E’
di ieri, lunedì 16 maggio, la notizia che è stata battuta all’asta la
fotografia di Man Ray (1890-1976, pittore, fotografo, regista…), ‘Le violon d’Ingles’
(nudo di donna, modella Alice Prin detta Kiki de Montparnasse) per la
straordinaria cifra di 12,4 milioni di dollari, record per una fotografia. La
notizia relativa alla celebre donna-violino, ripresa di schiena da Ray, oltre
ad altre considerazioni mi ha fatto tornare alla mostra aperta in questi giorni
in galleria Ghiggini (via Albuzzi, Varese), dal titolo ‘Body Architecture’, che
espone foto di Debora Barnaba.
Già
ne ho parlato in questo blog. Voglio aggiungere qualche nota personale.
Faccio
riferimento principalmente alla foto che qui vedete. Si tratta di un autoscatto
in bianco e nero. Debora ha posato per se stessa e per la sua idea di corpo, di
carnalità. Michele Liuzzi ha curato la parte scenografica, la cornice, l’architettura
sulla quale si posa la donna.
Prima
impressione: il piacere alla vista di un nudo di donna, un corpo giovane, atletico. Ho immaginato i punti centrali del piacere come un volto: gli
occhi, la bocca. Anche perché il viso di Debora è semicoperto dal braccio,
spunta un occhio che ci guarda, una porzione di bocca. Fra le foto esposte,
questa è la foto dove il viso è più riconoscibile. La fotografa ci ha mostrato
il suo corpo ma ha tenuto per sé il volto, i lunghi capelli neri, capelli poi
sacrificati in un taglio radicale con cambio di colore.
Seconda
impressione: il piacere della vista comprende il desiderio di impossessarsi di
quel corpo, di entrare in contatto.
Terza
impressione, o meglio, domanda: quanto coraggio è stato necessario per arrivare
ad esporsi così, sull’altare dell’arte? So che Debora Barnaba non è la sola
fotografa che ha fatto questa scelta, come so bene che il nudo di donna è
frequentissimo nella storia dell’arte, pittura, scultura, fotografia. Ma qui
stiamo all’autoscatto e alla scelta di mostrarsi in pubblico, per testimoniare
quanto un nudo femminile possa essere espressivo, generare emozioni, raccontare.
Sul coraggio dovrebbe esprimersi la protagonista, io posso solo immaginare che sia
stato necessario credere con fermezza nel proprio lavoro.
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