sabato 6 aprile 2019

Il mio intervento



Per chi non era presente oggi in Salone Estense, alla presentazione del romanzo NUDO DI UOMO, ecco il testo del mio intervento:


6 aprile 2019 Salone Estense    NUDO DI UOMO   

Questo mio nuovo romanzo arriva a molti anni dal primo, ‘La Comune di Barbara’, uscito nel 1989, una storia che già proponeva alcuni miei temi ricorrenti: il mistero di Dio, lo scandalo della sofferenza e della morte, l’importanza della famiglia. Un romanzo spiccatamente autobiografico, temi che si ritrovano anche ne ‘L’ultimo nemico’, una raccolta di racconti uscita nel 1994, dove il racconto lungo principale, che dà il titolo al libro, affronta il mistero della morte. Sono tornato al romanzo nel 1995 con ‘Luzine’, una storia nata dalla provocazione dell’arrivo dei profughi dall’Albania negli anni Novanta. Ho poi sperimentato il racconto breve in ‘Fax d’amore’ (1998), dove l’amore viene declinato in tutte le sue sfumature, amore passionale, egoistico, possessivo, come dono di sé. E’ del 1999 invece il mio unico romanzo per ragazzi, ‘La sfida elettronica’ (SEI Torino).
Con ‘Vicolo Canonichetta’ (2006) torniamo a Varese con un racconto lungo, che mette al centro il nostro territorio e una storia familiare, l’amore provato dal tradimento. Il tema del tradimento, unito a quello dello sport, del ciclismo in particolare, si trova anche nel successivo romanzo breve, ‘Cicale al carbonio’, uscito nel 2008 in occasione dei Mondiali varesini. Seguono poi alcuni anni di silenzio narrativo sino al 2013, con l’uscita di ‘Valzer par Varés’, un omaggio alla mia città sia poetico (poesie in dialetto) sia narrativo, con racconti brevi. Nel 2015 ho pubblicato una nuova raccolta di racconti, ‘Il giorno che tremò la notte’. Il titolo del libro è preso dal racconto più lungo, nato dopo aver vissuto indirettamente ma con partecipazione la vicenda del drammatico terremoto in Abruzzo.
Ripensando al mio lavoro narrativo di questi tre decenni mi è venuta un’immagine familiare. I romanzi sono come i figli, dopo la pubblicazione è come se il figlio lasciasse la casa, andasse per la sua strada. Un padre certo non lo dimentica ma è lontano, fa la sua vita, si fa rivedere molto raramente, non dà notizie. Poi c’è una nuova nascita e la famiglia si riunisce intorno al neonato, è bello rivedersi e notare le somiglianze: in fondo la famiglia è la stessa.
Veniamo allora a Nudo di uomo.
Il romanzo è ambientato ai nostri giorni. Danilo e Rosa sono marito e moglie, sulla cinquantina, genitori di un figlio in crisi adolescenziale. Vivono a Varese. Non sono una coppia felice. Danilo riceve una telefonata, è Massimo, un suo amico di gioventù, gli chiede se può raggiungerlo in centro Italia, è urgente ma non può spiegare il perché della richiesta. Deve rischiare quel viaggio alla cieca. La telefonata aggiunge ansia alla vita di Danilo, ma è anche l’occasione per rivivere il passato. Il viaggio infine viene realizzato e la sorpresa sarà grande. Il ritorno dall’avventura nelle Marche apre la seconda parte della vicenda, nella quale prima Rosa poi Danilo vivono esperienze di tradimento coniugale. Il sesso diventa il protagonista, mentre si fa più ricorrente la presenza della mamma di Danilo, alloggiata in una casa di riposo. Il figlio vive con fatica il declino di colei che lo ha generato, il suo deperimento fisico e mentale lo scandalizza, è fatica doverla vedere in quello stato. Un senso di precarietà lo intossica, invogliandolo a cercare insistentemente la fuga verso una giovinezza impossibile, un colpo di coda di piacere, del quale pensa di avere pieno diritto e dal quale si aspetta un po’ di gioia. Non vi anticipo il finale.
Questa in estrema sintesi la storia.
Il romanzo ha mosso i suoi primi passi nel 2013. Il motore propulsivo è stato il mio desiderio di tornare al passato, di ritrovarlo, di descriverlo, soprattutto per non dimenticarlo, per fissare alcuni punti certi, alcuni episodi che consideravo importanti nella mia vita. Alcuni episodi di questa prima parte, legata al passato, sono realmente accaduti, fanno parte della mia infanzia e della mia giovinezza.
Questo bisogno dei sessantenni di tornare indietro è comune, e non è necessariamente il rimpianto per i bei tempi andati. Certamente non è il mio caso. Nessuna nostalgia passiva, ma è il riconoscere che quegli anni hanno regalato spazi di bellezza e di gioia, momenti di intensità e di passione che definirei ‘memorabili’, cioè degni di memoria.
Questo primo stimolo alla scrittura di una storia si è interrotto, in seguito alla malattia e alla morte di mio fratello Marco. Il romanzo ha lasciato il posto al libro che ho desiderato scrivere per lui. Quando l’ho ripreso in mano, nel 2016, ho sentito il desiderio di completare il racconto aggiungendo una seconda parte, dove la tematica emergente è il tradimento della fedeltà matrimoniale, il sesso. La delusione del presente cerca uno spazio di ‘giovinezza’, di rischio, di avventura.
Quello del sesso è un tema ricorrente nella mia narrativa, sempre presente a parte il mio primo romanzo, ‘La Comune di Barbara’. Cerco di chiarirne le ragioni.
Scrivo storie che hanno a che vedere con la vita di tutti noi, non storie fantastiche, non storie idealizzate che fanno sognare, non fantascienza, non gialli. Il sesso è componente importante della vita, può regalare felicità o condizionare pesantemente una relazione, un matrimonio, una convivenza, un rapporto. E’ un aspetto decisivo, quindi non ho mai pensato di trascurarlo per pudore, o per il timore di essere giudicato un narratore che sfrutta l’argomento per vendere qualche copia in più. La scrittura, soprattutto quella narrativa, di invenzione, mi rende libero, sfacciato, ‘spudorato’. Sono consapevole dei rischi stilistici che corre chi descrive un rapporto sessuale, una parola in più può far cadere il castello di carte. Nel nuovo romanzo ho voluto correre questo rischio, ancor più che in altri lavori.
Questo romanzo è frutto di molte riscritture, come è giusto che sia. E proprio le descrizioni di sesso hanno subito i tagli maggiori. Nelle prime versioni ero stato più generoso, poi -credo saggiamente- ho ricordato la prima legge narrativa di chi affronta questo argomento: lasciar intendere, immaginare…non entrare nei dettagli, nei particolari…
Sebbene non in tutta la storia sono presenti, e non poteva essere altrimenti, la Chiesa, i preti, il mistero di Dio. La fede, Dio, la preghiera, il bisogno di trovare conforto nella speranza di una Vita Eterna sono elementi costanti nella mia vita, non potevano scomparire dalla mia scrittura. Il tema viene trattato soprattutto nella parte centrale del romanzo.
L’avventura della mia storia di narratore è sempre stata anche un tentativo di vincere la mia tendenza all’omelia, alla predica, ai buoni consigli finali, alla morale. Ciò che emerge chiaramente in queste pagine non è un insegnamento ma la constatazione, inoppugnabile, che è espressa del titolo: la nudità dell’uomo.  
Il titolo Nudo di uomo potrebbe trarre in inganno, si potrebbe pensare che il solo protagonista sia Danilo, uomo nel senso di maschio. Il titolo, pur al singolare (mi piaceva l’accostamento con il titolo del film ‘Nudo di donna’, diretto da Nino Manfredi nel 1981) è da intendersi al plurale, e il termine uomo è da leggersi nel suo significato più ampio, di maschio e femmina. La nudità è qui intesa sia come nudità dei corpi che si incontrano nell’atto sessuale sia come nudità degli uomini di fronte alla natura, al destino, agli eventi della vita. Ed è questo il motivo che attraversa tutte le pagine, o buona parte di esse: l’uomo è fragile, insoddisfatto, infedele, imperfetto, peccatore, nudo.
Perché ho scelto soprattutto questo pessimismo? Perché il soffrire e non il gioire? Perché una coppia in crisi e non una coppia felice? Perché il tradimento e non la fedeltà? Perché il Dio del dubbio e non quello della certezza? E’ la mia esperienza? Sono dunque un uomo infelice?
Vivo, come tutti più o meno, spazi di felicità e momenti di dolore. Il chiaroscuro della vita. Se qui ho rimarcato lo scuro, è soprattutto per una ragione: il cambiamento verso la felicità passa dalle ferite. Quando tocca il fondo, forse l’uomo può risalire. Si cerca un salvatore quando si ha bisogno di essere salvati, si cerca il medico quando si sta male. Qui i protagonisti, non tutti e non sempre, stanno male anche se in alcune pagine vivono spazi di esaltazione, di ritorno alla giovinezza, un vento di passione che fa star bene.
E sono anche altri i motivi, certamente alcuni inconsci. Un narratore non sempre fa scelte ragionate. Non tutto è calcolo. Il lettore è libero di trovare corrispondenze, agganci, passaggi simbolici, e lo scrittore è felice di notare questa ricchezza interpretativa.
Esistono, poi, le famiglie felici? Quanta è verità e quanta è finzione, silenziosa sopportazione? Quanto c’è nella nostra vita di desiderio represso, di sogni illeciti, di fantasia erotica, di paura, di invidia? E Dio? Che certezze abbiamo su Dio?
Nudo di uomo non dà risposte a queste domande, forse aiuta solo a porsele, ad accostarsi a quella porzione di noi nascosta, repressa, tacitata, foriera di scandalo.    
Sono importanti, per capire qualcosa in più di questa mia storia, anche le due citazioni che ho scelto. La prima è dal quinto canto dell’inferno dantesco, intesi che….L’istinto, il talento, sottomette la ragione….Nel V canto trovano la loro condanna i lussuriosi. Ma poi abbiamo la frase di San Giovanni: ‘Chi è senza peccato…’ Siamo tutti peccatori, riconoscerlo significa partire con il piede giusto. E poi la dedica: ‘A chi si ama follemente’. Non tutti hanno provato l’amore folle, intenso, passionale, vorace, ma certamente tutti ne hanno avvertito il fascino, il desiderio, anche l’invidia verso chi ha potuto vivere e vive un amore così, questa qualità di amore. 
E’ il mio primo romanzo scritto quasi totalmente in prima persona. L’io narrante principale è Danilo, ma c’è anche Rosa. La scrittura è la mia solita scrittura: essenziale, di facile lettura. Non occorrerà tornare indietro per comprenderne il significato. E’ un pregio? Potrebbe esserlo se non si è banali, superficiali. Starà ai lettori giudicare. Per parte mia non mi sento totalmente tranquillo, ma questo è un altro rischio che corre ogni autore che ha la pretesa di scrivere per un pubblico. Ho comunque la presunzione di pensare che nei miei protagonisti non pochi si ritroveranno, se non nelle scelte di vita certamente nelle domande, nelle tentazioni, nelle tristezze di un’esistenza che può rivelarsi mediocre quando siamo fatti per l’eccellenza, per la felicità piena, per l’immortalità.
Il ritmo è incalzante come è incalzante il tempo che non dà pause, non si ferma. Alcuni passaggi sono forti, volutamente duri, ruvidi, fastidiosi. Ma è forse sempre accondiscendente e gentile la vita?   
Non è un romanzo per giovani, sebbene vi sia anche la presenza di un adolescente, che resta una figura marginale. E’ un romanzo che va dai trenta-quaranta in su, che dovrebbe far vibrare le corde principalmente dei miei coetanei, che sono anche i miei lettori numericamente più consistenti.
Da ultimo la copertina, un lavoro artistico di mia figlia Valentina, che ringrazio. La copertina va letta nella sua interezza, compresa la quarta di copertina. Si rifà al particolare della cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre, tratta dal Giudizio Universale di Michelangelo, che molti hanno ammirato nella Cappella Sistina, a Roma.  
  

5 commenti:

  1. COMPLMENTI CARLO...! UN'ABBRACCIO ED UNA BUONA E SERENA DOMENICA, DALLE MARCHE..!

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  2. Bello bravo! Complimenti affettuosi
    Fabiana

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  3. Complimenti, Carlo. Per il libro e anche per la lucidità con cui approfondisci il senso del tuo scrivere, che sento molto affine al mio. Un caro saluto!
    Andrea

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  4. grazie, caro andrea...sai che ci intendiamo!

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