Ho ricevuto, via mail, questa bella recensione sul mio ultimo libro. La ripropongo qui, anonima, garantendo che non l'ho scritta io!
Caro Carlo,
proprio ieri ho terminato di leggere il
tuo ultimo lavoro (che, devo ammettere, da buon "raccomandato", ho
fatto passare avanti nella lista dei libri in attesa, impilati sulla
scrivania).
Mi è piaciuto molto e ti devo fare i miei
sinceri complimenti. Oso definirlo, forse, un "lavoro di
maturità" e, senz'altro, di ponderatezza. Anch'io mi soffermo spesso
a riflettere sui temi che hai affrontato nei vari racconti, in particolare
la fine della vita ed il senso che, alla vita, abbiamo cercato di dare,
accompagnati da un pizzico di serena nostalgia per quello (e non è stato
poco) che ci ha regalato la gioventù.
Spesso penso che avremmo certo potuto
ricevere di più; per fare un esempio, se fossimo stati disturbati solo un po'
meno dall'adolescenza, avremmo potuto studiare meglio il Greco: non ci sarebbe
servito a nulla di pratico, ma senz'altro, da adulti, ne saremmo stati
felici. Ma, tant'è, la vita è anche approfittarsi delle situazioni.
Ritengo comunque, forse a torto, che il
racconto "Il giorno che tremò la notte", realisticamente
drammatico e di notevole intensità, faccia tifare i tuoi lettori
per un romanzo, anche se so bene come la pensi in proposito.
Ma... sei ancora giovane e, magari, acquisendo
ulteriore saggezza, ti ricrederai.
Un caro saluto.
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