sabato 30 settembre 2023
La mia basilica
Rileggere e rivivere
Interessante incontro
ieri sera, sabato 30 settembre, in Sala Morselli alla Civica Biblioteca di
Varese. Titolo: ‘Rileggere e rivivere – Parole della Varese che non c’è più’. Si
tratta del primo di una serie di incontri, organizzati da Il Cavedio insieme al
Comune di Varese, alla Biblioteca (presente Valentina Marocco) e ad altre
realtà varesine (si veda l’elenco in foto). Scopo: rileggere i testi della storia
varesina d’antan, per rivivere quel tempo (tra la fine dell’Ottocento e la
Prima Guerra Mondiale) e fare tesoro di quell’età. Sala piena, presente fra gli
altri l’anima del Cavedio, Fiorenzo Croci, e soprattutto complimenti a chi ha
animato la serata, e cioè Annarosa Confalonieri (che ha spiegato il senso del
progetto) e la scrittrice Angela Borghi, che ha trattato i primi argomenti, e
cioè la vocazione turistica della nostra città, i trasporti, il mercato e
un cenno al libro di Umberto Ermolli ‘Varese
ai primi del ‘900 fra il serio e il faceto’, ricordi di un varesino d’altri
tempi, edizioni Il Cavedio, pagine che hanno in qualche modo guidato il
percorso di questa lodevole iniziativa. Letture dei testi a cura di Alessandra
Rosi Bernardini e Gianluca Fiore. Siamo al primo capitolo, altri ne seguiranno,
e il prossimo sarà il 7 ottobre, quando si parlerà dei teatri varesini.
Non è che un grosso sasso
Non è che un grosso sasso. Ruba la luce degli altri per farsi bella. Fa una gran scena. Ispira e commuove.
Ci sono uomini che vengono innalzati sopra la media più del loro reale valore.
venerdì 29 settembre 2023
Quelli del pacchettino
Mio malgrado faccio parte della categoria di 'quelli con il pacchettino', che periodicamente escono dalla Farmacia con la scorta di medicinali, utilizzati ormai vitanaturaldurante. In genere il sacchettino è di modeste dimensioni e molto sottile; chi esce con sacchetti tipo Esselunga è messo male. Sono gli uomini che escono con il pacchettino, perché le donne lo nascondono nella borsetta.
E così ce ne andiamo verso caso, con il sacchettino che dondola nell'aria, come un pendolo che non conosce riposo.
L'oro di Fausto
I miei più sinceri auguri al mio amico Fausto Bonoldi, giornalista e scrittore, memoria storica della nostra terra. Ieri a Milano è stato premiato dall'Odg della Lombardia per i suoi 50 anni di iscrizione all'Albo, tessera rossa, giornalista professionista.
Mi batte per vent'anni, io sono solo a trent'anni, tessera verde, giornalista pubblicista. In linea teorica potrei anche arrivare ai 50, avrei 87 anni...chissà. Intanto Fausto si gode la medaglia d'oro, anche se dalla foto non appare particolarmente entusiasta: forse pensa al tempo che è passato troppo in fretta.
Romano dè Gavirate
Felice compleanno al mio amico Romano Oldrini, medico-letterato, poeta di Gavirate, lettore inarrestabile.
(la foto non è recentissima)
Che farne della bici?
Ho scelto una foto volutamente ambigua: la bici va esaltata o buttata giù dal Campo dei Fiori? Dico ciò alla vigilia della tre giorni ciclistica varesina, sabato-domenica e martedì, triduo ciclosportivo che gli organizzatori esaltano (Varese al centro dell'interesse, indotto per il nostro commercio, pubblicità turistica eccetera), mentre i detrattori condannano (traffico in tilt, scuole chiuse, disagi, code eccetera). Molti sanno che amo la bici, comprendo le ragioni degli uni ma anche quelle (sacrosante) degli altri. Io gioco sui due fronti: da un lato grande sportivo che sta seduto sul sellino ore ed ore, dall'altro nonno che dovrà fare il suo turno coi nipoti, l'uno a casa l'altra alla scuola materna, con necessità di spostarsi proprio il martedì delle Tre Valli. Certo, se fossi tranquillo da solo prenderei la bici, andrei al Montello, scatterei foto, poi mi godrei l'arrivo alla tele e magari non capirei gli automobilisti imbizzarriti...e invece li capisco benissimo e probabilmente dovrò mettermi anch'io in coda, come tanti altri.
Come spesso capita nella vita, è difficile conciliare le ragioni degli uni e quelle degli altri, la soluzione perfetta non c'è, chi fa sbaglia, chi non fa sbaglia, ci vorrà senz'altro una gran pazienza.
Comunque la bici che amo io è quella solitaria e silenziosa, ecologica, che non attizza bestemmie, che non incontra auto ma caprioli, scoiattoli, cerbiatti, picchi e, se proprio va male, cinghiali che mi lasciano in pace.
giovedì 28 settembre 2023
Le dolomiti di Cecco
Il sogno premonitore di Alex Ballan
La notte fra il 27 e il
28 settembre del 2008 Alessandro Ballan, classe 1979, da Castelfranco Veneto,
ciclista professionista convocato nella nazionale italiana per i mondiali di
Varese, fece un sogno: vinceva a braccia levate, in solitaria, con uno scatto in
pianura, completata la salita dei Ronchi. E così fu. Lo ha confermato oggi, 15
anni dopo esatti esatti, lo stesso Alex, chiamato a Varese per essere premiato,
dopo quella vittoria che gli ha cambiato la vita. In Conferenza stampa oggi
(insieme a due compagni di avventura di allora, Luca Paolini e Andrea Tonti) ha
detto: “Nella vita i sogni si avverano. Vincere un mondiale non è come avere un
figlio, ma dal punto di vista professionale è il massimo. Uno prima sogna di
diventare professionista, poi di entrare nella nazionale e infine, sogno
massimo, di vincere un Mondiale, che gli permetterà di indossare la maglia iridata
per un anno intero.”
Alessandro ha ancora gli
occhi lucidi e brillanti, ricordando quella strepitosa giornata di settembre,
sole, erano le 17.15 circa quando tagliò il traguardo dell’Ippodromo. E il suo
orologio ora segna le 16.57, quindici anni giusti giusti, lo stesso sole, lo
stesso tepore.
“Varese da quel giorno è
diventata la mia seconda casa” ha ammesso Alex lo scattista, che a circa tre
chilometri dell’arrivo, con 260 km nelle gambe e già numerosi scatti, giunto
che fu in piazza Monte Grappa con il gruppetto dei migliori, sapendo che in
volata era battuto, sapendo che lo stesso Damiano Cunego lo avrebbe battuto, e
così altri, con il 52 come ‘padella’ davanti, partì libero come un soffio di
vento. “Cosa ho provato in quei tre km? Cercavo di rimanere concentrato, di non
voltarmi. Ero stanco, sempre più stanco, sfinito ma ripensavo al sogno. Quando
sono salito sulla rampa che immetteva nell’Ippodromo mi sono voltato, lì ho
capito che avrei potuto vincere, non ho più sentito la fatica, solo gioia.”
Oggi è festa per lui.
Sono le 18, chi vuole fa ancora in tempo a recarsi all’Ippodromo dove, dalle 19
in avanti, premiazioni e cena. Sì, perché la carriera di Alex, eroe veneto-varesino,
dopo il Mondiale è stata in salita. Soprattutto dopo il 2012, rovinosa caduta
in Spagna durante un allenamento, frattura di femore, costole, trauma alla
milza ed altro ancora. Ferite che cambiano la vita (esattamente come la
vittoria al Mondiale), Ballan continuerà per qualche anno poi il ritiro.
Ma il Mondiale resta,
stella luminosa che non muore. “Il mio nome sarà sempre legato a Varese” ha
detto infine con orgoglio. “Sempre.”
mercoledì 27 settembre 2023
martedì 26 settembre 2023
Tramonto al rifugio Demetz
S'approssima il tramonto al rifugio Demetz, forcella del Sassolungo. Cala il sole sullo Sciliar e sono ormai fuori dai pericoli della discesa il mio amico Enrico e Max, saliti oggi sulla cima del Sassolungo. Non resta che la discesa, comoda, verso il rifugio Passo Sella, dove immagino sia parcheggiato il camper di Enrico.
I giovani valgardenesi consideravano (non so se sia ancora attuale) prova di coraggio e di ingresso nel mondo degli adulti la salita sul Sassolungo. Enrico e Max non sono né giovani né nativi della Val Gardena, ma saranno certamente felici per la loro odierna scalata.
Enrico e Max sul Sassolungo
Oggi, martedì 26 settembre, intorno a mezzogiorno, il mio amico Enrico Piazza (con Max, legati di conserta) ha raggiunto la cima del Sassolungo, montagna simbolo della Val Gardena, baciato da una giornata super.
Non so se Enrico ha letto il mio romanzo 'Sassolungo', che descrive l'ascesa di Luigi Frigerio, classe 1919, compiuta l'8 agosto del 1983. Certamente i due hanno seguito la via normale, la via di Luigi, hanno incontrato il bivacco, e infine la croce di legno della cima. In verità, stando alla finzione letteraria, quella croce Frigerio la strappò (anzi, allora non c'era una croce, sebbene artigianale, ma solo un bastone di legno), la lanciò verso la valle e la sostituì con una croce in metallo che, divisa in tre pezzi, aveva portato lassù nello zaino. Inoltre Frigerio incontrò un alpinista maschio, mentre Enrico e Max (lo vedo dalla foto) hanno avuto più fortuna, incontrando una bella alpinista. Noto che permane comunque una croce in legno, perché i Catòres (le famose guide della Val Gardena) hanno detto che ci sono già troppe croci sulle cime, quindi nemmeno la montagna più imponente della paradisiaca valle altoatesina merita il metallo. Io la penso diversamente, e comunque il dibattito è ancora aperto.
Non so cosa pensino Enrico e Max, ai quali va il mio abbraccio anche un po' invidioso. Complimenti...e attenti alla discesa!
lunedì 25 settembre 2023
Enrico e Max
Seconda giornata gardenese per il mio amico Enrico, insieme al suo amico Max. Oggi Grande e Piccolo Cir, sull'omonimo gruppo. E domani...l'impresa!
'Ballando' con Ballan
Affàcciati alla finestra
'Affàcciati alla finestra, amore mio...' sono parole di una nota canzone, qui invece si è affacciàta al pertugio della mia cassetta della posta una lucertola curiosa.
Enrico sullo spigolo Piaz
Dato il suo cognome, il mio amico Enrico Piazza poteva forse evitare di cimentarsi sullo spigolo Piaz? Certo che no, anche perché tale ascesa compie in questi giorni i novant'anni. Infatti Tito Piaz (detto il diavolo delle dolomiti) insieme all'amico Sandro Del Torso, il 27 settembre del 1933 aprì la via sullo spigolo Piaz, cioè la verticale che da sopra il Passo Pordoi raggiunge la cima del Sass Pordoi, dove ad attendere gli scalatori vi è una comoda e vertiginosa funivia. Il che potrebbe un po' demoralizzare, ma nulla toglie all'impresa del mio amico che, insieme ad un suo amico di Angera, ieri è salito lassù dopo 7 ore, molte delle quali trascorse in pareti di V grado. Del resto Enrico, alla fine degli anni Settanta, negli alpini, era viceistruttore di roccia, anche se poi per molti anni si è dedicato ad altro. Ora, in pensione, non lo ferma più nessuno. "Via impegnativa ma bellissima" mi dice Enrico. "Alla partenza molto freddo. Aveva nevicato..."
Complimenti al mio amico che, trovandosi in quei luoghi da favola, certamente farà altro!
domenica 24 settembre 2023
Portierino
Oggi allo stadio osservavo Enzo Cassano, portiere del Città di Varese, 19 anni, acquistato dalla Pro Patria di Busto Arsizio. Lo osservavo soprattutto quando i nostri perdevano palla e gli avversari avanzavano, superavano la metà campo, si avvicinavano all'area. E allora ripensavo a quando mi chiamavano portierino, avevo una decina d'anni, mi tuffavo sui sassi, non aveva paura, avevo riflessi da gatto, mi facevano i complimenti. Ero felice dei complimenti però quando gli avversari si avvicinavano il mio cuore impazziva, la partita era un continuo tachicardia-riposo/tachicardia-riposo....Ho scelto la ginnastica artistica, forse avrei fatto più carriera come portiere...
Un calcione all'Alcione
Sole al 'Franco Ossola' e sole sui visi dei ragazzi del Città di Varese, che battono 1 a 0 l'Alcione Milano, squadra con grandi idee per la classifica finale, squadra un poco ridimensionata dalla buona prestazione dei biancorossi. Abbiamo in porta (per infortunio di Ferrari) Enzo Cassano, e abbiamo da vedere il nuovo acquisto Federico Furlan, n° 10 (foto), arrivato a rinforzare l'attacco, punto debole dei prealpini. Un tempo per parte e il primo è nostro, perché non lasciamo molto possesso palla agli ospiti e reggiamo bene il campo, anche se non si registrano occasioni di particolare vibrazione cardiaca. Nel secondo tempo l'Alcione prende dimestichezza e brio, in un paio di occasioni sfiora il gol, prima una palla che sfiora il palo e quindi una bella parata a due mani del nostro estremo difensore, che caccia la palla in corner. Ma i tifosi fremono, si teme il gol dei biancovestiti, il Città di Varese regge l'urto e rimette il naso avanti, guadagnandosi un angolo al 37°. Ed è dal corner che arriva una tonante 'incorn(er)ata' di Niccolò Cottarelli (n° 27, in foto), che ci manda in visibilio. Esce Furlan (buona impressione) per Liberati, 5' di recupero, soffriamo ma nemmeno tanto, sicché arriva il triplice fischio finale. Molto bene. 3 golden points.
Forza Varese!
A Maurizio Mora la 2^ Coppa Campo dei Fiori
La centesima con gli amici
Una stupenda giornata di sole ha accompagnato oggi, domenica 24 settembre, la mia centesima salita in bici al Campo dei Fiori del 2023, allietata dalla presenza di alcuni amici: Mauro Zamberletti, Marco Riganti, Giovanni Riganti, Fausto Caravati, Maurizio Mora, Mariano Lazzati, Giancarlo Berselli, Marco Capra. Maurizio Mora ha vinto la seconda edizione della Coppa Campo dei Fiori.
venerdì 22 settembre 2023
Carlo Pirani: l'uomo del tennis
Forse il mio primo tennis l'ho vissuto non come giocatore ma come pallina, cioè la pallina era il mio sedere, colpito dal battipanni di mia mamma, esasperata dalla mia vivacità. Probabilmente invece il piccolo Carlo (un altro Carlo, non io) ha utilizzato il battipanni per i suoi primi palleggi a tennis. Allora Carlo Pirani viveva nelle Marche, poi è salito a Varese negli anni Settanta e qui è rimasto, con piacere, svolgendo una encomiabile attività come docente di educazione fisica e spendendosi anche come maestro di tennis, dopo una onorevole carriera da giocatore. Poi, con gli anni, le quotazioni di Carlo sono salite, sul fronte delle prestazioni tennistiche, sino a raggiungere i massimi livelli Master, dapprima over 60 e ora over 70. Non tutti i varesini sanno che Pirani e fra i migliori giocatori al mondo nella sua categoria, vincendo incontri anche con ex professionisti della racchetta. Sono soddisfazioni, che Carlo mantiene e realizza, pur con qualche acciacchino, due tutori alle ginocchia eccetera.
Dotato di sottile ironia, elan vitàl e gongolante anche per la sua famiglia (moglie, quattro figli e svariati nipoti), Carlo non può più contare su brucianti discese a rete o scatti repentini, ma può avvalersi di una tecnica sopraffina, che gli permette di calibrare e centellinare ogni movimento, per sorprendere infine l'avversario con una resistenza psicofisica invidiabile, data l'età.
Sii te stesso...ma a modo mio
Grazie
al Premio Chiara – Festival del racconto, ieri sera a Villa Recalcati i
varesini hanno avuto modo di conoscere Matteo Lancini, psicologo e
psicoterapeuta, presidente della fondazione Minotauro di Milano, insegnante
presso il dipartimento di psicologia dell’Università degli studi di
Milano-Bicocca e presso la facoltà di Scienze della formazione alla Cattolica
di Milano. Lancini da decenni si occupa soprattutto di adolescenza, e proprio
questo è il tema del libro che è venuto a presentare. Titolo: ‘Sii te stesso a
modo mio’ (Raffaello Cortina editore). Sottotitolo: Essere adolescenti nell’epoca
della fragilità adulta. Bambi Lazzati ha fatto gli onori di casa, mentre la
giovane Camilla Manara ha intervistato l’autore, che certamente con la sua
dialettica non ha fatto addormentare i presenti, unendo competenza e un
linguaggio a tutti accessibile: cosa non scontata per chi è da considerarsi fra
i massimi esperti italiani del settore, con decine di pubblicazioni alle sue
spalle e, soprattutto, una vasta esperienza sul campo. Si legge in quarta di
copertina: “Per molto tempo, ai ragazzi abbiamo chiesto di aderire alle
aspettative ideali di genitori e insegnanti. Li abbiamo cresciuti come piccoli
adulti, li abbiamo spinti a socializzare, li abbiamo protetti dall’infelicità e
dal dolore. Oggi però lo scenario sta cambiando. Siamo approdati a una società
che non si limita più a chiedere ai ragazzi di essere all’altezza delle nostre
aspettative, ma li costringe a seguire un mandato paradossale: ‘Sii te stesso,
ma a modo mio’. Questa trasformazione, che per l’autore segna il passaggio al
paradigma postnarcisistico, è in atto da tempo, ma è stata la pandemia ad avere
smascherato il rischio di un’inversione dei ruoli: mentre i ragazzi si
adattano alle esigenze degli adulti pur
di farli sentire tali, questi ultimi sono alle prese con una crescente
fragilità. Come riuscire allora a sostenere gli adolescenti nella realizzazione
di sé? Le strade percorribili sono molte, ma farsi carico della confusione,
dell’ansia, del disagio e dell’assenza di prospettive future delle nuove
generazioni senza occuparsi della fragilità degli adulti non è più pensabile. ‘Per
mettersi in una posizione di ascolto bisogna essere saldi, soprattutto se l’altro
è un figlio che soffre’.”
La Coppa Campo dei Fiori
giovedì 21 settembre 2023
Leggerezza
"Prendete la vita con leggerezza. Che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall'alto, non avere macigni sul cuore"
Italo Calvino