sabato 24 settembre 2016

Mock mi ha fregato

                                                                                                        ph dada


Per gli amici di Mock che ieri non erano in Salone Estense, riporto qui alcune delle parole che ho detto. 


Devi dire che mio fratello Marco mi ha fregato. Non me l’aspettavo. Ma a questo punto sono quasi certo che si è preparato, che ci ha pensato per tempo, che si è portato avanti. Non me l’aspettavo ma quando nel mese di giugno del 2013 ha dimostrato, di fronte ad una malattia fra le peggiori, una calma e un coraggio sorprendenti, mi sono insospettito. Probabilmente ha cominciato a riflettere seriamente sul dolore, sulla morte, sulla nostra fragilità e sulla necessità di non sprecare tempo al tempo del suo Cammino di Santiago, luglio 2004, che Gabriella definisce l’inizio di una conversione, di un cambiamento profondo. Avrei dovuto insospettirmi quando, in quegli anni, mi regalò il libro ‘I miei martedì col professore’ di Mitch Albom, un libro che è la cronaca di una preparazione vitale al grande passaggio. Ma come? Mio fratello Marco che pensa alla morte? Non è mio questo tema? Da anni? In effetti lessi quel libro con interesse, e insieme cominciai a seguire con più attenzione lui, che andavo scoprendo sempre più simile a me. Ma intanto Mock sparigliava un po’ le carte. Perché era anche il tempo della cura del corpo, della paura della malattia, della dieta ferrea, di una certa difficoltà nell’insegnamento, con quei ragazzi-leoni scatenati da affrontare giorno dopo giorno. Erano anche gli anni della fuga dal mondo, con quel suo ‘rifugiarsi’ al rifugio del Pian delle Creste, e poi cuffie sulle orecchie e via con la musica, riservando un’amicizia sempre più profonda a poche, selezionate persone. Una passione per la musica che giudicai a volte persino eccessiva, sebbene incoraggiata, giustificata da un talento innegabile. Abbracciando i miei ultimi brandelli di moralismo, vedevo in lui un egoistico ‘godersi la vita e le sue passioni’. Forse avvertiva un presentimento, un’ombra nera, dalla quale bisognava scappare cercando il sole del benessere di un piacere appagato.
Sia quel che sia, da quel mese di giugno del 2013 Marco mi fregò e da lì in avanti, per due anni, ha sorpreso tutti.
Quale possa essere il nostro comportamento di fronte a una sentenza così decisiva, ad un malanno così devastante, non è dato saperlo finché non ci si trova coinvolti in prima persona. Ma coltivo la convinzione che per Marco non fu una saetta del tutto inattesa, e che l’allenamento pregresso lo aiutò, insieme agli amici, alla preghiera, alla fede in Dio, alla musica.
Il libro che presento oggi, e che nelle mie intenzioni doveva finire nella sue mani da vivo, è presto riassunto: molto spazio al talento musicale di Mock, alcune pagine di ciò che scrisse durante il suo Cammino di Santiago, una sintesi della sua vita con foto in bianco e nero, un lungo dialogo fra me e lui, a partire dal giugno 2013, inizio del suo calvario, e molte testimonianze dei suoi amici.

Ciò detto, il libro è già introdotto. Meglio, ora, continuare con il dialogo coinvolgente della sua musica. 

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