martedì 3 novembre 2020

Marco, 5 anni dopo - 32


                                                            ph attilio aletti


Venerdì 7 agosto 2015

Caro Mock,

alle sedici e quindici di ieri, giovedì 6 agosto, hai aperto le ali per il tuo ultimo volo. Ti ho visto l’ultima volta verso le otto e trenta, dopo aver vegliato con te. Volevo rivederti nel pomeriggio, sono arrivato troppo tardi, quando eri già nella camera mortuaria, per noi inaccessibile. Sul tuo letto, mentre ti portavano via, mia figlia Maddalena ha lasciato una rosa bianca, comprata da un venditore ambulante non italiano. Era triste, Maddalena, perché non trovava chi le procurasse una rosa per te: quel fratello extracomunitario l’ha resa felice. Stamani arriverai a Varese e verrò a trovarti, anche se già da giorni per me sei salito al cielo e lì ti vedo, con mamma Ines.

Ieri sera, a poche ore dalla tua morte, la chiesa antica di Biumo, la nostra chiesa di ragazzini, era colma di amici. Don Carlo, introducendo le decine del rosario, ha sottolineato alcune tue peculiarità, non ha inventato nulla: eri anche così.  

La mia pagina fb straborda di commenti, mi piace, condoglianze, abbracci virtuali. Telefonate, mail….L’effetto Mock è già iniziato. Ti meriti tutto ciò, ti meriti un funerale alla grande, festoso, e ti meriti il dono della memoria, per una vita memorabile.

In agosto, a cinquantasei anni: come mamma Ines. Non è un caso? Il Mistero ci avvolge, a volte come una camicia di forza, altre volte, come ora, come una coperta di lana, essenziale quando il freddo cresce e si comincia a tremare.

Ho almeno due rimpianti: quello di non aver fatto in tempo ad incidere una canzone, cantando con te. Il secondo: non essere riuscito a pubblicare questo libro quando eri ancora in vita. Ci ho pensato troppo tardi, e tu te ne sei andato troppo presto. Ho il grande dispiacere di non averti con me il 3 ottobre, quando presenterò il mio ultimo libro, ma farò in modo che la tua presenza sia viva. Ma ho una grande gioia nel cuore: esserti stato vicino negli ultimi anni, e soprattutto negli ultimi due. Mi sento un privilegiato, ho potuto assorbire il tuo stato di grazia, la tua ‘santità’ anticipata. Sono felice perché la mia mania di scrivere, di annotare per ricordare mi ha accompagnato in questo tempo speciale, e ora posso testimoniare con verità ciò che hai detto e fatto. 

E’ cominciato l’effetto Mock. Ma tu mi manchi.

 32-continua

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