SUCCEDE
SEMPRE QUALCOSA
In
soli quarant’anni Andrea Fazioli si è già dato molto da fare, in fatto di
scrittura creativa: romanzi e racconti, soprattutto. E per la prima volta riunisce
i suoi racconti, scritti in anni diversi, sotto la stessa copertina, dal titolo
‘Succede sempre qualcosa’ (Casagrande editore). Cosa succede? Succede che Fazioli ha
immaginato un anno, 36 racconti brevi, non più di quattro, cinque pagine.
Quello che introduce il mese è di scrittura recente, composto standosene seduto
su una panchina di una piazzetta della sua città, Bellinzona, osservando i
clienti abituali di quello spazio cittadino, riflettendo. Poi altri due
racconti per ogni mese, alcuni di immediata lettura, per lo più ricordi del
passato (i miei preferiti), altri più complessi, ricchi di citazioni, poetiche
e non, che lo scrittore completa con l’indicazione precisa delle fonti.
Ecco
allora una raccolta di oltre duecento pagine, anche coraggiosa perché il
racconto non è amato come il romanzo, gli editori lo sanno e centellinano le
uscite. Merito all’autore ticinese e al suo editore, sempre del Canton Ticino.
Fazioli,
a mio avviso, alterna le sue due anime letterarie, una incline al desiderio di
essere immediatamente compreso, che si nutre della propria vita, senza timore
di esporsi in prima persona, l’altra anima è più ricercata, intellettuale, che
si nutre di letture (abbondanti), di quel desiderio di essere capiti ma insieme
di lasciare mistero, ambiguità, un non scritto che fa dire al lettore: ‘Però,
qui devo rileggere, c’è un suono che riconosco ma è lontano, intuisco una
sintonia che però mi sfugge.’ Nel complesso la scrittura è ‘semplice’, la forma
scorrevole, stile a tratti giornalistico (Andrea Fazioli è anche giornalista).
Non mancano i temi a me cari: il senso della vita, lo scandalo della morte, gli
interrogativi posti dal suicido, l’amore per la bicicletta, per la fatica
insensata e salutare, la “vita nella sua straziante normalità”. Per avere solo
quattro decenni, Fazioli affronta temi da adulto attempato. Temi fondamentali.
E
poi contrappunti musicali (soprattutto l’amato John Coltrane, perché l’autore è
anche sassofonista), una natura sempre presente a condizionare discorsi e umori.
Amo
il racconto breve, quindi sono naturalmente portato ad invogliarne la
scrittura, anche se ultimamente sono tornato al romanzo. Il racconto breve o
brevissimo s’avvicina alla poesia, quindi è essenziale la cura della parola,
una trama sorprendente, l’intuizione, il creare alla svelta un’attesa che non
vada delusa. Non è arte facile quella del racconto, come nulla è facile nella
vita, se si vuole lasciare il segno. Fazioli scrive bene, quindi lo incoraggio.
Se mi è lecito un consiglio da vecchio narratore, attenuerei la sua propensione
alla citazione, aumentando il quoziente ‘personale’, regalando al lettore una
lettura sempre più facile e commovente.
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