Mi giungono queste immagini dall'Australia. Me le invia il mio amico Franco Montarese che, con scelta coraggiosa, alla soglia dei settant'anni è andato a vivere definitivamente in Australia con la famiglia, per raggiungere una figlia là sposata. Mio compagno di liceo nonché atleta come me alla Società Varesina di Ginnastica e Scherma (lui faceva sollevamento pesi), Franco mi ha confessato che prova un po' di nostalgia per la sua terra natìa.
mercoledì 28 febbraio 2024
Alex on ice
martedì 27 febbraio 2024
Foto Noemi
Sono sempre felice quanto ritrovo miei ex alunni che si fanno largo nella loro professione, soprattutto se si tratta di lavori o hobby che mi appartengono. Naturalmente Noemi Pagani è una fotografa professionista, io sono un superdilettante, ma amiamo entrambi la Canon.
domenica 25 febbraio 2024
Acqua che scorre
Torrente verso il rifugio Barba-Ferrero
Acqua che scorre
di Arnaldo Bianchi
Acqua che scorre
e canta
acqua che cade, precipita
e ribolle
ombra che scorre, si acquieta
ristagna
nella luce verde
che sorprende la sera.
sabato 24 febbraio 2024
Passeggiata di fine Ottocento
Si è conclusa oggi pomeriggio, sabato 24 febbraio, la serie di incontri organizzati da APS Cavedio, in collaborazione con la Biblioteca Civica di Varese, nell'ambito del progetto Sparking Pages. Momenti davvero interessanti sulla Varese di fine Ottocento-inizi Novecento, sino alla Grande Guerra. Un grazie quindi a chi ha regalato alla città questo tuffo nel passato, e cioè (foto da sinistra) Angela Borghi, Laura De Filippo, Annarosa Confalonieri e Alessandra Stifani, del Cavedio. A parte l'incontro sui Carnevali varesini (tenuto da Mario Chiodetti con il Grande Orfeo), gli altri sono stati curati da loro. Oggi il meteo non favorevole ha portato ad un cambio di programma, che prevedeva una passeggiata nel centro di Varese, immaginando i luoghi di fine Ottocento. L'immaginazione è quindi stata ulteriormente messa alla prova, dato che l'incontro si è tenuto in Sala Morselli alla Biblioteca. Ha fatto da guida, dimostrando passione e competenza, Angela Borghi: la dottoressa-scrittrice si è avvalsa anche delle immagini e di una mappa dell'epoca, che è stata distribuita in cartaceo ai presenti (vedi foto).
Chi, come me, ha una certa età e ama Varese, non ha avuto difficoltà a seguire Angela Borghi attraverso le sei porte del borgo, le vie e le piazze con nomi diversi dagli attuali, edifici sgretolati dal tempo ma soprattutto dalla mano degli uomini, il torrente Vellone ormai seppellito sotto l'asfalto, tanti aneddoti che i varesini (non solo quelli di una certa età) dovrebbero conoscere, per conoscere e apprezzare la loro città, la sua storia e ciò che la storia lascia in eredità all'oggi e al domani.
Fra i presenti in sala abbiamo riconosciuto Fiorenzo Croci, anima del Cavedio, che da anni (nel suo 'multiforme ingegno' di editore-scrittore-organizzatore di eventi) valorizza la nostra città.
Imito, dunque sono?
Odio i corvi
Saranno anche gli uccelli più intelligenti, ma i corvi li odio. Come per gli umani, intelligenza non coincide con simpatia. Distruggono il mio giardino. Eccolo pronto a balzare sul mio prato, col suo becco coriaceo. Rimpiango la pistola Oklahoma, con la quale giocavo da ragazzo. Una pistola ad aria compressa, che sparava piccoli proiettili di gomma.
venerdì 23 febbraio 2024
Libertà e schiavitù
Considerazioni in un giorno di pioggia. Pensavo che chi scrive romanzi in genere vive questi due opposti: da un lato il romanzo è una delle massime espressioni di libertà, tu puoi far dire alla storia e ai tuoi personaggi ciò che vuoi. Nello stesso tempo sei schiavo di un padrone 'cattivo', cioè l'ispirazione, quel particolare stato che ti permette di scrivere con velocità e - si spera - con buoni risultati. Questo stato non viene a comando, non è questione di buona volontà. Arriva, e quando arriva bisogna esserci. Così pensavo all'età della pensione: è un'età che in genere regala tanto tempo libero, alcuni nodi si sono sciolti e si potrebbe vivere bene, ma ancora una volta siamo 'schiavi' di un padrone poco generoso, cioè la voglia di fare le cose, la passione. Anche in questo caso non basta (anzi, non serve) la buona volontà. Ci vuole altro.
giovedì 22 febbraio 2024
Fuggiaschi
Ecco il mio nuovo romanzo. Lo presenterò sabato 23 marzo, ore 16.30, Sala Morselli alla Civica Biblioteca di Varese, in via Sacco. Dialogherà con me l'artista Nicoletta Magnani.
Così si legge nel risvolto di copertina:
Seguendo le indecifrabili
vie del destino (o della Provvidenza), risalendo lungo il corso degli anni, dal
1917 al 1981, due famiglie e tanti personaggi che fuggono dall’apatia della
vita alla fine si incontrano, forse per fuggire di nuovo, o per abbracciarsi in
una storia d’amore. Il marchigiano Giorgio e il varesino Luigi, amici di fuga
nell’ultimo anno della Grande Guerra, si salutano sotto il cielo rosso di bombe
e di sangue, ma non sarà un addio. Seguirà un’altra guerra, nuove fughe sui
campi e nei cieli, ali di aerei ed evasioni solo sperate, il secondo
dopoguerra, gli anni Settanta e l’amore che si rinnova e riempie di sogni la
giovinezza. Un diario ritrovato compirà il miracolo di vie che portano nella
medesima direzione, che intrecciano legami, che consolidano un comune sentire:
siamo fatti per una meta, eppure la meta chiede nuove avventure.
Carlo Zanzi, come nel suo
precedente romanzo ‘Sassolungo’, risale i tornanti della storia, storia locale
e storia nazionale, storia familiare e storia di tutti, sessant’anni di vita
italiana, dalla costa adriatica alle prealpi lombarde. La sua scrittura scarna,
essenziale, ci prende per mano senza costringerci a tappe impegnative, brevi
capitoli che si rincorrono come i passi lenti di un camminatore di montagna.
Siamo tutti fuggiaschi, perché chi non scappa per necessità, per fame, per
paura, lo fa seduto sopra un divano con un libro fra le mani, inginocchiato
nella penombra di una chiesa, davanti ad un programma televisivo che non ci
interessa e che ci porta al sonno; siamo tutti alla ricerca di un qualcosa in
più, di diverso, di desiderabile. In fuga dalla noia. Sospesi a braccia aperte,
ali distese nel cielo di una speranza futura.
martedì 20 febbraio 2024
Auguri, Silvano
Felice compleanno al mio amico e collega Silvano Danzi detto guru (per le sue abilità nello scoprire talenti della corsa di resistenza). Ho scelto una foto d'archivio, un suo arrivo vittorioso ad una campestre scolastica. All'arrivo un altro mio amico, il prof. Enrico Pellegrini.
lunedì 19 febbraio 2024
Pallavolo alla Vidoletti
domenica 18 febbraio 2024
Dal mio cielo sereno
Stamani il sole all'alba regalava al fumo di un camino un colore dorato. Fra i tanti miei pensieri, uno triste: un tetto in fiamme.
Dal mio
cielo sereno
Dal mio
cielo sereno è piovuta la guerra
sotto forma
di bombe e di corpi dolenti;
tutto
questo è accaduto al tiggì delle venti.
Ho zittito
la tele. Non amo la terra
dove l’uomo
si ammazza e la donna si uccide
mentre
addento la mela e gusto il caffè;
e se
proprio succede te lo tieni per te,
voglio
gente serena, che ama e sorride.
Ma che ho
fatto di male per vedere lo strazio?
Dal mio
giorno in divano non intendo scansarmi;
finché ho
un soffio di fiato avrò cura di amarmi,
tutto il
marcio del mondo non intacchi il mio spazio.
E se
proprio insistete vi dirò una preghiera:
che ci
vuole a implorare verso il cielo di Dio?
Padre
Nostro che regni, non sciupar ciò che è mio
e risolvi i
disguidi, rendi quieta la sera.
Nel mio
cielo sereno s’è acceso un gran fuoco,
è partito
dal tetto, ha bruciato il divano,
i miei
piedi, le braccia, la pancia, una mano;
del mio
corpo tranquillo è rimasto ben poco.
Le mascherine vincenti
Ecco
la classifica della Mascherina d’oro 2024:
1°
- Francesca Deidda
‘Primavera
green – sboccia il riciclo’ Quando
bottiglie di plastica diventano fiori
2°
- Nicolò e Sebastian Porcini
‘Lego
band’
3°
- Julien Abbatescianna Ferrero
‘Aiuti…amo
il pianeta’
sabato 17 febbraio 2024
Sabato grasso: carri e gruppi
Ultimo
atto del Carnevale bosino 2024, la premiazione dei carri e dei gruppi
folkloristici. Ecco la classifica:
Carri
allegorici
1
– Irlanda di Caravate
2
– Mamme alla frutta di Olgiate Comasco
3
– Dumbo di Lurate Caccivio
Gruppi
folkloristici
1
– Cascinao Meravigliao
2
– La casa del giocattolo solidale
3
– Maschere veneziane
Il discorso del Re
Discùrs
dul Re Busìn par ul carnavàl 2024
Donn
e tusàn, óman e fiö, gént da Varées,
di
tücc i Castelànz, dul céntro e di paés:
Busìtt,
mi va salüdi! L’è mia ‘na busìa
sa
dìsi ca ma pias truvass in cumpagnìa,
anmò
sto sàbat grass, cun tücc i varesìtt,
sia
giùin e sia vécc, sia grand che piscinìtt.
Sa
sèmm chi a fà baldòria; gh’è mia da pentìss.
Par
un quài dì, ogni tant, l’è bóna divertìss:
ul
carnavàl al ven dumà ‘na volta a l’ann,
un
bóff, pö sa pàssa a burlà dent in di grann.
Parchè
da quèi ghe n’è sèmpar in gran bundànza
e
gh’hemm un ann intrégh par fà la peniténza!
Però
vöj mia tiràla lunga e perd ul temp,
cumìnci
sübit, dùnca, dal primm di argumént:
pàrli
di böcc in tèra... in giir ga n’è ‘n vagùn,
pìcul
e grand, prufund, da tütt i dimensiùn.
A
‘nà ‘n gìir a pé o in bìci ga vör paziénza.
Gh’hinn
ànca di tumbìn sfundàa: l’è ‘n’indecénza!
Un
vécc pruèrbi ‘l dis, par mia ris’cià di guài:
‘na
pèzza malmetüa l’è méi che ‘n böcc ben fài,
inscì
però gh’hinn stràa vestìi ‘mè l’Arlechìn,
o
‘mè i vacc négar pezzàa dul cantùn Tisìn.
Fìna
in la "Tré vall" i stràa évan tütt cunsciàa:
‘na
figüra mia tropp bèla par la cità!
E
al nòst càar Sìndich un cunsìli vöri dà:
quand
sa sàra sü i böcc e sa cudrùna i stràa
gh’è
mia da pèrd tròpp tèmp, ma sübit fà in manéra
da
fà ‘ndà ‘l tràfich cunt i sò bèi ségn par tèra.
Sénza
zebre e mezzarìi sa fà cunfusiùn
cunt
i màchin ca s’incùntran e cu’i pedùn.
L’è
da quand sun Re ca sa parla du la casèrma,
du
la fin di laurà mi spéri la cunférma.
L’è
‘n gran spàzzi a la cultüra dedicàa,
inscì
l’è almén la pruméssa par la cità.
Ma
quèll ca cünta hinn mia i méter quadràa
quantu
quèll che gh’è déntar e la sò qualità.
Bögn
bé che i cantiér podan vess saràa sü ‘n prèssa,
l’è
la mè speranza e dul Sindich la prumèssa.
Dul
Largo Flaian l’è ‘péna finì ‘l laurà
che
par un para d’ann l’ha fai tant tribülà.
Sperémm
che cu’l tràfich sa tìra sü ‘n pù ‘l fiàa
e
pa’i àltar mestée sa póda dass da fà.
Cari
Busìtt: ga vör paziénza, e educaziùn!
Gh’è
‘na ròba ca l’ha ma fài vegnì ‘l magùn:
par
fà ‘n dispètt, tacàa a la Madunìna in Pràa,
la
cüna e ‘l Bambìn dul presépi hann fin rubàa:
‘un
zifulòtt da ménta la pruvucaziùn
e
un tòrt insübìi da ra nòstra tradiziùn?
Però,
a la fìn, Bambin e cüna hinn stai truvàa:
mia
trà vìa, ma sóta ‘n ulìiv, quell tacàa
a
‘n’àltra gésa a la Madona dedicàva,
quéla
di puarìtt; che a san Fermu l’è situàva.
Che
‘l sìa stai pròpi ‘l Bambin a vuré cercà
un
sìit püssée cunfùrma a la sò puertàa?
L’Omm
al nass lìbar, ma l’è in cadénn induasessìa;
‘mè
‘l diséva un pensadùur da filusufìa.
(n.d.a.:
Jean Jacques Rousseau)
Un
quaivün da incadenà ‘l Fiö l’ha vüü l’idéa,
in
manéra che nissün pudéss purtàl vìa:
Diu
vuréss mia che ‘l Bambin ‘l végna mettüü
in
cadénn, fìna in la cüna, ‘péna nassüü!
In
dul dì d’incöö dul duman gh’è mia certézza!
sa
po mia però fà sénza d’ra sicürézza
in
dul céntru d’ra cità, suratütt la sìra,
quand
in gìir gh’è mia nissün, aspàrt... ‘n quài ligéra.
L’è
capitàa an’mì, da passà a mia tàrda ura
in
piàzza dul Garibaldìn e végh paüra!
Par
mia parlà da quéll ca sa tröva par tèra
in
di stràà e in di piàzz: da nòtt l’è ‘na rüéra.
Ma
a part du la gént la catìva educaziùn,
gh’è
ànca un quài prublema da manütenziùn,
dìsi,
par esémpi, di marciapè di stràa:
‘na
fréga da cestìn e tumbìn mai svuià.
Sa
di lüüs da Natàal nissün l’ha vüü da dì
L’è
‘n ségn che quèi da quest’ann hinn stai preferìi.
Ul
spetàcul l’éva stai grandiùus l’ann passàa,
ma
forzi par Natàl l’éva mia tròpp detàa.
Ul
bel giügh da diségn e culùur piciuràa
la
belézza del Palàzz l’ha fai risaltà.
Sügüra
di giardìtt l’ha mia pensàa al decòr
chi
l’ha piazzàa i cartèi ‘mè ‘na càcia al tesòr
par
fà finì quèi poarcrìst ca la ga scàpa
in
d’un cèss cun la pòrta, da ‘n bel tòcch, saràda:
parchè
anca i gent da Varés gh’hann i sò sögn,
ma,
dabùn, ‘na quài vòlta gh’hann i sò bisögn!
La
finìssi chì, andé innànz a fà baldòria,
e
par ‘na quài ura lassée fö d’ra memòria
i
rogn e ‘l malandà ca gh’è in stò mund risïàtt,
indùa
roban, màzzan, dann tànti fö da matt!
Indùa
fìna par i robb bèi gh’è mia rispètt:
par
la natüra, par i donn e i tusanétt!
Busìtt,
mi va salüdi! tùrni a ‘nà luntàn,
ma
prima da lassàv va stréngi a tücc la man.
E
tegnìi a mént: stassìra, ‘n bun bicér da vin
a
la salüüt vòstra e dul vòstar… Re Busìn!
Discorso
del Re Bosino per il Carnevale 2024
Donne,
ragazze, uomini e ragazzi, gente di Varese,
di
tutte le Castellanze, del centro e dei paesi:
Bosini,
io vi saluto! Non è una bugia
se
dico che mi piace essere in vostra compagnia,
ancora
questo sabato grasso, con tutti i varesini,
sia
giovani che vecchi, sia grandi che piccini.
Siamo
qui a far baldoria; non c’è da pentirsi.
Per
qualche giorno, ogni tanto, è cosa buona divertirsi:
il
carnevale arriva solo una volta l’anno,
un
soffio, poi si torna a finire nei fastidi.
Perché
di quelli ce n’è sempre in abbondanza
e
abbiamo un anno intero per far penitenza!
Però
non voglio tirarla per le lunghe e perder tempo,
comincio
subito, perciò, dal primo degli argomenti:
parlo
dei buchi in terra... in giro ce n’è una quantità,
piccoli
e grandi, profondi, di tutte le dimensioni.
Andando
in giro a piedi o in bici ci vuol pazienza.
Ci
sono anche tombini sfondati: è un’indecenza!
Un
vecchio proverbio dice, per non rischiare di aver guai:
una
pezza malmessa è meglio che un buco ben fatto,
così
però ci son strade vestite come Arlecchino,
o
come le vacche nere pezzate del Canton Ticino.
Persino
nella Tre valli le strade erano tutte malmesse:
una
figura non troppo bella per la città!
E
al nostro caro Sindaco voglio dare un consiglio:
quando
si chiudono le buche e si asfalta la strada
non
c’è da perder tempo, ma fare subito in modo
di
regolare il traffico con adatte indicazioni per terra.
Senza
zebre e mezzarie si fa confusione
con
le macchine che si incontrano e coi pedoni.
Da
quando sono Re si parla della caserma,
spero
nella conferma della conclusione dei lavori.
È
un grande spazio dedicato alla cultura,
così
almeno si promette alla città.
Ma
quello che conta non sono i metri quadri
quanto
quello che vi è contenuto e la sua qualità.
Bisogna
bene che i cantieri si possano chiudere in fretta,
è
la mia speranza e del Sindaco la promessa.
Del
Largo Flaiano è appena finito il lavoro
che
per un paio d’anni ha fatto tanto tribulare.
Speriamo
che col traffico si possa tirare un po’ il fiato
e
per gli altri lavori ci si possa dar da fare.
Cari
Bosini: ci vuole pazienza ed educazione
C’è
una cosa che mi ha fatto venire il magone:
per
far dispetto, di fronte alla Madonnina in Prato,
perfino
la culla e il Bambino del Presepio hanno rubato:
la
provocazione di uno stupidotto
e
un torto fatto alla nostra tradizione?
Però,
infine, Bambino e culla sono stati trovati:
non
gettati via, ma sotto un ulivo, quello adiacente
ad
un’altra chiesa dedicata alla Madonna,
quella
dei poveri che a san Fermo è situata.
Che
sia stato proprio il Bambino a voler cercare
un
posto più conforme alla sua povertà?
L’uomo
nasce libero e ovunque è in catene
come
diceva un pensatore di filosofia.
(n.d.a.:
Jean Jacques Rousseau)
Qualcuno
ha avuto l’idea di incatenare il Bambino,
in
modo che nessuno potesse portarlo via:
Non
voglia Dio che il Bambino venga messo
in
catene, già nella culla, appena nato!
Al
giorno d’oggi del doman non v’è certezza!
non
si può fare a meno però della sicurezza
in
centro città, soprattutto alla sera,
quando
non c’è in giro nessuno, a parte ... qualche vagabondo.
È
capitato anche a me, passando ad ora non tarda
per
la piazza del Garibaldino e aver paura!
Per
non parlare di quello che s’incontra per terra
nelle
strade e nelle piazze: di notte è un immondezzaio.
Ma
a parte la mala educazione delle persone,
c’è
anche qualche problema di manutenzione,
parlo,
ad esempio, dei marciapiedi delle strade:
una
quantità di cestini e tombini da vuotare.
Se
di luci di Natale nessuno ha avuto da dire
è
un segno che quelle di quest’anno sono state preferite.
Lo
spettacolo era grandioso l’anno scorso,
ma
forse per Natale non era molto adatto.
La
proiezione del bel gioco di disegni e colori
ha
fatto risaltare la bellezza del Palazzo.
Certamente
non ha pensato al decoro dei giardini
chi
ha piazzato i cartelli come una caccia al tesoro
per
far finire qualche poveraccio con un bisogno fisiologico
in
un bagno con la porta serrata da un bel pezzo:
perché
anche i varesini hanno i loro sogni,
ma,
davvero, qualche volta hanno i loro bisogni!
Finisco
qui, andate avanti a far baldoria,
e
per qualche ora lasciate lontani dai pensieri
le
rogne e il malandare che c’è in questo modo rissoso,
dove
si ruba, si ammazza, tanti dan fuori di matto!
Dove
persino per le cose belle non c’è rispetto:
per
la natura, per le donne e le giovinette!
Bosini,
io vi saluto! me ne ritorno lontano,
ma
prima di lasciarvi stringo a tutti la mano.
E
mi raccomando: stasera, un buon bicchier di vino
alla
salute vostra e del vostro... Re Bosino!