vela sul lago Maggiore
ph carlozanzi, dai Pizzoni di Laveno
Così tra questa immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare.
Uno dei miei colli dell'infinito preferiti è la cima del cannoncino al Campo dei Fiori, in particolare una panca in pietra dove mi sdraio dopo essere salito in bici. La mia siepe sono gli occhi chiusi, il panorama lo conosco molto bene. Non c'è silenzio, perché almeno il canto degli uccelli permane, è costante e gradito, è un rumore-non rumore. E così annego, con il volto scaldato dal sole. Ma il mio naufragio non è tempestoso, non è nemmeno un naufragio, è come fossi su un materassino, vicino alla riva, il mare è quieto, onde minime che mi fanno traballare dolcemente, piedi e mani nell'acqua, ogni tanto uno spruzzo che mi rinfresca, la capacità (rara) di non pensare alla morte e al dolore, come se il presente si gettasse in un futuro promettente.
Dura pochi attimi, lo so.
Fine.
Nessun commento:
Posta un commento