Sembra paradossale ma più si avvicina l'epilogo (e quindi bisognerebbe non perder tempo) più sto apprezzando il piacere dell'attesa, la lentezza di un progetto che si realizza poco alla volta, il privilegio di saper dire: "Non fa niente, per oggi basta, continuerò domani...E se un domani non ci sarà, va bene così...Qualcosa si è già fatto..."
Niente affanno ma degustazione, come se mi trovassi davanti ad un pranzo luculliano e con una sola ora a disposizione: meglio abbuffarsi senza piacere, o gustare solo qualche assaggio?
E' l'accettazione del limite che ti permette quel minimo di felicità che ci è concessa.
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