Sono
figlio del boom economico, non ho fatto la guerra, probabilmente sono cresciuto
se non nella bambagia certamente non su una tavola da fachiro, non ho mai
saltato i pasti, sono nato e cresciuto in una fetta del mondo privilegiato,
eppure a volte la vita (non tanto per me, in questo momento, ma per persone vicine
a me) mi pare davvero una valle di lacrime. Non sono dotato della capacità di isolarmi
nel mio star bene, pensando –Finché non capita a me, me la godo…- Vedo, leggo,
so, e pur nel mio egoismo soffro per chi è nella zona della valle che regala
solo, soprattutto lacrime. Soprattutto mi pare che regni la legge della sopravvivenza. La frase
‘Viviamo alla giornata’ sta a significare che tirare sera non è una pacchia ma
un succedersi di eventi faticosi, sicché è meglio non pensare alle grane del
domani, perché ‘a ciascun giorno basta la sua pena’. Soprattutto uno si pone
domande di senso: ma perché siamo venuti al mondo non dico solo per soffrire,
ma certamente non solo per gioire? Perché spesso ci manca il fiato, siamo in
affanno? Sopravvivere, cioè non vivere pienamente, e per pienamente intendo
liberi di camminare (non dico realizzare) verso i nostri sogni, i nostri
desideri: ecco, sì, vorrei per tutti una vita, non una sopravvivenza.
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