ph carlozanzi
Interessante
incontro letterario ieri sera, giovedì 12 maggio, in Sala Morselli alla
biblioteca di Varese, nell’ambito degli incontri con gli autori. In questo caso
di trattava di un’autrice, Laura Massari, curatrice del volume ‘Quei versi che
restano sempre in noi – Lettere 1955/1982’ (Archinto Editore), con postfazione
di Edoardo Esposito.
Con
lei Marco Pippione (dirigente scolastico del Liceo Sacro Monte di Varese) e
Federico Crimi (responsabile dell’Archivio Chiara-Sereni).
Un
incontro poetico, un dialogo intorno a due poeti che hanno caratterizzato la
poesia italiana nella seconda metà del Novecento: Vittorio Sereni e Giovanni
Giudici. Il libro raccoglie il ricco epistolario, le lettere che i due
intellettuali hanno scritto l’uno all’altro fra il 1955 e il 1982, e che Laura
Massari per la prima volta ha raccolto in modo organico, con un accurato lavoro
filologico e molte note, completando ed arricchendo un volume del 1955, edito
dalla Capannina, titolo ‘Scritture private’, che raccoglieva però solo le
lettere di Sereni. “Abbiamo qui un epistolario davvero eccezionale” racconta la
curatrice, “trent’anni di vita milanese, gli interrogativi degli intellettuali
del secondo novecento intorno alla funzione della poesia all’interno della
storia. Era una vita culturale ricca, opinioni contrastanti che si incontravano
in un clima di amicizia e di rispetto: Sereni, Giudici, ma anche Raboni,
Fortini, tanti altri. Lettere accese e appassionate. Nel caso poi di Sereni e
Giudici, abbiamo anche lo scambio reciproco di versi, vere e proprie chicche,
con i pareri dell’uno e dell’altro.”
In
verità, probabilmente, era più Giovanni Giudici (dieci anni meno di Sereni,
poeta non ancora affermato) che si rivolgeva al già famoso Vittorio Sereni
(negli anni Sessanta direttore editoriale alla Mondadori) per raccogliere
pareri, consigli e per affidarsi alle sue buone parole, magari in vista della
pubblicazione. Lettere che denotano la sincerità fra i due poeti, e Sereni non
era certo tenero con Giudici, come ha ricordato il prof. Pippione.
“Non
è stato un lavoro semplice” dice ancora la professoressa Massari. “C’è una
ricerca filologica e in alcuni casi anche un tentativo di interpretazione,
soprattutto per le lettere di Vittorio Sereni, scritte a mano e con una grafia
non immediata da leggere. Preziose anche le glosse della moglie di Sereni,
Maria Luisa Bonfanti.”
Si
può quindi parlare a pieno titolo della prima edizione critica del carteggio
fra Sereni e Giudici, realizzata dalla Massari, docente alle scuole medie,
regista di teatro, insegnante di recitazione ad un gruppo di ragazzi
universitari e, naturalmente, amante della poesia.
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