venerdì 27 gennaio 2023

Federico Bianchessi Taccioli: medaglia di bronzo


 Il giornalista e scrittore Federico Bianchessi Taccioli, terzo classificato al Poeta Bosino 2022.



Amur d’un furestee                                                  Amore di un forestiero

 

Mi sunt mia nassù propri chi, bel Varés                  Non sono proprio nato qui, bella Varese             

vegnù da ben fora, ‘n àsen furestee;                         venuto da molto lontano, un asino forestiero;

Bubià, Masnagh, Casluncio, Camairagh                Bobbiate, Masnago, Casluncio, Camairago

ghe sto apena da ‘na brencava d’ann,                   ci sto soltanto da qualche anno,

sa sent, sa ved, che in sto mè parlà busin              si sente, si vede, che in questo mio parlare bosino

scarlighi anmò e và, intend, scusèm un bott,         scivolo ancora e via, capisci, scusami tanto,

se te vorat cureg mi saress cuntent,                        se vorrai correggermi, sarò contento,

semm semper a temp par indurà la ment,              siamo sempre in tempo ad arricchire la mente,

st’asen g’ha voja da cantà en tà lengua                quest’asino ha voglia di cantare nella tua lingua

ol tò dialett ch’al sona inscì alègher                        il tuo dialetto che suona così allegro                 

ch’in pee sott’al bongbong del Bernascùun        che in piedi sotto allo scampanio del Bernasconi,

well, Varés, ma senti finalment a cà.                    well, Varese, mi sento finalmente a casa.

 

E quand ch’el miri al gran cedar secular,              E quando ammiro il gran cedro secolare

in dul giardin cunt ul Rosa sul fundal,                     nel giardino con il Rosa sullo sfondo

senti l’immens, e ‘l nient, e ‘l temp brusàa           sento l’immenso, e il niente, e il tempo bruciato

menter se dislengua al su in dul lagh durà              mentre il sole si scioglie nel lago dorato

insiema a tucc i sogn d’un fiò cal spera,              insieme a tutti i sogni di un ragazzo che spera,

ma al po piov o tirà vent, al po fiucà,                  ma che piova o tiri vento, o nevichi,

quand dervi la finestra e me riva su                       quando apro la finestra e mi arriva

ul ciciarà di tusann dal prestinè                             il chiacchierare delle ragazze dal panettiere

e ‘l meccanich ch’al discur de l’Emmevì              e il meccanico che discute della MV

cunt ul gommista centaur de la Vespa,                con il gommista centauro della Vespa

e al café l’avucàtt arringa al dutur,                       e al caffè l’avvocato arringa il dottore,

bien, Varés, ma senti finalment a cà.                    bien, Varese, mi sento finalmente a casa.

 

 L’alter dì dal pugiò dra Maria dul Munt,             L’altro giorno dal balcone del Sacro Monte

la man pugiada sura ul cartel da brunz                con la mano posata sulla targa di bronzo

dul Papa sant ca l’è vegnù su a pè,                       del santo Papa salito qui a piedi,

l’istess che ‘n dì a basà giò ul me paes,               lo stesso che un giorno baciò il mio paese,

te vardavi là, burgh en pas, ul cor vert,              ti guardavo là, borgo in pace, il cuore verde,

e ma vegnuu da ringraziàtt, sunt sincer,            e m’è venuto di ringraziarti, dico davvero,

va’, che se m’ariva su anca ‘l magùn,                  guarda, che se mi sale anche il magone,

l’è assee un cicinin al Burducan,                          mi basta un goccio del Borducan

subit ma senti ul Re dul Carneval,                         subito mi sento il Re del Carnevale,

ciapi la sbilenca e sota a pedalà,                          prendo la ‘sbilenca’ e giù a pedalare,                        

e vuli cont la grenta d’Ivan Basso,                          e volo con la grinta d’Ivan Basso,

bueno, Varés, ma senti finalment a cà.                 bueno, Varese, mi sento finalmente a casa.

 

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