LA
VOCE DELLA PIETRA
Quando
nel 1996 uscì per Il Saggiatore il romanzo ‘La voce della pietra’, del varesino
Silvio Raffo (noto sino ad allora soprattutto come prof e poeta), i commenti
furono positivi e arrivò anche qualche premio letterario. Poi la pietra tacque
sino a qualche anno fa, quando dal romanzo venne realizzato negli Usa un film
dall’omonimo titolo. Nel 2018 il film è arrivato anche in Italia e, con perfetto
tempismo, la casa editrice romana Elliot ha ristampato il romanzo, mettendo in
copertina un’immagine tratta dal film, ora anche in dvd.
I
varesini hanno avuto modo di vedere il film anche in città, e oggi in
Biblioteca Civica abbiamo assistito alla presentazione del romanzo. Da par suo,
Silvio Raffo ha dato una nuova prova delle sua abilità istrioniche e
affabulatorie, che non sono di tutti gli scrittori, in genere più abili nello
scrivere che nel parlare. Del resto Raffo avrebbe voluto fare l’attore, e ha
rinunciato a teatro e cinema per la scuola, che su di lui ha sempre esercitato un
fascino particolare. “Quando entro in un’aula entro in paradiso” ha ammesso
oggi, sebbene Raffo sia in pensione, dopo essere stato apprezzato docente di
lettere al liceo classico ‘Cairoli’ di Varese. Con Raffo hanno parlato del
volume la docente Vittoria Trotti Gnocchi e Luca Traini, che lo scrittore ha
definito “uno dei miei alunni più geniali.”
Interessante
la genesi del romanzo, che ci lasciamo raccontare da Raffo stesso: “Ero seduto
su una panchina ai Giardini Estensi. Non compro mai i giornali ma quel giorno
un soffio di vento fece arrivare una pagina di un quotidiano vicino ai miei
piedi. Lessi fra gli annunci che a Milano un padre chiedeva assistenza per suo
figlio, che aveva subito un trauma. Mi recai immediatamente, pensando di poter
conciliare il mio ruolo di docente con quello di assistente di questo ragazzo.
Che incontrai, un bellissimo giovane di nome Massimo: la madre era andata via
di casa e lui non parlava più, mutismo isterico. Non potei accettare quell’incarico
perché era a tempo pieno, non avevo letto attentamente l’annuncio. Ma quel
giovane mi rimase dentro e così anni dopo divenne il protagonista del mio
romanzo, che è la storia, il combattimento fra Jacob e Verena, la donna che
deve aiutarlo a recuperare la parola.”
Silvio
Raffo, a ruota libera, ha poi ammesso di aver molto apprezzato il film, che
sebbene con inevitabili cambiamenti rispetto al testo da lui scritto, non ne ha
assolutamente alterato la sostanza. Ha poi ampliato il raggio d’azione, facendo
cenno ad altri suoi romanzi, che vedono quasi sempre come protagonisti un
giovane problematico, un adulto incaricato di aiutarlo a trovare la normalità,
la figura della madre che primeggia rispetto alla figura paterna (“ho qualche
problema con i padri” ha detto il poeta e narratore varesino). Le storie di Raffo sono quasi sempre
drammatiche, complesse, domina la scena l’azione psicologica. “Il mio lato
oscuro lo metto nei libri” ha concluso Silvio Raffo “perché chi mi conosce sa
che sono un tipo ben diverso, non certo chiuso in me stesso, tormentato,
angosciato. Chi legge i miei libri si sorprende nel trovarmi assai differente
da come uno si sarebbe immaginato, scorrendo le mie storie.”
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