fronte del fotogiornalismo. Molto intensa è stata la mia esperienza con il
giornale ‘Il Sabato’, che mi ha permesso di viaggiare. Ho avuto molte
soddisfazioni, ho pubblicato libri che la gente ricorda. Una delle ultime
gratificazioni mi è arrivata da ‘Lombardia, patrimonio dell’umanità’, cioè i
luoghi dell’Unesco nella nostra regione, un libro che meriterebbe una nuova
edizioni, con l’aggiunta delle mura di Bergamo.”
Qualche
delusione?
“Se
penso a questi quarant’anni, ho notato che è sempre più difficile trovare
persone disposte ad ascoltarti con attenzione, magari a bocciare il tuo
progetto ma dopo aver fatto lo sforzo di capire. E’ sempre più dura trovare
sponsor, aiuti da Banche, amministrazioni, privati. Si chiudono gli spazi, si
trovano enormi difficoltà e per uno come me, che vive di libri, la ricerca è
sempre molto impegnativa e stancante.”
Progetti
futuri?
“Sto
lavorando ad un libro sulla transumanza in Lombardia. Anche qui mi sto
appassionando, è un lavoro aiutato dalla tecnologia ma che in fondo è sempre lo
stesso: le pecore hanno bisogno di un prato, in inverno lo trovano in pianura,
in estate devono salire in montagna. E chi fa questo mestiere deve seguire il
gregge.”
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