Nella
poesia Pà che ho dedicato agli ottant’anni di papà Mario, faccio cenno ad
alcuni regalini che mio papà era solito portare ai suoi figli e alle sue nuore:
i bucaneve alla fine dell’inverno, i mughetti ai primi di maggio, le castagne e
poi alcuni dolci tradizionali, come il pan dei morti e le ossa da mordere (ai
primi di novembre), le colombine per Pasqua, e poi il patè per Natale, il pan
meino eccetera. Mio fratello Guido ha ereditato la ricetta del patè del Mario e
per fortuna è in grado di rifarlo. Un giorno di fine estate del 2010 ho
invitato papà Mario a casa mia, obbligandolo a lasciarmi (compresa una
dimostrazione pratica) la ricetta del pan meino, dolce tipico
milanese-varesino, realizzato con i fiori secchi di sambuco, che a Varese
abbondano. Il Mario arrivò, si rimboccò le maniche e portò a termine il suo
compito di testimonianza. Ecco il risultato fotografico. Per la verità da
allora non ho mai fatto i pan meini, ma ho la ricetta e le foto, prima o poi mi
cimenterò. Un giorno ero impegnato nella realizzazione della pasta frolla. La crostata
è il solo dolce che so mettere in forno. Il Mario mi vide che impastavo gli
elementi dentro una ciotola, mi sgridò bonariamente, spiegandomi che avrei
dovuto fare la montagna di farina, il cratere in mezzo, uova, burro, zucchero e
‘mettere le mani in pasta’, non aver paura di sporcarmi le mani. La foto
dimostra il metodo che ho descritto.
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- continua
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