lunedì 31 gennaio 2022
Scia
Auguri Tommaso
Felice compleanno a mio nipotino Tommaso detto Tommy. 6 anni, come si evince facilmente dalla supertorta, una Sacher realizzata da sua mamma Maddalena.
domenica 30 gennaio 2022
Matteo: dalla Vidoletti al Palazzetto
Una partita memorabile
Il
proverbio dice: Non c’è due senza tre. Eccoci allora con Varese contro Trento,
dopo la vittoria con Venezia e con Trento in Trentino. Quattro punti, il
massimo ottenibile per il nuovo coach Johan Roijakkers (foto). Poi attendiamo
la conferma del nuovo Reyes (foto) dopo una buona partita d’esordio. Insomma,
Masnago ribolle di aspettative nei confronti di questa nuova OJM a trazione
olandese. E Johan conferma Librizzi, classe 2002, nel quintetto. Inizio
spumeggiante, una bella tripla di Mr Beane, e anche di Vene, il giovane centro Caruso,
un altro giovane allo sbaraglio anche per necessità (vista la fuoriuscita di
Egbunu) se la cava bene, è dinamico, lotta, 2 su 2 nei liberi…e poi il Ferrero
show, tre triple di fila e Varese chiude avanti di dieci (28-18) dopo un
quarto. Il pubblico esulta. Tornano i cori. Ma il secondo quarto è un disastro,
un parziale di 23 a 10 per Trento, Keene il folletto folleggia un po’ troppo,
forza, tira e sbaglia, perde palla, tiene Sorokas, per fortuna limitiamo i
danni e si va al riposo lungo 38-41.
Si
riparte con tre piccoli: Keene, De Nik e Librizzi, che deve stare simpatico al
coach nordico visto l’ampio utilizzo, ripagato con il primo punto in serie A di
Matteo (nei liberi…foto) e addirittura una tripla (più un’altra sputata fuori
dalla retina), quindi 4 punti per Librizzi, che esce fra il tripudio generale.
Intanto Marcus si è svegliato e comincia a segnare a suon di triple. Esordio e
punti anche per Nicolò Virginio (classe 2003, 2.05 di altezza), bene Sorokas,
bene De Nik, male invece il nuovo arrivato, Justin Reyes. Finiamo il quarto
comunque avanti: 67-65. Si riparte, e ci si domanda come mai il coach continui
ad utilizzare Virginio anziché Caruso, oppure Librizzi anziché Beane, nel
quarto quarto, quello decisivo: boh…Trento ci castiga con Williams, Reynolds,
Flaccadori, Trento fa quello che vuole, troppa facilità nelle conclusioni, e
quando siamo 71-80 per i trentini chi ci crede più? Librizzi è ancora in campo
negli ultimi 3’, esce per 5 falli, un triplone di Vene riaccende gli animi
(79-85), poi un triplone di Keene infiamma gli animi (82-85 a – 1’34”), Trento
però fa 2 su 2 (82-87), poi arriva la tripla di Reyes in un momento decisivo
(85-87), poi arriva la cavolata di Keene, un passaggio lungo imprendibile e
precipitoso, ma il folletto si rifà con una tripla che squarcia il Palazzetto
(88-87), Trento segna sotto canestro (88-89) e a quel punto mancano solo 5”.
Ovviamente toccherà a Marcus tentare il colpaccio, e infatti il Molten finisce
a lui che si avvita in una bomba da lontanissimo, Trento fa fallo e sono tre
liberi, ad un secondo dalla fine. Il Palazzetto ammutolisce, Keene scuote il
capo come per dire (sì, giusto, il fallo ci sta, ora ci penso io…) e non palesa
alcuna emozione. E infatti il primo entra (89-89), ma il secondo no. Accidenti!
Marcus si carica ‘spiritualmente’, il pubblico fa un laico segno della croce.
Ecco in foto l’attimo fatale, Marcus prima dell’ultimo libero…che entra! 90-89,
tre su tre, Varese risorge!!!!
Forza
Varese!
Preghiera bruciata
Preghiera bruciata
di carlozanzi
Ho riposto l’auto in garage. La
porta metallica si è chiusa, sbrodolando sull’asfalto del mio cortile un rumore
di ferro e un cigolio di ruggine. E’ inverno ma la notte è mite. E’ buio ma non
ho voglia di risalire in casa. Mi fermo davanti alla porta che apre la via agli
appartamenti. Alzo gli occhi alla volta stellata. E’ sereno, nessuna nuvola a
coprire le stelle, che traforano la notte con la loro punta colore dell’oro. I
rami spogli dei platani s’allungano verso il niente che è il buio e si perdono
nella notte. Poche auto parcheggiate sulla via, tre lampioni mandano una tenue
luce color arancio, nessuno per strada, un aereo nel cielo, piccole luci
intermittenti giallorosse che scivolano verso le stelle. Rumori di vetture in
lontananza, un cane abbaia, altri gli fanno eco. La notte nella mia via
periferica brulica di rumori lontani e di pensieri vicini: i miei.
Guardo le stelle da qualche minuto,
il collo in tensione fa male, è tempo di tornare con gli occhi alla terra;
resisto perché ho bisogno del cielo stellato di questa notte tiepida. Ho
bisogno che il cielo mi parli. Non mi basta la voce intossicata del mondo qui
in basso. Una fettina di luna galleggia con la gobba non a ponente non a
levante: guarda verso di me, guarda verso le nostre tristezze che si
comunicano. La chiamano luna che ride.
La nera vastità mi parla di Dio. Un
Dio necessario. Lo immagino lassù, grande come il cielo, lo sento, lo vedo nel
manto che mi protegge senza soffocarmi.
Ma stanotte la protezione non basta.
Vorrei parole chiare, vorrei che sollevasse quel suo mantello colore petrolio e
apparisse nel cielo la luce, un sole coi raggi capaci di scrivere parole
convincenti. Perché la mancanza che provo deve essere spiegata. Perché il
soffrire che sento non è adatto a chi si considera pronto per la felicità.
Perché il dolore lavato dal pianto non può reggere a lungo, non sono adatto
all’incomprensione di un mistero di privazione. Ma la notte incombe e Dio non
risponde. Eppure lo sento, lo immagino e il desiderio di Lui alimenta la
speranza che la notte darà un senso al mattino che già si prepara, verso
oriente.
‘Dio del cielo stellato e delle mie
paure, spalanca il tuo manto e parla al mio cuore’ urlo in silenzio alla luna.
E piango, poche lacrime che sostano al limitare degli occhi, per pudore non
scivolano verso la bocca, sostano in attesa di una risposta.
Ma la risposta tarda a venire.
Arrivano invece lungo la via fari abbaglianti e il fastidio di un rumore che
frigge e tossicchia. Luce violenta che incendia e brucia la mia preghiera della
sera. Rumore che impedisce di ascoltare.
E Dio, forse, proprio in quel
momento ha parlato.
sabato 29 gennaio 2022
Nutria
Tutto sommato, le nutrie non sono poi così diverse dalle marmotte. peccato però che somiglino anche alle pantegane, ai grossi topi, quindi non godono di buona fama in pianura padana. Diciamo che le marmotte hanno come sfondo, che so, le dolomiti. Anche la pianura ha panorami interessanti, fatto sta che questo similcastoro non è amato da nessuno. Ecco un bell'esemplare di nutria castelleonese, che si gode il tramonto mangiucchiando su un prato.
venerdì 28 gennaio 2022
Il rag. Carlo Zanzi
Fa sempre una certa impressione trovare uno che si chiama come te, nome e cognome. Eccone uno che ho identificato sul Calandari do ra Famiglia Bosina par or 1968: il ragionier Carlo Zanzi, che è stato anche Revisore dei conti proprio alla Bosina. Leggo però che se ne è andato un po' troppo presto, 65 anni, la mia attuale età!!!
Le mie lucciole
Da quasi trent'anni, regolarmente, partecipo al concorso Poeta Bosino. E naturalmente vi ho preso parte anche in questa edizione. Ecco una delle mie due poesie.
Lüsacüü
Dumànda mia
all’autün da regalàtt
chi ser
senza ‘na fin, ciòcch par la lüüs
quand, setà
giò, i nostar man ligà,
serum lì a
specià la mort dul su
par vidè ul
dadrè di lüsacüü
e ‘l piasè al
büjva ciàr e nètt,
ul dùulur
l’eva via di nostar part,
mort i rogn
e l’aghett du la zanzara
l’eva dulz,
inucent ul calabrun.
Dumànda no
all’autün da cuntà ball,
disarà che,
matòcc, semm stai fregà.
Incöö sèmm
chi, gulùus da chela età,
anell
cuntra l’anell, or cuntra l’or,
brascià sü
me chi ser, perdü tesor.
Lucciole
Non
chiedere all’autunno di regalarti
quelle sere
senza una fine, ubriache di luce
quando,
seduti, le nostre mani legate,
stavamo lì
ad aspettare la morte del sole
per vedere
il di dietro delle lucciole
e il
piacere bolliva chiaro e netto,
il dolore
era via dalle nostre parti,
morti i
fastidi e l’aghetto della zanzara
era dolce,
innocente il calabrone.
Non
chiedere all’autunno di mentire,
dirà che,
stupidi, siamo stati ingannati.
Oggi siamo
qui, golosi di quell’età,
anello
contro l’anello, oro contro l’oro,
abbracciati
come quelle sere, un tesoro perduto.
giovedì 27 gennaio 2022
Festa du ra Giobia e Poeta Bosino
Giovedì
27 gennaio 2022, tradizionale Festa du ra Giöbia ma il Covid ancora impedisce
alla Famiglia Bosina, per il secondo anno, di festeggiarla con la cena, con i
balli, con l’allegria. Grazie al giornale online Varesenoi e al suo direttore
Andrea Confalonieri è stato possibile almeno vivere una versione televisiva
della festa di dònn varesina, antesignana di San Valentino e dell’8 marzo. Ecco
allora le immagini, che hanno permesso ai varesini di entrare nella sede della
Bosina in via Speroni dove, ad attenderli, vi erano il regiù Luca Broggini, il
suo vice Giuseppe Micalizzi, Mario Zeni, Marco Dal Fior, Marco Broggini ed
Elena Zoja. Dopo i saluti del regiù, Lidia Munaretti e Antonio Borgato (i veri
mattatori della serata, e vedremo il perché) hanno illustrato con abbondanza di
particolari e citazioni dialettali il significato della festa du ra Giöbia, un
appuntamento che la città di Varese tende a dimenticare (non tutte le
pasticcerie, ad esempio, avevano in vetrina il dolce a forma di cuore) ma che
grazie alla nostra Famiglia torna ogni anno di attualità.
E’
poi toccato a Marco Broggini, segretario del premio Poeta Bosino, illustrare in
sintesi la storia di questo concorso poetico in dialetto, nato dieci anni dopo
la fondazione della Famiglia Bosina, e cioè nel 1966. Un premio poetico che da
allora ha sempre camminato a braccetto con la Festa du ra Giöbia. 25 i poeti
partecipanti (un lieve aumento rispetto ai numeri degli ultimi anni), 48 le poesie
in gara, questa la classifica.
Primo
classificato Poeta Bosino 2021
Antonio
Borgato
con
la poesia
Anca
par ti
con
la seguente motivazione: “Il componimento è ben strutturato e organizzato su
tre quartine ritmate e musicali e utilizza un dialetto ricercato, con
particolare attenzione alla disposizione degli accenti, nel cogliere un momento
particolare di meditazione e riflessione sul destino dell’uomo, cercando di
dare un segno di speranza, una piccola luce per tutti dentro il buio della
notte che ci avvolge.
Anca par ti
Scüür d'inciòstar intùrna,
dumà 'na finèstra inlüminàda:
l'è un lüm piscinìn, 'na
candìra pizzàda in sül scòss.
La lüsìss tremurént e la
riéss mia a sciarì i umbrìi du la nòcc,
ma la sa véd, 'mè 'n fàru in
màar, fìna da inscì tant luntàn.
Chi l'è che l'avrà pizzàda e
quàal sarà ul sò parchè?
Fórzi la cumpàgna i uraziun
par chi l'è pü a sto mund;
fórzi l'è 'n ségn da
sperànza parchè ga sia salüüt e pàas;
fórzi l'è 'n invìid a turnà
a cà par chi l'è nài o l'è sperdüü.
Quàal che 'l sia 'l sentimént, 'l
desidéri, la paüra l'è no impurtànt.
Déntar ul tò cör gh'è sèmpar
'na quài sperànza, 'n tripilamént:
l'è assée 'n lüüm piscinìn,
tremurént, in la nòcc pussée scüra,
te 'l vàrdet ben e te podet
réndas cünt ca l'è pizz anca par ti.
Anche per te
Buio d'inchiostro intorno,
solamente una finestra illuminata:
è un piccolo lume, una
candela accesa sul davanzale.
Brilla tremolante e non
riesce a svelare le ombre della notte,
ma si vede, come un faro in
mare, persino da così tanto lontano.
Chi l'avrà accesa e per
quale motivo?
Forse accompagna una
preghiera per chi non c'è più;
forse è un segno di speranza
perché ci sia salute e pace;
forse è un invito a tornare
a casa per chi se n'è andato o è disperso.
Quale sia il sentimento, il
desiderio, la paura non è importante.
Dentro al tuo cuore c'è
sempre una speranza, un'agitazione:
è sufficiente un lume
piccino, tremolante, nella notte più scura,
lo guardi bene e ti accorgi
che è acceso anche per te.
Secondo classificato
Carlo Piccinelli
con la poesia
Prima ca riva nott
con la seguente motivazione: “La poesia riflette
pessimisticamente sul senso della vita umana, con la sua caducità e le sue
ferite che si accumulano nel tempo ma invita comunque alla fine a sorridere e
se possibile a lasciar correre sui tanti problemi che affliggono il cuore dell’uomo.
La profondità del messaggio si accompagna poi all’utilizzo di un dialetto che
usa termini ricercati e inusuali.
Prima ca riva nòtt
Prima che giunga notte
Su àar da parpài vugàn via i ùr, Su
ali di farfalla volano le ore,
un bòff da vènt e sa cambia direzion; un soffio di vento e si cambia direzione;
i medesìn cumedàn i
dulùr, le medicine leniscono i dolori,
ma sòtt a ra scèndra nìsan i quèstion. ma sotto alla cenere dormono i problemi.
Ra gloria da ier l’è péna svapuràva, La gloria di ieri è appena evaporata,
i danée a quéll’ora là varéran nagòtt; il denaro all’ora fatale varrà nulla;
na scurléra sul cor la scund na ferìva: una
smagliatura sul cuore cela una ferita:
rid e lassà cùur prima ca riva nòtt! sorridi e lascia correre prima che giunga
notte!
Terzo classificato
Lidia Enrica Munaretti
con la poesia
Distraziun…in utubar
con la seguente motivazione: “Il componimento delinea
un quadretto autunnale in cui la natura partecipa della vita dell’uomo in
maniera giocosa e positiva, utilizzando un dialetto vivace e ricco di riferimenti
all’allegria, al colore, all’infanzia, alla leggerezza, fino ai due versi
finali in cui emerge il tipico elemento umoristico a interrompere
improvvisamente la situazione idilliaca delineata nei versi precedenti.
distraziùn… IN utùbar
Crìan
i föj sécch sóta i mè pass ligér,
’n
sù tevidìn ‘l ma scalda i penséer.
Sü
’n fò quasi biótt rampega ’n nisciulìn
’n
gatt al pisòca in sül mür dul giardìn.
Sa
scürtan i giurnàa, ma che bèi culùur!
L’aütünn
al pitüra i sò caplaùur,
i
a fà sü in d’un véel tant ‘mè ‘na spùsa,
da
rimirà bianca e maestùsa.
Vùus
da fiö ca giügan pién de légrìa;
setàa
in sü ‘na banchéta, a l’umbrìa,
dó
dònn ciciaràn; ’n cagnö ‘l cùrr in sül pràa,
da
‘na finèstra ’n càntich passiunàa.
E
mi camìni dàsi in sü sto santée
in
mèzz a risciö, castégn e rüedée.
Ho
ciapàa sü ’n scarpüsc… ma pògi al bastùn:
varda
indùa ta métat i pée, ma dabùn!
DISTRAZIONE…
IN OTTOBRE
Scricchiolano
le foglie secche sotto i miei passi leggeri,
un
sole tiepido mi scalda i pensieri:
Su
un faggio quasi spoglio si arrampica uno scoiattolo,
un
gatto sonnecchia sul muro del giardino.
Si
accorciano le giornate, ma che bei colori!
L’autunno
dipinge i suoi capolavori,
li
avvolge in un velo come una sposa,
da
ammirare bianca e maestosa.
Voci
di bambini che giocano pieni di allegria;
sedute
su una panchina, all’ombra,
due
donne chiacchierano; un cagnolino corre sul prato,
da
una finestra un cantico appassionato.
E
io cammino adagio su questo sentiero
in
mezzo a ricci, castagne e roveti.
Sono
inciampata… mi appoggio al bastone:
guarda
dove metti i piedi, ma davvero!
Come anticipato, Lidia e Antonio,
grandi mattatori della serata, moglie e marito premiati entrambi. La serata si
è conclusa con le parole del regiù, che ha presentato (Covid permettendo) i
successivi momenti che vedranno la Famiglia Bosina impegnata nella sua ‘missione’:
mantenere viva la bosinità.
Par ul dutùr Monti
PAR UL DUTÙR MONTI
Incöö ‘l dutùr Monti ‘l cumpìss nuant’ànn:
‘L vintisètt da genàar l’è ‘l sò compleànn!
’N traguàrd bèn meritàa par un ómm da pàas
preparàa, ümil, da bun séns, mia par càas!
Ul sò bagàli l’è pién da ròbb preziùus;
‘l sò entüsiàsmu sèmpar s’cétt e cuntagiùus
l’ha tirà in mézz di giùin par laurà
parchè ciapassan la sò ereditàa.
In “Camera di Commercio”, davéra,
tanti ann, pròpi ‘na bèla cariéra;
l’Uratòri da San Vitùr in dul cöör
e la “Robur et Fides” cun ‘l baticöör!
Di “Monelli della Motta” ‘l nümar vün,
ai sò “delfini” ‘l gh’ha insegnàa l’atenziùn
par lùur, quìj ca fann fadìga a tirà là
sénza salüüt, laùur e nànca la cà.
Quand l’hann fai sìndich, dumà par trédas dì,
l’è nai da i ültim e dai vegìtt, sì, lì;
con la sò féed spòtiga l’è stai ’n mùdell,
par la sò comünitàa tant ‘mè ’n fradèll.
‘L cugnòss ‘l dialètt da Varées: l’è ’n busìn!
I sò amìs, incöö, vöran stagh visìn
par fagh i augüri in sta ricurénza
e digh dabùn la sò ricunuscénza.
In Salone Estense, in occasione dei 90 anni del dottor Angelo Monti, la poetessa bosina Lidia Munaretti ha letto una poesia in dialetto appositamente scritta par ul dutùr Monti! Eccola qui sopra.
Il prossimo sindaco di Lozza
Stamani in Salone Estense ha stretto (virtualmente e distanziatamente) la mano ad Angelo Monti per i suoi primi 90 anni anche il più volte Ministro e Governatore della Lombardia Roberto Maroni. Abbiamo scambiato due parole. Ha detto che sta bene, che fa il pensionato e che ha un importante incarico al Ministero degli Interni. Gli ho ricordato che molti anni fa quando, agli inizi degli anni Novanta, divenne Ministro degli Interni, aveva fatto una previsione: avrebbe concluso la sua carriera politica come sindaco di Lozza. Ha sorriso. "Vedremo alle prossime elezioni amministrative..."
Le stilografiche di Angelo Monti
Stamani, giovedì 27 gennaio, festa a sorpresa in Salone Estense e in Camera di Commercio per i 90 anni di Angelo Monti, varesino illustre. Qui dò per scontato che si sappia chi è e cosa ha fatto. Mi limito a riferire ciò che ha detto fra l'altro Luigi Barion, di Varese per l'Italia: "Angelo Monti tiene sempre nel taschino della giacca due penne stilografiche. Non lo fa per vezzo, lo fa perché le usa, e le usa sempre quando qualcuno lo avvicina per chiedergli un favore, un consiglio. Tira fuori dal taschino la penna e annota il nome e la richiesta."
Già, Angelo Monti è una persona seria, non dice sì tanto per dire, non finge di ascoltare, non promette a vanvera.