...Arrivato nella villa del nipote, lo fecero sedere e Lucia gli mise fra le braccia il neonato. "Sun mia bun da tenel in brasc" disse Battista.
"Basta stare attenti alla testa...ecco...così" disse Lucia.
Il bisnonno lo guardò come una benedizione, con tenerezza. La morte cresceva dentro di lui, la sentiva, la odiava poi si rappacificava, a volte si giudicava capace di resistere, in altri momenti si avviliva e si disperava: era troppo. L'idea di scomparire per sempre lo terrorizzava, non gli bastava il pensiero che sarebbe stato ricordato dai suoi: voleva vivere in eterno. Per questo pregava, implorava che Dio lo aiutasse, lo convincesse che davvero avrebbe rivisto la sua Agnese. Ma ora teneva fra le braccia Marco, era diventato bisnonno, il suo amato nipote Bruno, la bella Lucia gli avevano regalato un nuovo miracolo e se quello era un miracolo allora i miracoli erano veri e sarebbe stato possibile il miracolo di una vita eterna.
Il piccolo aveva gli occhi chiusi, li aprì, sbadigliò, disegnò un sorriso involontario, li richiuse, tremò, si rilassò. Muoveva le labbra come se volesse succhiare dal seno della madre.
"Al gha famm!" disse Battista, che allungò le braccia e riconsegnò Marco a Lucia. Ecco, quella era la vita nuova, lui aveva visto tutto quello che c'era da vedere, sofferto anche troppo, gioito, fedele a Ida e al bisogno di essere onesto...
(dal romanzo 'Sassolungo')
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