Mi
perdonerà l’amico poeta Dino Azzalin se apro il pezzo con un ricordo di
gioventù non proprio poetico, del resto è lui stesso ad affermare di essere un
uomo anche carnale. Se penso a Dino la prima immagine mi porta alla fine degli
anni Sessanta, all’oratorio Molina di Biumo Inferiore. Vedo tanti ragazzi con i
pantaloni corti, soprattutto la domenica pomeriggio. E vedo alcuni personaggi,
a gareggiare con la potenza dei rutti. Senz’altro trovo Roberto Troian (oggi
giornalista Rai), Mauro Serragli (oggi missionario Comboniano) ma vedo anche
lui, Dino, che forse non ruttava in compagnia ma certamente era fra i tifosi
più accaniti. Perché il ragazzo Azzalin era un monello. Poi non lo vedo più per
almeno vent’anni e me lo ritrovo agli inizi degli anni Novanta, addirittura
medico dentista e poeta. Lui, il Dino dei pantaloni corti. Probabilmente è
stato proprio Azzalin ad invitarmi nella giuria del Premio di poesia Eraldo Benvenuti.
Lì ho conosciuto fra gli altri i poeti Mauro Maconi, Arnaldo Bianchi, il
giornalista Diego Pisati e quella nuova
versione di Dino, riveduta e corretta, trasformata. Da allora ci siamo sempre
frequentati e reciprocamente seguiti, sulla via della scrittura, noi, ragazzi
del Belforte. Ed ora eccolo di nuovo, davanti alla sua nuova raccolta poetica,
che arriva dopo oltre undici anni di digiuno (almeno come pubblicazione) dei
versi, e di spazio alla narrativa. Ieri sera il Salone Estense era colmo di
amici, estimatori, lettori di Azzalin, e riempire una sala con la poesia non è poco.
A fare gli onori di casa il borgomastro Davide Galimberti, che ha salutato i
presenti, affermando: “La sala è piena,
si vede che il poeta Azzalin ha seminato bene.” Già, perché la raccolta
ha per titolo ‘Il pensiero della semina’, e il fatto che sia stata pubblicata
da Crocetti è già di per sé una garanzia.
L’argilla ha acceso il
grano/e il limo si è fatto uva./La povertà era il nostro tempo/e i ragazzi il
frutto del raccolto./Fu un gioco di trincee l’infanzia/e dietro i sacchi di
frumento/il dopoguerra preparava un altro/pensiero della semina.
Ecco
un assaggio. 65 poesie (come gli anni del poeta), divise nelle quattro stagioni.
Ci ha pensato il giornalista Diego Pisati ad introdurre l’autore, parlando fra
l’altro del narcisismo, inevitabile per chi appone una firma su un suo scritto,
poeta, narratore o giornalista che sia. Ma lo ha fatto con garbo, ripercorrendo
poi la carriera letteraria di Azzalin, ormai pluridecennale, partita nel 1985
con la poesia, e precisamente con la raccolta ‘I disordini del ritmo’. Poi
altra poesia e la narrativa, fra i molti libri cito il Diario d’Africa e i
racconti ‘Il segreto di Lei (Storie d’amore e di buio)’ edito da ES. E ora di
nuovo la forma di estrema sintesi che è la poesia. Un verso può introdurre più
di altri in questo libro:
La perfezione della
semina/non è mai nel seme/ma nella speranza.
Viviana
Faschi ha letto alcune liriche, quindi il brindisi per questo aperitivo con l’autore
che ci è parso assai gradevole.
Prosit,
caro Dino.
Ottimo curriculum che ha inizio da quel "sapore di fanciullezza" ma che, giustamente ha fruttato bene.
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