ph carlozanzi
Che
Roberto Ernesto Maroni detto Bobo avesse fra le sue aspirazioni quella di fare
il giornalista-scrittore lo sapevo. Me lo disse un quarto di secolo fa, quando
lo intervistai più volte per il libro ‘Maroni l’arciere’. Poi per trent’anni ha
fatto politica d’alto livello (tre volte ministro, governatore della Lombardia…),
e poi ha deciso, un anno fa più o meno, di finirla con la politica e di fare
altro, e nell’altro ecco anche un libro. E ieri questo libro è stato
presentato, in anteprima, nella sua città, Varese, in Sala Campiotti (posti esauriti),
nell’ambito di Glocal, festival del giornalismo locale organizzato da VareseNews,
che per una settimana proporrà una sessantina di incontri. E ieri si è aperto
con Bobo, che ha scritto: ‘Il Rito Ambrosiano’ (Rizzoli). A intervistarlo Marco
Giovannelli, direttore di VareseNews, e Maurizio Lucchi, direttore de La
Prealpina. Dunque: il libro è nato per caso, meglio, su proposta della Rizzoli,
è nato in due mesi (luglio e agosto 2018) e parla del Rito Ambrosiano, cioè
della concretezza Lombarda, contrapposta al Rito Romano, cioè la lentezza dell’italica
capitale, detta ‘palude romana’ secondo l’autore.
“Ho
scritto il libro in soli due mesi, sembrerà impossibile ma non lo è” ha detto l’ex
ragazzo di Lozza, studente al Cairoli, laureato un po’ per caso in Giurisprudenza,
un inizio carriera alla Avon e poi la passione per la Lega e la politica. “Avevo
già tutto dentro, il problema è stato sintetizzare, fare delle scelte.”
Già,
ma in concreto di che si tratta? “Non è un programma politico, come ha detto qualcuno,
anche perché non è mia intenzione tornare sui miei passi. Solo in Italia si fa
politica sino a novant’anni. Ho scelto quattro parole, che caratterizzano la
mia esperienza politico-amministrativa e la gente lombarda, e alle parole ho
abbinato un personaggio o un popolo. Coraggio, condivisione, carità e
concretezza. Per il coraggio ho pensato ad Alberto da Giussano: chi più di lui?
Per la condivisione ho pensato ai milanesi, uniti durante le Cinque Giornate di
Milano, per la carità ho pensato a San Carlo Borromeo, che non era un milanese
ma aveva buone idee ed è stato accolto, per la concretezza ho pensato a Benigno
Crespi di Busto Arsizio, un imprenditore che alla fine dell’Ottocento ha
comprato un prato nella bergamasca e ha fondato un Villaggio operaio a Crespi d’Adda,
che è patrimonio dell’Unesco.”
Roberto
Maroni si è detto felice ed emozionato di poter presentare il libro anzitutto
nella sua città (“qui sono le mie radici”), ha smentito la sua ipotesi di
finire la carriera come sindaco del suo paese, Lozza (“era una battuta”), mette
a disposizione la sua esperienza a chi vorrà farsi avanti, fa il consigliere
comunale d’opposizione a Varese (“sono tornato alle origini”), si gode la
pensione attiva, e probabilmente si rifarà vivo con altri scritti. Di materiale
ne ha in abbondanza.
“Non
avrei mai pensato di vivere le esperienze che ho vissuto: tre volte ministro,
governatore della Regione Lombardia…” Già, ma occorrono coraggio, concretezza,
condivisione e carità. Cioè bisogna celebrare il Rito Ambrosiano.
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