Il
18 febbraio del 2008, dieci anni fa, moriva l’imprenditore Luigi Orrigoni,
Mister Tigros, come scrisse il giornalista Gianni Spartà. Ho avuto il piacere
di conoscere Luigi. Fu in occasione del libro che stavo scrivendo su Castronno.
Mi consigliarono che non potevo parlare di Castronno senza raccontare la storia
degli Orrigoni, e così incontrai Luigi, che in quegli anni stava iniziando l’avventura
dei supermercati Tigros. Una seconda volta lo rividi durante la presentazione
del libro, che avevo scritto per i 50 anni dell’Asea. Mi disse: ‘Perché lei non
entra nel Panathlon?’ Lui sapeva già dove voleva arrivare, cioè voleva
invitarmi in quel Club degli sportivi per farmi scrivere il libro sui 50 anni
del Panathlon. E così è stato. In quegli anni, primi anni del nuovo millennio,
Luigi mi dimostrò più volte la sua attenzione verso il mondo della cultura, dei
libri, sponsorizzando più di un mio progetto. Ma non lo faceva solo con me.
Molti varesini possono ringraziarlo per l’aiuto ricevuto da Luigi, mecenate
della cultura, imprenditore che con Tigros stava andando alla grande. Purtroppo
ci fu anche un litigio fra noi, colpa mia, sull’Agenda Varese del 2003, la
prima: gli ‘regali’ qualche anno in più, se la prese molto, mi chiuse la porta
in faccia. Era un uomo che non le mandava a dire, piuttosto impulsivo. Ci
rimasi malissimo e chiesi scusa. Tornammo amici giusto un anno dopo, e la foto
che ho scelto lo dimostra. Alla presentazione dell’Agenda Varese dell’anno
successivo, novembre 2004, che lui aveva sponsorizzato, venne a trovarmi: pace
fatta! Eccoci io, Maran, Luigi Orrigoni e Fausto Bonoldi. Insieme realizzammo
un altro libro, poi si ammalò. Il nostro ultimo incontro fu alle Fontanelle, il
suo quartier generale, proprio per quella sua ultima sponsorizzazione.
Salutandoci gli dissi: ‘E’ arrivato il momento di scrivere un libro su di te!’
e lui rispose che era ancora giovane e che ci sarebbe stato tempo. Mi piace
rivedere Luigi a cena, alla Madonnina di Cantello o da Venanzio. Era solito
invitare i suoi amici almeno due volte l’anno, una a maggio, per gustare gli
asparagi di Cantello, e l’altra in inverno, per la cassöra di Venanzio. Uomo generoso, gioiva della gioia altrui.
Ciao,
Luigi.
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