Non c'è Natale senza il racconto di Simone....eccolo
ESSE MAIUSCOLA
di Simone Mambrini
Ogni anno, verso la fine di agosto, il Piermarini e il Vanzetta sparivano, in
pratica, dalla circolazione. Proprietari delle due grandi ville poste “agli antilopi” del
paese (come diceva l'ubriaco comunale quando era quasi sobrio), utilizzavano ogni
momento libero per la progettazione degli addobbi natalizi dei rispettivi giardini.
La faccenda era iniziata per caso molti anni prima, quando uno dei due aveva
iniziato a mettere un presepe in giardino. Dal momento che tra i due, fin
dall'adolescenza, si era instaurata una grande competitività, l'altro l'anno successivo si
sentì in dovere di fare lo stesso; ovviamente per sentirsi dire che era migliore del
primo.
Nel paese la cosa inizialmente fu presa sul ridere, e il parroco in fondo ne era
contento, tanto che si recava personalmente a benedire le due opere nel pomeriggio di
Santo Stefano. Ma col passare degli anni, la furia competitiva di entrambi prese il
sopravvento, fino al punto di iniziare la progettazione mesi prima. Le povere mogli
dei due avevano il divieto assoluto di parlare del progetto e dello stato dei lavori, e
trascorrevano settimane molto pesanti, con i rispettivi mariti tesi e concentrati “a
fargliela vedere, a quello là”.
Se uno dei due avesse messo un lago coi pesci rossi, l'altro l'anno dopo uno più
grande, con le trote. Una collina? L'altro una montagna, e l'anno dopo la funivia, gli
sciatori.
E via discorrendo, anzi ingrandendo.
Il parroco, visto l'andazzo, sospese le benedizioni con una scusa, e si limitava
ad osservare: ogni anno attendeva la prima serata propizia (cioè con il tempo
peggiore possibile) e usciva sul tardi, per dare un'occhiata. L'unico rischio, in quelle
occasioni era incrociare uno dei due, che approfittava della situazione per sbirciare il
lavoro dell'altro. Se ne andava sempre, poi, scrollando il capo, pensando di non essere
visto.
In realtà gli artisti erano sempre all'erta, per controllare quanta gente sarebbe
passata a vedere il proprio lavoro, quanto si fermavano ecc. Per poter concludere che
era stato sicuramente un successo, e più gradito dell'altro, non considerando che in
pratica tutta la gente del paese si recava da entrambi. Ma anche per controllare se la
creazione avesse bisogno di qualche intervento. A causa della “crescita”, infatti,
capitava sempre più spesso che nel periodo di esposizione si rendesse necessario
cambiare una lampadina, incollare qualche pezzo che con la pioggia si fosse staccato
ecc.
Così una sera, mentre il Piermarini stava sistemando i cavi della famosa
funivia, e non poteva essere visto dalla strada, ascoltò il dialogo tra un bimbo e la
madre, che stavano guardando il presepe. La madre, tutta contenta, mostrava al figlio
ciò che c'era di nuovo, e si sentì domandare: “Mamma, ma Gegiubambino si è
naccotto?”.
Dopo un attimo di smarrimento, perché non riusciva nemmeno lei a trovare
dove fosse la capanna con la stella cometa, risolse la questione: “Eh sai, non è ancora
la Vigilia, non l'ha ancora messa”. Ma il bambino non era mica tanto convinto...
Il Natale successivo si presentò in grande stile: dai primi di dicembre attacco' a
nevicare come si deve, e il paese fu presto sommerso dal manto in modo consistente.
L'atmosfera era propizia, ma il Vanzetta non era contento: “Con questa maledetta
neve la gente viene e si ferma pochissimo.” pensava “Vengono tutti come sempre ma
scappano via subito. E sì che quest'anno mi sono superato: ho messo pure i grattacieli
di Milano”.
E si preparò per la missione segreta: fece il giro largo, dove le luci dei lampioni
erano più rare e fioche, avvicinandosi alla villa del Piermarini. A un tratto dovette
però nascondersi: c'era gente, nonostante nevicasse ancora. Nascosto dietro a un
cespuglio, rosicava: cosa diavolo aveva messo di nuovo, perché si fermassero così a
lungo?
Finalmente si liberò il campo, e poté avvicinarsi. Il giardino era buio, eccetto
un punto, ben visibile: capanna, stella, Maria, Giuseppe, asino e bue. E il Bambino,
sorridente. Si trovò a pensare che non lo aveva mai visto sorridere così, e a leggere un
cartello che il Piermarini aveva apposto sul cancello: “Forse sarete delusi, più
probabilmente sorpresi, amici. Mi sono accorto che stavo festeggiando il signore con
la esse minuscola. Maiuscolo, però, è chi è capace di farsi piccolo, non trovate?”
Quella volta il vecchio parroco non scrollo' il capo, e decise di celebrare la
messa di Santo Stefano nel giardino del Piermarini. Presente tutto il paese.
Anche il Vanzetta.
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