Lunedì 13 luglio 2015
Caldo, insetti fastidiosi, musica sul palco, un lago piatto che sfiata
afa e zanzare, sono triste, non vorrei trovarmi in questa situazione. Ti vedo.
“Eccolo qua” mi dici, e ti avvicini.
“Come va?”
“Non bene, non la vedo bene. Pazienza.”
Sono a disagio: non ti vorrei malato, non mi vorrei così distante
dalla tua malattia. Sono tuo fratello.
Ci sono degli strumenti da trasportare sotto il palco. Fra poco dovrai
suonare, cantare.
“Ma ce la fai?”
“Ce la faccio.”
Ci avviamo verso il buio della sera. Il sole se ne è andato. Luci
artificiali. Gente che spruzza Autan, che schiaccia, che dà pacche sulle
braccia e sulle gambe, musica irlandese sul palco. Ci avviamo e tu mi metti il
braccio intorno alle spalle. Lo stesso faccio con te.
“Eh… Carlo, Carlo…..”
Mi vuoi dire che hai paura, che non c’è speranza, che sai come andrà a
finire. Non piango ma dentro soffro. Alla mia maniera. Vorrei strapparti quella
gramigna. Mi sento inadeguato.
“Bè, vado dalla mamma…non è bello?”
Come posso risponderti, fratello mio? Certe domande, certe
considerazioni non possono avere una risposta sensata. Se ti dicessi: “Sì, sarà
bello…” dovrei anzitutto crederlo, e poi è come se dicessi che in fondo che tu
muoia non mi interessa più di tanto. Se ti dicessi: “Ma che cazzo stai dicendo?”
non direi la verità sulla tua malattia, che è gravissima. E lo sappiamo io e
te. Resto in silenzio, dico qualche parola astrusa.
“Così vediamo se è vero…..questo è il punto di domanda fondamentale, è
l’interrogativo dell’esistenza..” e disegni un punto di domanda con la mano
destra.
Ti aiuto a portare i leggii, che prendi dall’auto nuova. Torniamo verso il palco. Cerco gente, che ti
obbligherà a fare discorsi banali. Questi sono difficili da digerire. Mi
trovano muto.
“La cosa è grave, lo dico a te, a chi mi è vicino..non lo dico certo a
tutti, a quelli che non gliene frega niente..mi raccomando, cercate di non
essere tristi..in fondo vado in un bel posto…”
Per fortuna siamo al palco. Ora suonano e cantano i Bluedust, bravo
quel tipo al banjo, non come Mock ma bravo. E bravo anche il cantante, e poi c’è Josh Villa, che fra poco canterà
con Mock.
Ora si lavora soltanto. Strumenti da portare. Pesanti ma niente in
confronto alle frasi di Marco. Ai suoi occhi.
La sua volontà, la sua forza, il suo coraggio, la sua pazienza
infinita nonostante tutto quello che sta vivendo mi fanno sentire poco più di
un tafano. Quanta strada devo ancora percorrere, anzitutto nell’accettazione di
un corpo che cambia, che ti tradisce così duramente. Che non riconosci più.
Quanta strada spetta a me, per raggiungerti…..
25-continua
Momenti difficilissimi, per chi sta vicino... li ho passati anch'io con la mia mamma... a più di trent'anni sono ancora vivi nella memoria... e fanno ancora male!
RispondiEliminaUn abbraccio
un abbraccio a te cara lucia
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