ph carlozanzi
Il
San Vittore bosino (anticipato di un giorno) ha avuto inizio alle 6.45 di domenica 7 maggio, dalla Madonna del Monte. A quell’ora è partito il primo
tedoforo, diretto in discesa verso i rioni cittadini, toccati dalla fiaccolata:
la Famiglia Bosina accende la città. Una Varese ingrigita dal cielo plumbeo, ma
la pioggia ha fatto la brava e così tutto si è svolto nel migliore dei modi. E
per tutto si intende il corteo di auto d’epoca e la Consegna della Girometta d’Oro 2017,
alle ore dieci, in Salone Estense. Una Girometta che è stata preceduta da due
premiazioni. Molte le autorità presenti, a partire naturalmente dal regiù Luca
Broggini, dalla consigliera Cristina Tumatelli, e poi il sindaco Davide
Galimberti, il prefetto Giorgio Zanzi, il Governatore della Lombardia Roberto
Maroni, militari, assessori, il comandante dei vigili del fuoco Giulio De
Palma, Angelo Monti per i Monelli della Motta e molti altri. Ma soprattutto
tanti varesini. I primi riconoscimenti sono andati a due maestri del lavoro, Vitaliano
Segna e Vincenzo Agrifoglio. E’ stata poi la volta del premio alla ditta, e
questa volta il riconoscimento è toccato alla premiata Pasticceria Brenna di
Biumo Inferiore. Uno dei due fratelli Candiani, emozionato, ha ringraziato i
presenti; a dire del Pin Girometta (conduttore dell’evento), il pasticcere
portava con sé, sui suoi abiti, il dolce profumo delle paste e delle torte.
Quindi il varesino illustre, meritevole della Girometta d’Oro 2017. Si tratta
di Giuseppe Marotta detto Beppe, varesino classe 1957, una vita nel mondo del
calcio come dirigente, con inizi ai tempi di Giovanni Borghi, vicemagazziniere
al Varese calcio in serie A, quindi dirigente del Varese negli anni della B e
della C1, soprattutto con Luigi Orrigoni, e poi la partenza: Monza e su su,
Venezia e poi Sampdoria e infine Juventus, direttore generale e amministratore
delegato della Signora d’Italia. Sarà anche un caso, ma da quando è arrivato
Marotta la Juve fallisce pochi colpi, sul mercato e sul campo. Marotta si è
detto commosso (“Ricevo molti premi perché la Juve vince, ma questo mi è
particolarmente caro, Varese è la mia città, qui ho molti amici che ho
ritrovato oggi”), ha ricordato le sue due regole auree, laboriosità e umiltà,
ha tirato le orecchie a taluni genitori (“A Torino abbiamo 500 ragazzini che sognano
di diventare campioni, i genitori spesso sbagliano perché questo si attendono:
noi puntiamo a far crescere degli uomini, non dei campioni”) e ha parlato del
lavoro che sta svolgendo, per evitare la dispersione scolastica (“Alla Juve
abbiamo un Liceo parificato, per evitare che chi si allena abbandoni la scuola,
puntando tutto sul calcio.”) Quindi, in corteo, allietato dai Canterini Bosini,
la festa si è portata sul sagrato della Basilica di San Vittore, dove è stato
acceso il braciere, e poi sotto le navate della Basilica, per la Messa Solenne,
celebrata dal prevosto, Monsignor Luigi Panighetti. E qui l’ultima premiazione:
la mamma dell’anno, cioè la dottoressa Cristina Frascoli, mamma di sette figli.
Infine l’aperitivo sul sagrato, offerto dalla Famiglia Bosina.
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