2015,
un anno che ha messo alla prova papà Mario e tutti noi. Mio fratello Marco
lottava contro la malattia con coraggio e fede. Visse quegli ultimi mesi
suonando e organizzando eventi, che seguii ma mio papà Mario (ora non ricordo
bene ma credo sia andata così) non sempre era presente. Temeva di dover fare i
conti con lo sguardo di Mock? Difficile sondare nel vissuto più profondo di mio
padre. Ricordo invece con esattezza quel pomeriggio del 6 agosto quando Guido
ed io andammo da lui per dargli la notizia della morte del figlio. Era seduto
nella cameretta entrando a destra. Disse che se lo aspettava, che aveva capito
subito che quel male non avrebbe lasciato scampo. Ci abbracciò e disse che
dovevamo andare avanti. Per lui la solitudine ora, vuoto per l’assenza della
moglie e di un figlio, si sarebbe fatta ancora più lacerante e insopportabile.
Ma come sempre avrebbe reagito, nella convinzione che deprimersi e perdere la
speranza sarebbe stato un male peggiore, un aggravio per chi ancora restava in
vita. Non voleva pesare sugli altri. Purtroppo non ho foto con Marco e papà Mario
insieme, nell’ultimo periodo. Le ricavo dalla tradizionale foto di famiglia del
tempo natalizio.
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- continua
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