giovedì 15 settembre 2016

Di Giada, mia alunna alla Vidoletti....



Di Giada, mia alunna alla Vidoletti per tre anni, ricordo che era alta di statura, un po’ dinoccolata, scoordinata (proprio a motivo dell’altezza, era cresciuta di colpo e gli schemi motori andavano assestati), non dotatissima dal punto di vista psicomotorio, comunque impegnata, con passione per il basket. Era originale e amava dialogare, anche in palestra. Ho cercato i risultati delle prove di atletica, che per solito conservo: di quella classe non li ho trovati. Avrei potuto essere più preciso, professionale, verificando i miglioramenti nel corso del triennio. In tre anni, due ore la settimana, li si conosce poco i ragazzi. L’ora vola, arriva subito la terza, l’esame, la pizzata finale, ci si saluta, qualcuno torna a salutare i prof. Giada qualche volta mi obbligava a riprenderla perché si distraeva, chiacchierava con le amiche, ma si scusava e riprendeva subito la retta via. E proprio da una via è stata tradita. E da un automobilista (per quel che si sa sino ad ora) che non ha fatto il suo dovere, né alla guida né dopo, scappando come un ladro. Peggio di un ladro. Di Giada non ho altro da dire, se non che la sua morte è così atroce che bisogna addolcirla per non soccombere. Ho invece molto da dire ai suoi genitori, perché in loro mi immedesimo alla perfezione. Giada la sua sofferenza l’ha superata, ora riposa: nel nulla o –speriamo- in Paradiso. Loro, invece, sono nella disperazione. E in questo momento si stanno chiedendo perché il mondo non si ferma, perché non partecipa del loro dolore, perché c’è in giro gente che ride e che va al lavoro o che –pur sapendo di Giada- non si dispera. In questi attimi quel padre e quella madre potrebbero essere capaci di tutto. A loro auguro di poter continuare a vivere una vita accettabile: io prego per loro e per Giada. Ma so che sarà durissima. So che la ferita non potrà mai rimarginarsi. So che oggi sono già morti un po’, con Giada. E poi l’automobilista, il colpevole. Uomo? Donna? Giovane? Vecchio? Era al cellulare? Aveva bevuto? E’ stato abbagliato da una luce? Andava troppo forte? E perché non si è fermato?  Ha pensato che scappare fosse il male minore? Ha perso la testa e oggi è disperato anche lui? Che vada a costituirsi. Credo sia quello il male minore.
Un attimo di distrazione e la vita, per molte persone, ha perso il suo gusto buono. La sua bellezza. Il suo senso.
Stamani quattro compagni di classe di Giada sono venuti a trovarmi in palestra. Probabilmente si aspettavano da me una risposta. ‘Voi ci avete messi al mondo…su, coraggio..che dite adesso? Perché ci abbandonate così?’

Risposte esaustive non ce ne sono. Le frasi di circostanza le lascio ad altri.  

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