Mio padre e mia madre avevano accumulato non pochi libri, oggetto che
naturalmente mi interessa assai. Buttare nella carta riciclata i libri è sempre
un problema. E’ un po’ come per il pane. Magari scartiamo cibi di maggior
valore economico ma il pane è il pane e si fatica a buttarlo. Così i libri,
pagine cartacee che con buona probabilità non leggeremo mai, o che presto
dimenticheremo, ma che teniamo, non si sa mai, il libro è il libro, parte con
una buona reputazione, anche se non tutti i libri sono meritevoli di tale fama,
pochi sono davvero memorabili. Tutto ciò per dire che sto portando a casa mia
dalla casa della mia giovinezza molti volumi, che vanno ad aggiungersi ai tanti
che già possiedo. Ma ieri ho fatto una bella scoperta: l’Oscar Mondadori numero
1, ‘Addio alle armi’ di Ernest Hemingway.
Era il 1965, Arnoldo Mondadori (che aveva un ideale: un libro per tutti)
pensò a volumi maneggevoli e soprattutto economici, da vendere nelle edicole al
prezzo di una rivista, un libro la settimana, un libro da Oscar, cioè romanzi e
racconti di autori prestigiosi. Una costosa campagna pubblicitaria per lanciare
il prodotto, il dubbio che Lire 350 fossero troppe, forse sarebbe stato meglio
300, la necessità di venderne migliaia e migliaia di copie per starci dentro
coi costi, infine il grande successo dell’iniziativa. E il primo titolo ora ce
l’ho: copertina poco consistente, carta povera, corpo piccolo per risparmiare
sul numero di pagine, rilegature di poca tenuta ma gli Oscar sono gli Oscar,
hanno ingigantito il numero dei lettori.
Da allora sono passati quasi sessant’anni. Sfoglio questo numero Uno con
gioia e rispetto.
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