venerdì 20 gennaio 2023

Ma cosa pretendiamo?


 

Ogni volta che termino una corsetta o un giro in bici o una camminata ringrazio (non so bene chi) per il dono di questo movimento, ancora possibile alla mia età. Muovermi mi fa star bene. Ci sono miei coetanei (e amici anche più giovani) che non praticano più attività motoria perché non riescono ad ottenere i risultati di un tempo: piuttosto che accettare il peggioramento (del tutto fisiologico) preferiscono rinunciare. Li capisco ma insieme non li capisco e li invito a ravvedersi. Accettare il decadimento non è facile ma è essenziale. Non abbiamo alternative. Fra i miei molti limiti almeno non ho questo. Mi accontento e godo: ‘così così’ direbbe Ligabue. Ma sono convinto che anche il noto cantante (più giovane di me) sia già nella fase di accettazione, un cammino inevitabile. Si gioca al ribasso, si valorizza ciò che rimane, si indora la pillola, ci si adatta a fare altro, si chiude un occhio (a volte anche due, cercando di non andare a sbattere), ci si sopporta, non si invidia considerando il molto che ci resta e il poco che magari altri devono accettare. E così il tempo scorre abbastanza sereno. Lo scrittore Andrea Camilleri si stupiva di come alcuni vecchi si sorprendessero dei loro acciacchi, come a dire: pensavano forse di arrivare intatti alla meta? E lui era praticamente cieco.

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