Ero stato facile profeta, ma certamente non me ne rallegro. Nel precedente post dedicato al Giro d'Italia, sottolineavo la mia incoerenza: critico questo sport agonistico troppo pericoloso eppure lo seguo. Ieri, puntualmente, ecco una caduta grave (perché altre ce n'erano state, ma di minor entità). A meno di 5 km dal traguardo di Cattolica c'è uno spartitraffico e un addetto alla sicurezza che sventola la bandiera rossa, davanti al pericolo. Arriva il gruppone, a 60 all'ora se non di più. Joe Dombrowski, vincitore di una tappa, incredibilmente tocca l'addetto che cade e cade Joe e ne cadono altri due, e uno dei due è lo spagnolo Mikel Landa, tra i favoriti. Landa non si rialza, viene l'ambulanza. Morale: Joe, commozione cerebrale, si ritira; Mikel, frattura clavicola più costole, si ritira. Avendo da poco fratturato la clavicola, so bene cosa vuol dire. In più lui ha le costole rotte, è caduto a 60 all'ora!
E ora non so se continuare a guardare il Giro.
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