martedì 16 aprile 2019

Per me, il Garbosi


Nel libro NOI DEL GARBOSI di Gianni Chiapparo è compresa anche una mia breve testimonianza, che qui di seguito pubblico:


Enrico, Paolo e il vittorioso Garbosi

Per quanto ne so, Paolo Vittori è il Trofeo Enrico Garbosi.
40 anni...non so se Paolo ci sia dalla prima edizione ma immagino di sì. So che da quando ho iniziato a seguire questa manifestazione, Poalo è sempre stato il prim’attore.
Ma andiamo con ordine, perché mi piace ricordare il numero 9 della grande Ignis agli inizi degli anni Settanta, quando per qualche tempo mi sono innamorato di questi ragazzoni e li seguivo regolarmente al Palazzetto. Vittori, in arrivo dal Simmenthal (le odiate scarpette rosse), non è mai stato allenato da Enrico Garbosi, che se n’era andato via prima. No, Vittori non era in assoluto il mio idolo, che si chiamava Manuel Navarro Raga, ma a ben pensarci li amavo tutti, e quando Vittori si esibiva nel suo numero preferito (arresto, tiro oltre la linea dei 6.25, che ancora non c’era, quindi valeva solo 2 e non 3), tiro frontale a canestro, era ciuff quasi sempre. Poi per lunghi anni ho lasciato il Palazzetto e di Vittori non ho saputo più nulla. Ma come docente di educazione fisica ho sempre dato largo spazio al basket, e spesso i miei alunni mi raccontavano di questo Trofeo Garbosi. Tornavano dopo le vacanze pasquali e c’erano i vinti e i vincitori, Varese e Robur.
La scuola media dove ho insegnato per 34 anni, la Vidoletti, vicinissima al tempio del basket cittadino, ha sempre abbondato in alunni iscritti nelle squadre del basket giovanile varesino, quindi non mancavano mai i partecipanti al Garbosi. E questo è un dato. Ma un secondo elemento mi ha portato ad incontrare di persona Paolone Vittori: il basket femminile. Sono stato fra i pochi docenti in provincia che per anni ha preso parte ai Giochi della Gioventù con una squadra di pallacanestro in ‘gonnella’, convinto che anche le ragazze potessero divertirsi maneggiando la palla a spicchi. E così trovai Paolo, pronto ad incoraggiarmi e a seguire le partite, nella speranza di trovare qualche buona mano. Frequentandoci mi invitò al Garbosi e quindi ho potuto seguire di persona questo evento coinvolgente, che avrà anche distratto un poco gli alunni dai compiti delle vacanze pasquali, ma ha permesso loro di vivere un’esperienza educativa, non solo sul fronte sportivo. La socializzazione, obiettivo importante alle scuole medie, al Garbosi ha trovato modo di concretizzarsi, con la formula della famiglia ospitante: un tristino di qua, un pesarese di là, un canturino a Sant’Ambrogio, un milanese a Biumo Inferiore e così via.  Doppio lavoro per i genitori e i nonni, ma si sa: cosa non farebbe un padre, una madre, un nonno per il proprio figlio e nipote?
Avanti col Garbosi, allora: ad multos annos.
Enrico (l’allenatore del primo scudetto della Pallacanestro Varese, 1960-1961) e Paolo si sono conosciuti di persona? Immagino di sì. Ma se anche non fosse avvenuto, certamente Paolo ha fatto in modo di onorarne la memoria, regalando attimi indimenticabili a tanti, tantissimi ragazzi.  

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