Accolgo
sempre con interesse la nascita di un nuovo romanziere varesino, di un ‘collega’.
Ancor più se è un personaggio che conosco, e in questo caso certo che conosco
Mario Visco, storico giornalista del quotidiano ‘La Prealpina’. Penna raffinata,
corsivista, uomo colto, si è di recente esposto sul delicato terreno della
narrativa lunga, al pari di altri giornalisti di via Tamagno: Barbara Zanetti,
Federico Bianchessi Taccioli. Max Lodi si è cimentato nei racconti, come
Riccardo Prando. E poi abbiamo molti saggisti, da Gianni Spartà a Fausto
Bonoldi, dal compianto Maniglio Botti a Diego Pisati (certamente ho dimenticato
qualcuno). Bene, ora si aggiunge Mario Visco, che ha presentato il suo primo
romanzo: ‘Francesco III e il braccialetto di bosso’ (Macchione editore). Ed
eccolo Mario, pronto a raccontarci l’essenziale di questa nuova avventura: “Alexandra
Bacchetta, la mia compagna, ha realizzato una statua, inizialmente destinata ad
un castello in Francia, un’opera che riprende il mito di Artemide e Atteone, un
giovane fauno cervino sul cui grembo siede una giovinetta. Insieme abbiamo
pensato se non fosse possibile trovare un collegamento fra la statua e Varese. Ho
approfondito la figura di Francesco III d’Este, signore di Varese sino al 1780,
ed ho immaginato il nostro sovrano due giorni prima di morire, nel letto che si
trovava dove oggi sorge a Palazzo l’ufficio del sindaco, intento a raccontare
al medico di corte e al suo segretario una favola ambientata in Borgogna,
tramandata dalla nonna materna. La favola è il pretesto per ripercorrere la sua
vita, e qui entra la parte storica del romanzo.”
A
questo proposito, che immagine emerge di Francesco III?
“Certamente
non quella, un po’ superficiale, di un sovrano gaudente. E’ vero, amava il
nostro vino, ma era una personalità complessa, un uomo molto istruito che ha
dato una spinta innovativa alla cultura giuridica, alle belle arti e alla
politica del suo tempo.”
Che
effetto fa pubblicare un romanzo?
“Questo
libro mi è costato almeno due anni di lavoro. Sono emozionato, come per ogni
esordio, ma nemmeno più di tanto, perché era arrivato il momento di scriverlo,
e quando si è pronti a dare qualcosa agli altri lo si capisce, e diventa quasi
naturale farlo.”
Probabilmente
la statua di Alexandra Bacchetta cambierà destinazione: non più il castello ma
un luogo molto più vicino a noi, una collocazione all’interno dei Giardini
Estensi. Vuol essere un dono alla nostra città e un inno all’amore.
Leggerò
con interesse il romanzo di Mario Visco ma, sull’abilità di scrittore, posso
mettere la mano sul fuoco, anche se – vista la calura – preferirei metterla sul
ghiaccio.
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