martedì 13 dicembre 2022

La riserva


 

E’ chiaro che l’ideale sarebbe essere attivi, progettare, lavorare, essere utili alla società e a se stessi sino all’ultimo fiato di vita. Questo sarebbe il massimo, ma è il destino di pochi fortunati. E’ stato ad esempio la sorte dell’architetto Ovidio Cazzola: ha lavorato sino a 91 anni, poi ci ha lasciati in pochi giorni. Ma per i più il destino è diverso. Spesso a causa dei guai di salute si perdono le forze e l’entusiasmo, non si riesce più a progettare nulla, le nostre fatiche non hanno più senso, tutto appare inutile...ed è a questo punto che entra in gioco quella che chiamo la riserva, cioè tutto ciò che abbiamo accumulato di positivo, di gratificante, di consolante nella nostra vita e che ora torna, nutrimento dell’anima sino al momento dell’addio. Un po’ come la storia della cicala e della formica. L’inverno della vita deve trovarci con il granaio ben rifornito.

C’è chi dice: “Non bisogna vivere di ricordi!” Ma va là...i ricordi, per i più, saranno essenziali e chi non ne ha, chi tirando le somme dice: “Ma io che ho fatto?” ecco, allora lì cominciano i guai veri. Quindi, finché siamo in tempo, alimentiamo la riserva, diamoci da fare, progettiamo, realizziamo, rischiamo qualcosa.

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