martedì 6 novembre 2018

Il Rito Ambrosiano


                                                              ph carlozanzi


Che Roberto Ernesto Maroni detto Bobo avesse fra le sue aspirazioni quella di fare il giornalista-scrittore lo sapevo. Me lo disse un quarto di secolo fa, quando lo intervistai più volte per il libro ‘Maroni l’arciere’. Poi per trent’anni ha fatto politica d’alto livello (tre volte ministro, governatore della Lombardia…), e poi ha deciso, un anno fa più o meno, di finirla con la politica e di fare altro, e nell’altro ecco anche un libro. E ieri questo libro è stato presentato, in anteprima, nella sua città, Varese, in Sala Campiotti (posti esauriti), nell’ambito di Glocal, festival del giornalismo locale organizzato da VareseNews, che per una settimana proporrà una sessantina di incontri. E ieri si è aperto con Bobo, che ha scritto: ‘Il Rito Ambrosiano’ (Rizzoli). A intervistarlo Marco Giovannelli, direttore di VareseNews, e Maurizio Lucchi, direttore de La Prealpina. Dunque: il libro è nato per caso, meglio, su proposta della Rizzoli, è nato in due mesi (luglio e agosto 2018) e parla del Rito Ambrosiano, cioè della concretezza Lombarda, contrapposta al Rito Romano, cioè la lentezza dell’italica capitale, detta ‘palude romana’ secondo l’autore.
“Ho scritto il libro in soli due mesi, sembrerà impossibile ma non lo è” ha detto l’ex ragazzo di Lozza, studente al Cairoli, laureato un po’ per caso in Giurisprudenza, un inizio carriera alla Avon e poi la passione per la Lega e la politica. “Avevo già tutto dentro, il problema è stato sintetizzare, fare delle scelte.”
Già, ma in concreto di che si tratta? “Non è un programma politico, come ha detto qualcuno, anche perché non è mia intenzione tornare sui miei passi. Solo in Italia si fa politica sino a novant’anni. Ho scelto quattro parole, che caratterizzano la mia esperienza politico-amministrativa e la gente lombarda, e alle parole ho abbinato un personaggio o un popolo. Coraggio, condivisione, carità e concretezza. Per il coraggio ho pensato ad Alberto da Giussano: chi più di lui? Per la condivisione ho pensato ai milanesi, uniti durante le Cinque Giornate di Milano, per la carità ho pensato a San Carlo Borromeo, che non era un milanese ma aveva buone idee ed è stato accolto, per la concretezza ho pensato a Benigno Crespi di Busto Arsizio, un imprenditore che alla fine dell’Ottocento ha comprato un prato nella bergamasca e ha fondato un Villaggio operaio a Crespi d’Adda, che è patrimonio dell’Unesco.”
Roberto Maroni si è detto felice ed emozionato di poter presentare il libro anzitutto nella sua città (“qui sono le mie radici”), ha smentito la sua ipotesi di finire la carriera come sindaco del suo paese, Lozza (“era una battuta”), mette a disposizione la sua esperienza a chi vorrà farsi avanti, fa il consigliere comunale d’opposizione a Varese (“sono tornato alle origini”), si gode la pensione attiva, e probabilmente si rifarà vivo con altri scritti. Di materiale ne ha in abbondanza.
“Non avrei mai pensato di vivere le esperienze che ho vissuto: tre volte ministro, governatore della Regione Lombardia…” Già, ma occorrono coraggio, concretezza, condivisione e carità. Cioè bisogna celebrare il Rito Ambrosiano.

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