Molti intellettuali e non ieri sera al Castello di Masnago, per ascoltare Emilio Isgrò, il siciliano-milanese amico di Piero Chiara e di Vittorio Sereni. Ed Emilio era stato invitato (nell'ambito della Mostra su Chiara e le sue passioni) proprio per questo: ricordare l'amicizia con il narratore ed il poeta. Bisogna dire che Isgrò, classe 1937, quindi ben oltre gli ottant'anni, ha dimostrato vivacità di memoria e di parola, voglia di vivere e di raccontare. Arrivò a Milano a metà degli anni Cinquanta, un tempo (così ricorda) nel quale era facile poter parlare con intellettuali anche di fama, bastava una telefonata. Le sue poesie giovanili suscitarono l'interesse di Vittorio Sereni, da qui l'incontro con il poeta luinese, frequentando il quale inevitabilmente incontrò anche Piero Chiara. "Ci si trovava al Blu Bar di piazza Meda, a Milano" ricorda il poeta, narratore, artista, drammaturgo, regista e chi più ne ha più ne metta. Una vita (quella di Isgrò) a sperimentare, un uomo d'avanguardia noto soprattutto per il suo linguaggio della 'cancellazione'. Non ci inoltriamo in una materia che non vorremmo banalizzare, dopo aver incontrato la merda d'artista, i tagli alle tele di Fontana eccetera. Mi è piaciuta di Isgrò - ora che l'età glielo consente - la sua libertà di valorizzare il concetto di arte sperimentale e insieme di notare come l'avanguardia a volte diventi noiosa, che ci vogliono gli scrittori alla Joyce ma anche quelli alla Piero Chiara, che con una scrittura raffinata ma certamente leggibile, 'popolare', lo ha divertito e interessato molto. Parole d'elogio anche per Vittorio Sereni, "un grande poeta, un signore."
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