Avete
presente i pinguini che scivolano a pancia in giù e becco in avanti sul
ghiaccio? Ebbene, lo skeleton è la specialità sportiva che più imita i
pinguini, simil slittino ma in avanti non si portano i piedi bensì la testa. Si
gareggia sulle stesse piste velocissime e molto lisce dello slittino e del bob,
ci si butta verso valle a 120 all’ora. Varese ospita un’eccellenza nello
skeleton, la giovane atleta Alessia Crippa, che è nata a Crodo ma da qualche
tempo alloggia da noi, orgogliosamente ospitata nel College del mezzofondo,
fiore all’occhiello dell’Università dell’Insubria. Alessia è iscritta al terzo
anno di Scienze Motorie, ha sfiorato la qualificazione alle Olimpiadi Invernali
di Pechino 2022 ma con buona probabilità la troveremo fra quattro anni da noi,
per le Olimpiadi Milano-Cortina 2026. College dell’Insubria fortemente voluto
da Silvano Danzi, cioè una fucina di talenti, fra i più promettenti Pietro
Arese (in finale ai Mondiali indoor di atletica nei 1500) ma la ragazza nata
nella terra del Crodino pare intenzionata a fare ottime cose: la incontriamo
sorridente mentre al campo ‘Bellorini’ di Calcinate degli Orrigoni dà una mano
alle gare di atletica leggera dei Giochi Sportivi Studenteschi, insieme ad
altri studenti di Scienze Motorie. E così ci racconta la sua storia.
“Ho
iniziato con l’atletica leggera, i 60 e poi gli 80 metri. Quando sono passata
ai 100 metri erano un po’ troppo lunghi per me.”
Scatto
breve, quello che serve per lo skeleton.
“Sì,
la tecnica che usiamo per la partenza è la stessa della corsa veloce, anche se
siamo piegati in avanti con una mano sullo slittino. La mia carriera con lo
skeleton è iniziata sette anni fa, stagione 2015-2016, esordio in Coppa Europa a
Konigssee. Purtroppo quest’anno non sono riuscita a qualificarmi per le
Olimpiadi di Pechino, spero di esserci a Milano-Cortina, voglio ben figurare anche
perché siamo in Italia.”
Alessia
Crippa ha soli 22 anni ma ha già vissuto l’emozione della Coppa del Mondo, di
due Campionati Mondiali, degli Europei, è fra le prime tre in Italia.
Scivolare
a 120 chilometri orari, guardando verso valle, non è troppo rischioso?
“In
fondo” dice la giovane, coraggiosa ragazza “noi scivoliamo a 10 centimetri da
terra, il ghiaccio è molto liscio, quando si cade ci procuriamo qualche
abrasione, qualche livido ma niente di grave. In fase di spinta può arrivare
qualche problema muscolare, ma nulla più.”
Confidiamo
nel suo giovanile ottimismo e le auguriamo tutte le soddisfazioni possibili,
con una promessa: saremo davanti al video quando, fra quattro anni, si butterà
a testa bassa verso una medaglia olimpica.
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