ph carlozanzi
Fra gli scrittori
italiani di successo, Andrea Vitali è quello che conosco meglio, non perché ho
letto tutti i suoi romanzi (ne pubblica uno all’anno!) ma perché è venuto
spesso a Varese, lui del lago di Como, è mio coetaneo e ho seguito (all’inizio
anche con un po’ di invidia) tutta la sua brillante carriera. Iniziata
brillantemente insieme alla (meno brillante) mia, perché lui partecipò e vinse
il Premio Mont Blanc all’inizio degli anni Novanta, io partecipai e persi. Poi
vinse il Premio Chiara (io partecipai e non arrivai nemmeno nella terna) e lì
cominciai ad intervistarlo per La Prealpina e ci conoscemmo. Poi venne
ingaggiato dalla Garzanti e partì a vendere un sacco di copie. Andrea in questi
anni l’ho visto spesso, più volte l’ho intervistato, sono sinceramente felice
per lui, che ancora ha l’abitudine di scrivere prima a matita su una risma di
fogli A4, poi batte al computer, che ha ancora la bella abitudine di mantenere
la vena creativa, di vendere assai (milioni di copie in tutti questi anni, tradotto
in svariate lingue) e di salutare senza alcuna ‘supponenza’ gli estimatori come
il sottoscritto. Questo pomeriggio Vitali era a Varese non per parlare dei suoi
libri ma dello scrittore che – a detta di molti – più gli somiglia, e cioè
Piero Chiara. Si è immaginato una intervista al narratore luinese.
Tutto ciò nell’ambito del Premio Chiara e più in particolare delle iniziative a
contorno della mostra al Castello di Masnago, che presenta i Piaceri di Piero Chiara,
una mostra che proseguirà sino alla fine di dicembre, e forse sino alla fine di
gennaio 2022.
Presenti le anime del
Premio, Romano Oldrini (che ha definito Vitali “una macchina da guerra”) e
Bambi Lazzati, buona affluenza nella Sala degli Svaghi al castello varesino, il
Vitali affabulatore ha regalato una piacevole serata ai presenti. Vitali, medico
prestato alla letteratura, medico tornato in campo come volontario vaccinatore
(e questo certo gli fa onore), è definito da una mia amica “uno scrittore che
non si smette mai di rileggere”, da Corrado Augias (Il Venerdì di Repubblica) “So
per certo che questo scrittore è tra i massimi di quell’esigua pattuglia della
narrativa italiana che vuol mettere sotto gli occhi del lettore storie ben
congegnate, con personaggi ricalcati evidentemente dal vero, salvo l’aggiunta
di quel tanto in più che li rende appunto ‘romanzeschi’.”
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